12 gennaio 2021 - 21:29

Il panettiere e il suo garzone: lo sciopero della fame che commuove la Francia

Il ragazzo arrivato dalla Guinea come minore non accompagnato colpito da ordine di espulsione perché 18enne. L’appello del fornaio ora ricoverato

di Stefano Montefiori

Il panettiere e il suo garzone: lo sciopero della fame che commuove la Francia
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DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI
- «Laye è un ragazzo educato, puntuale, che lavora benissimo e mi è di grande aiuto. Non prende il posto a nessuno, da tempo non riuscivo a trovare un apprendista. Quindi non capisco perché non possa continuare a lavorare nella mia panetteria». Stéphane Ravacley, fornaio cinquantenne di Besançon, è in sciopero della fame dal 3 gennaio perché si oppone all’ordinanza di espulsione di Laye Fodé Traoréiné, arrivato un anno e mezzo fa come minore non accompagnato dalla Guinea.

Il ragazzo non ha mai conosciuto i suoi genitori biologici. Compiuti i 16 anni la madre adottiva gli ha consigliato di raggiungere l’Europa: lui ha attraversato il Mali e la Libia, è arrivato in Italia su un barcone e poi in treno a Nimes, dove un’associazione di volontari lo ha infine condotto a Besançon. «Ho scelto di fare l’apprendista panettiere perché ci sono molte cose diverse da fare, e mi piacciono i croissant e il pane. Svegliarmi presto non mi disturba affatto». Laye Fodé Traoréiné è colpito da espulsione perché ha raggiunto la maggiore età e i documenti non sono in regola. «La maggior parte dei ragazzi dopo l’apprendistato se ne vanno perché non hanno più voglia di fare quel lavoro o perché il patron non si occupa bene di loro — dice Ravacley. Con Laye invece abbiamo fatto due mesi di prova ed è andato tutto bene, si sveglia tutte le mattine alle 3 per venire al forno, ha imparato il francese e vorrebbe continuare. È un ragazzo per bene e volenteroso, perché rimandarlo indietro a patire nel suo Paese, quando qui ha un lavoro che gli piace?».

Ieri mattina alle 8 e 30, all’ottavo giorno di sciopero della fame, il fornaio si è sentito male mentre era in auto. È rimasto un quarto d’ora semisvenuto al freddo, poi i soccorritori lo hanno portato in ospedale, dove ha ricevuto una flebo. Stéphane Ravacley è tornato a casa intorno alle 15 e si riposa «ma lo sciopero della fame continua finché non mi diranno che quel ragazzo può restare».

L’impegno di Stéphane Ravacley ha ispirato uno slancio di solidarietà, molti cittadini di Besançon da giorni vanno nella sua panetteria per firmare la petizione al presidente Emmanuel Macron, e l’appello online ieri sera ha superato le 22o mila firme. «Quella di Stéphane Ravacley è la storia di un uomo senza parrocchia politica che ha deciso di combattere l’ingiustizia, fino in fondo. Certi casi individuali diventano simboli che definiscono quel che siamo e quel che vogliamo essere», si legge in un altro appello a Macron firmato da molte personalità tra le quali l’attore Omar Sy, la scrittrice Leila Slimani e il deputato europeo Raphaël Glucksmann.

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