«INCITAMENTO ALL’INSURREZIONE»

Usa, mercoledì si vota l’impeachment per Trump se non si dimette. Muro dei Repubblicani

L’affondo dei Dem dopo che la destra si è opposta alla richiesta di attivare il 25esimo emendamento

(EPA)

4' di lettura

La Camera voterà mercoledì sull’impeachment di Donald Trump, se non si dimetterà o se il suo vice Mike Pence non invocherà il 25esimoo emendamento. Lo ha detto la speaker della Camera Nancy Pelosi in una conference call con i deputati dem. L’inizio della procedura è previsto per le ore 9 (le 15 in Italia). I democratici hanno presentato alla Camera statunitense la risoluzione per l'impeachment del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, accusandolo di «incitamento all'insurrezione». La proposta è stata avanzata dopo che i Repubblicani hanno bloccato la richiesta, destinata al vicepresidente Mike Pence, di rimuovere il presidente in carica attraverso il 25esimo emendamento. Nel testo si chiede a Pence e ai ministri di attivare l’emendamento per rimuovere Trump, giudicato «incapace di adempiere i suoi obblighi». La «complicità» dei repubblicani con Donald Trump «mette in pericolo l'America», ha affermato la speaker della Camera Nancy Pelosi.

L’atto di accusa contro Trump

Nelle quattro pagine presentate alla Camera per l’impeachement, si chiede che il presidente sia rimosso dal suo compito e condannato per tradimento, abuso d'ufficio e altri alti crimini e reati. «Ha incitato - si legge - alla rivolta minacciando i membri del Congresso e il vicepresidente, continuando a sostenere di aver vinto». Nel documento, è citata anche la telefonata al segretario di Stato della Georgia, a cui ha chiesto di trovare i voti necessari per ribaltare il risultato nello Stato e vincere. I democratici chiedono anche l'interdizione dai pubblici uffici, poiché il presidente potrebbe costituire una minaccia anche per il futuro. La Costituzione richiede la maggioranza semplice alla Camera per la messa in stato d'accusa e una maggioranza di due terzi in Senato per la condanna. In Senato, comunque, l'impeachment non sarà discusso prima dell'insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca.

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I tempi della risoluzione

Negli scorsi giorni diversi esponenti democratici si sono mossi per la destituzione del presidente uscente degli Stati Uniti. In una lettera ai colleghi dem, la presidente della Camera definisce Trump «una minaccia imminente alla Costituzione e alla democrazia americane». Ecco perché ha messo in atto una duplice mossa per ottenerne la rimozione.

Da un lato verrà presentata la richiesta al vicepresidente di attivare il venticinquesimo emendamento e dunque di subentrare a Trump. «Se sarà invocato, il vicepresidente eserciterà subito i poteri», evidenzia Pelosi. Senza una risposta nel giro di 24 ore, la Camera avvierà invece le procedure di impeachment. «Nel proteggere la nostra Costituzione e la nostra democrazia, agiremo con urgenza perché questo presidente è una minaccia imminente. Mentre trascorrono i giorni, l'orrore per l'assalto alla nostra democrazia perpetrato dal presidente Trump si intensifica e per questo c'è bisogno di un'azione immediata».

I timori per i prossimi 9 giorni

Intanto i Democratici sono concentrati sui nove giorni restanti della presidenza Trump. Pochi ma che potrebbero essere cruciali: il presidente Trump potrebbe lanciarsi in un'ondata di concessioni di grazia, anche a se stesso. Tuttavia Pelosi ricorda che Trump «può auto-graziarsi solo per offese federali, non per quelle statali», in merito alle indagini in corso sul presidente nello stato di New York.

Offline Parler, il network dell’estrema destra

Intanto il social network molto usato dai sostenitori trumpiani Parler è stato messo offline dopo che grandi aziende tecnologiche, tra cui Amazon, Apple e Google, hanno ritirato il loro supporto al sito sulla scia delle violenze e rivolte andate in scena al Campidoglio la scorsa settimana (per le quali è arrivata anche la condanna esplicita della first lady Melania, attraverso un comunicato della Casa Bianca). L'amministratore delegato di Parler, John Matze, ha affermato che la società ha cercato alternative dopo che è stata informata da Amazon che avrebbe terminato il supporto del cloud computing a mezzanotte di domenica in California. Parler non è, però, riuscita a trovare altri fornitori disposti a intervenire, a causa della reputazione negativa dopo le violenze al Congresso, organizzate in parte proprio sulla stessa piattaforma.

«Probabilmente saremo inattivi più a lungo del previsto», ha scritto Matze in un post sulla sua rete prima che Amazon limitasse l'hosting. «Ciò non è dovuto a limitazioni del software: abbiamo il nostro software e i dati di tutti pronti per l'uso. Piuttosto le scelte di Amazon, Google e Apple hanno indotto anche la maggior parte degli altri nostri fornitori a rinunciare al supporto per noi. E la maggior parte delle persone con un numero sufficiente di server per ospitarci ha chiuso le porte. Aggiorneremo tutti e aggiorneremo la stampa quando torneremo online».

Burns nuovo capo della Cia

Guardando, infine, all’amministrazione entrante, il presidente eletto Joe Biden ha nominato l'ex ambasciatore William Burns a capo della Cia. Burns, 64 anni, diplomatico di lunga data, è attualmente il presidente del Carnegie Endowment for International Peace, ed è stato vice segretario di stato sotto il presidente Barack Obama. In una dichiarazione, Biden ha affermato che Burns «condivide la mia profonda convinzione che l'intelligence debba essere apolitica e che i professionisti dell'intelligence dedicati al servizio della nostra nazione meritino la nostra gratitudine e rispetto». Burns, entrato a far parte del Dipartimento di Stato nel 1982, è stato ambasciatore in Russia durante il mandato del presidente George W. Bush ed è stato anche ambasciatore in Giordania.

Trump inserisce Cuba tra Stati sponsor del terrorismo

Come preannunciato dai media americani, il dipartimento di Stato Usa ha designato Cuba stato sponsor del terrorismo “per aver ripetutamente fornito supporto ad atti di terrorismo internazionale garantendo un porto sicuro ai terroristi”. Lo rende noto il segretario di stato Mike Pompeo. E' l'ennesimo 'dispetto' del presidente Donald Trump al suo successore, a poco più di una settimana dal cambio della guardia alla Casa Bianca

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