Crisi di governo, altro che "responsabili": è il solito trasformismo

risponde Luciano Fontana

(Solinas)
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Caro direttore,
ci vuole rispetto anche per le parole, e soprattutto da parte di chi, come voi giornalisti, lavora con le parole. Perché chiamare «responsabili» coloro che andranno, probabilmente, a puntellare un governo rispetto al quale fino a oggi sono stati all’opposizione? Essere responsabili è una cosa seria: «Che risponde delle proprie azioni e dei propri comportamenti, rendendone ragione e subendone le conseguenze», recita il vocabolario Treccani. Vi prego, trovate un termine più appropriato (anche «costruttori» mi sembra fuori luogo: costruttori di cosa?)!
Pier Luigi Belvisi

Caro signor Belvisi,
Tra oggi e domani sapremo se la caccia ai parlamentari necessaria a tenere in piedi un governo Conte sarà andata a buon fine. Ma in ogni caso penso che lei abbia ragione: di «responsabile» in quello che sta accadendo c’è davvero poco. In realtà sta andando in scena la classica storia italiana di trasformismo: l’arruolamento in Parlamento di anime perse disposte a tutto in cambio di un incarico o di una ricandidatura. Oppure più semplicemente l’obiettivo è quello di conservare per altri due anni il posto di deputato o senatore. Le cronache degli scorsi decenni sono piene di personaggi di questo tipo: dal mitico Domenico Scilipoti all’italo-argentino Luigi Pallaro all’irresistibile Antonio Razzi. D’altra parte la transumanza da una maggioranza all’altra, da un gruppo all’altro è stato uno degli sport più gettonati nelle nostre Camere. L’interrogativo però è ora soltanto questo: un governo che deve affrontare un’emergenza sanitaria ed economica di dimensioni enormi può essere fondato su un’alleanza provvisoria e fragile di questo genere? Non si è sempre ripetuto, in questi ultimi mesi, che serviva una coalizione solida, un patto di legislatura e una squadra di governo di qualità?
Per quello che mi riguarda non potrò più invocare dai partiti (tutti) uno «scatto di responsabilità nazionale». Altrimenti si fa avanti subito Clemente Mastella con i suoi seguaci. Spero che chi sta portando avanti questa operazione ci rifletta bene, al di là della rottura avventata, perché avvenuta in piena pandemia, di Matteo Renzi. Perché in questa emergenza non può valere quella che Gian Antonio Stella ha indicato come la stella polare degli attuali protagonisti politici: «uno vale uno purché sia dei nostri».

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