MAGAZINE

Il grande Imad, aspirante guardiano dello zoo di Mosul

Che storia, la storia di questo piccolo zoo sulle rive del Tigri, dove nel bel mezzo della guerra all’Isis un ex soldato/meccanico con il suo amico chimico/chitarrista lottano per salvare leoni e orsi, e con essi la dignità di un popolo
Lorsa Lula.
L’orsa Lula.

Il padre dei leoni è lui, Abu Laith, aspirante guardiano dello zoo di Mosul. Ma la madre è lei, Louise Callaghan, la giovane reporter di guerra inglese, inviata in Medio Oriente a soli 26 anni per il Sunday Times, l’autrice di Il padre dei leoni (Ponte alle Grazie, 2020, traduzione di Sara Sedehi), una storia che nessun corrispondente estero in Iraq avrebbe mai raccontato, in quel momento. La Grande Storia vince, quasi sempre, sulla storia vera e quotidiana di una famiglia anonima che, nel mezzo della guerra, con lo Stato islamico al potere a Mosul, cerca solo una cosa, semplice: salvare gli animali dello zoo lungo il Tigri. Ed è disposta ad accudirli, a nutrirli, a privarsi del proprio cibo per loro, a difenderli dai funzionari, dalle bombe, dall’avanzata dell’esercito iracheno, che porta morte e distruzione per liberare la città dall’Isis.

Louise Callaghan intervista alcuni soldati durante la battaglia per la città di Raqqa nel 2017.

2014-2017, anni terribili. «Abu Laith non era il genere di uomo da permettere a un altro uomo di insultare il suo leone. A maggior ragione se l’uomo in questione si presentava così. Indossava una camicia a maniche corte, ben stirata, e aveva tutta l’aria di un funzionario statale». Così comincia il libro di Louise, che da Istanbul, base dei suoi viaggi, racconta l’incontro con il grande Imad, ex soldato e meccanico, soprannominato Abu Laith, che tradotto significa “Padre dei leoni”. Quando Louise arriva per la prima volta allo zoo, durante una pausa pranzo, vede gli animali nelle piccole gabbie e pensa che non potranno sopravvivere per più di un giorno. «Zombie, il leone, era della stessa taglia di un cane, solo con la testa più grande. Abu Laith era là, in piedi, quasi volesse presentarci la sua famiglia. E poi c’era l’altro protagonista del libro, Hakam, chimico e chitarrista. Una piccola comunità si prendeva cura di questi animali, in una zona molto pericolosa, cadevano le bombe, l’Isis aveva abbandonato quell’area da pochi giorni dopo due anni e mezzo di occupazione».

L'orsa Lula

(Continua)

Tutte le foto ©John Beck.

Leggete l'articolo integrale sul numero di gennaio di Vogue Italia, in edicola dal 7 gennaio