13 gennaio 2021 - 11:34

Crisi di governo, Mastella: «Posso dare il mio contributo, giocare a fare il regista»

«Ma non mi candiderò più», assicura il sindaco di Benevento, ex leader dell’Udeur. I «vietcong»? «Ci sono e danno per scontato che bisogna cambiare». Renzi? «I suoi sono preoccupati. Chiamano me, hanno paura ma non hanno il coraggio di dirglielo»

di Giuseppe Alberto Falci

Crisi di governo, Mastella: «Posso dare il mio contributo, giocare a fare il regista»
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Non è più in Parlamento ma è il capo dei responsabili. «I vietcong ci sono, state tranquilli» assicura Clemente Mastella, oggi sindaco di Benevento, già ministro e marito della senatrice Sandra Lonardo. L’ex leader dell’Udeur, fra i protagonisti della Seconda Repubblica, ritornato centrale nelle ore più intense della crisi del Conte-2, è il pivot di un’operazione che potrebbe salvare per la terza volta l’«avvocato del popolo».

Onorevole Mastella, come spiega questa fenomeno?
«Non lo so. Mi capita spesso di ironizzare su me stesso: la politica è caduta così in basso che ritorno centrale a mio insaputa».
Il suo telefono è perennemente occupato. Chi la cerca, chi corteggia?
«Ricevo tante chiamate da chi soprattutto mi chiede: “Partite con l’iniziativa perché non ne possiamo più».
Non ne possono più di Renzi o vogliono solo conservare la poltrona da parlamentare?
«Mi faccia dire una cosa: oggi il leader di Italia viva attacca i responsabili ma è stato lui il primo responsabile. Renzi è stato eletto con i voti del PD. Dopodiché fa questo colpo di genio che gli riconosco e che porta alla nascita del governo Conte-2. Dunque i responsabili sono traditori e incoerenti quando si tratta degli altri, se lo fa lui invece va bene. Francamente è un po’ singolare. È una doppia morale».
Lei sostiene che i vietcong ci sarebbero. Ma chi sono? E soprattutto quanti?
«Si trovano in giro per l’Italia, danno per scontato che questa classe dirigente è insufficiente per il Paese. Di conseguenza bisogna far qualcosa di diverso e di nuovo».
Un nuovo Udeur (Unione democratici per l’Europa) per Giuseppe Conte?
«L’Udeur ha sempre consentito nei momenti più drammatici a governare il Paese. Questa crisi in realtà è comparabile non a quando cadde il secondo governo Prodi con l’Udeur, ovvero quando misero agli arresti mia moglie, indagarono tutto il gruppo dirigente - poi prosciolto completamente - e ci fu un piccolo golpe di alcuni magistrati. Fu un attentato dall’esterno e non ebbi una difesa».
A quale storia somiglia questa crisi innescata da Matteo Renzi?
«Somiglia molto a quella del 1998 quando Prodi annoverava nella sua maggioranza i voti dell’Udr di Cossiga e mio ma senza riconoscimento politico. La stessa vale per i responsabili di oggi. O gli dai riconoscimento politico o è tutto molto complicato».
Ma lei in fondo si sente il capo dei responsabili?
«Posso dare il mio contributo, posso giocare a fare il regista. Di certo non mi candiderò più. Il mio è un atto di amore nei confronti del Paese».
Non pensa che sarebbe derubricata come un’operazione di palazzo?
«Io ho la mia poltrone di sindaco di Benevento».
Però c’è sua moglie Sandra che siede in Senato al gruppo misto.
«Sì, però pensi il mio atto di amore per il Paese: a Benevento il Pd locale è contro di me, i Cinque Stelle mi minacciano in tutti i modi, e io nonostante tutto ciò lavoro per il bene dell’Italia».
Sta dicendo che risponde all’appello di Sergio Mattarella che nel discorso di fine anno ha parlato di costruttori?
«Esatto, costruttori. Se fosse per interesse mio dovrei mandarli al diavolo. È una crisi fuori logica».
Ha avuto contatti con il mondo berlusconiano? Ha sentito il il Cavaliere? «No, no. Ma le posso dire una cosa».
Prego.
«Il presidente Berlusconi ha una sola chance: faccia un atto di coraggio e si distingua come ha fatto col golpe americano dai suoi partners. Sarà apprezzato anche dal Paese e questa sarebbe l’unica possibilità reale per lui di poter pensare di salire al Colle.
Renzi ritira le ministre?
«Penso di sì. I suoi sono preoccupati. Pensi un po’ che chiamano me».

Li vuole reclutare come responsabili?
«La cosa singolare è che mi domandano: “Ce la fate con i responsabili a tenere in piedi il governo?”. Hanno paura ma non hanno il coraggio di dirglielo in faccia».
Alla fine si torna sempre alla diaspora democristiana e al ruolo del centro.
«L’esperienza della Dc mai come in questo momento sarebbe fondamentale».

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