14 gennaio 2021 - 00:20

Crisi di governo, Renzi guarda a Lamorgese: potrebbe andare lei a Palazzo Chigi

L’obiettivo è la ministra oppure un altro premier. Ma a un certo punto potrebbe riemergere Conte

di Maria Teresa Meli

Crisi di governo, Renzi guarda a Lamorgese: potrebbe andare lei a Palazzo Chigi
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«Luciana Lamorgese, potrebbe essere lei la nuova premier»: finita la conferenza stampa, prima di avviarsi verso l’uscita, Matteo Renzi mormora il nome della ministra dell’Interno a un gruppetto di parlamentari di Italia viva che gli si avvicina. L’obiettivo massimo (ma non è detto che riuscirà a conseguirlo) dell’ex premier è quello di dare vita a un governo istituzionale che arrivi sino a fine legislatura. Un esecutivo con quasi tutti dentro.

In second’ordine l’idea del leader di Iv è quella di un governo sostenuto dall’attuale maggioranza, ma con un altro presidente del Consiglio. Partito democratico e Movimento 5 stelle continuano a ripetere come un mantra il nome di Giuseppe Conte? La cosa non sembra preoccupare eccessivamente Renzi: «Aspettate che si apra la crisi e vedrete che tutto si muoverà dentro quelle forze, è inevitabile, bisogna dare tempo al tempo. E poi alla peggio ce ne stiamo all’opposizione. Ricordate che è meglio stare fuori da questo governo che dentro», dice ai suoi.

Ma l’ex premier, come è noto, è un gran negoziatore: il suo obiettivo, dice, è «ridare spazio alla politica», e, di conseguenza, affossare l’attuale premier, però mai dire mai con lui. Un Conte ter, anche se in conferenza stampa le parole utilizzate del leader di Iv nei confronti del premier sono state molto pesanti, potrebbe riemergere a un certo punto delle trattative.

La giornata di Renzi comincia di buon mattino, come sempre. Il suo cellulare è già pieno di messaggi. E arrivano anche le prime telefonate: «So che mi sto giocando l’osso del collo — dice a più di un interlocutore — e so che verrò sottoposto a un massacro mediatico, che è già iniziato, ma tirarsi indietro ora sarebbe un suicidio, per me e per la politica, perché è tornato il tempo della politica e delle regole democratiche, basta con questo populismo che uccide la democrazia». L’ex premier ha capito perfettamente che Pd e 5 Stelle in questa fase gli daranno addosso: «Sembrerò io lo sconfitto, ma non è così».

A un certo punto della mattina l’ex leader dem ha la certezza che Giuseppe Conte non è riuscito a raccogliere un gruppo di responsabili per sostituire il drappello di Italia viva. Nonostante non possa mettere la mano sul fuoco nemmeno su tutti i suoi parlamentari. Un collega di Iv gli chiede se è vero che il socialista Riccardo Nencini sta per abbandonare la scialuppa di Italia viva in nome della responsabilità: «Ha fatto capire di essere pronto, ma dipende dai numeri. A me però dicono che quei numeri non ci sono e questo spiega perché sono pronti a darci di tutto pur di non far dimettere la nostra delegazione al governo». Renzi però non demorde. Con Sergio Mattarella i contatti sono continui, però nemmeno il presidente della Repubblica che lo invita a non continuare a giocare al rialzo lo smuove dalle sue posizioni: «Non si può costruire sul nulla». Con Giuseppe Conte, invece, nessun contatto: «Non mi ha chiamato e non sapevo nemmeno che sarebbe andato al Quirinale. Ma se pensa che io possa cambiare idea perché lui incontra i giornalisti in piazza e dice due cose si sbaglia».

Il capogruppo del Partito democratico a palazzo Madama, Andrea Marcucci, cerca di fargli cambiare idea, ma lui è irremovibile: «No, le ministre e Scalfarotto si dimetteranno, la mia posizione è sempre la stessa. Lo so che girano veline sul fatto che io ci sto ripensando ma non è così. Peraltro non so quanto convenga al Partito democratico continuare ad andare appreso ai Cinque stelle che si sono attaccati a Conte. Che senso ha? Comunque contenti loro di avere questa posizione, contenti tutti». A notte arriva la parte più difficile per l’ex premier. Spiegare ai parlamentari di Italia viva cosa riserva loro il futuro. Renzi sa bene che c’è chi è incerto, chi teme le elezioni. Ma, come sottolinea anche nella conferenza stampa, «se qualcuno vorrà andare via è libero di farlo».

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