Bari

Spesi 45mila euro per ospitare appena 5 persone: lo spreco del Covid hotel di Lecce che chiude per il flop

Spesi 45mila euro per ospitare appena 5 persone: lo spreco del Covid hotel di Lecce che chiude per il flop
La protezione civile ha speso 750 euro al giorno per l'hotel Zenit che da circa tre settimane è vuoto. E il 13 gennaio la convenzione con la Protezione Civile di Bari non verrà rinnovata. Il titolare: "Purtroppo non ci sono le condizioni per andare avanti"
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Vuoto da mesi l'hotel destinato a fornire un luogo sicuro ai malati Covid a Lecce è ormai prossimo a sospendere l'attività. L'annuncio arriva direttamente dal titolare dell'albergo Giacomo Carlesi: "Avrei voluto destinare il servizio a tutta la popolazione della mia città ma non ci sono ormai le condizioni".


Effettivamente qualcosa non ha funzionato. L'hotel Zenit, come molti altri alberghi in tutta Italia, avrebbe dovuto accogliere i positivi al Covid che non avevano la possibilità di isolarsi nella propria abitazione. Dati alla mano nella struttura sono state ospitate appena 5 persone dalla sua apertura e da circa tre settimane è vuoto. E il 13 gennaio la convenzione con la Protezione Civile di Bari non verrà rinnovata. "Purtroppo non ci sono le condizioni per andare avanti nonostante avessi sospeso l'attività alberghiera per convertire la mia struttura in un Covid hotel. E non l'avevo fatto per ragioni economiche ma per aiutare concretamente la popolazione" precisa l'imprenditore.

Eppure i dati dei nuovi contagi sono in costante crescita su tutto il territorio cittadino e provinciale e una struttura come l'hotel Zenit avrebbe fatto comodo. In questi mesi Carlesi è stato interpellato ripetutamente da persone (anche medici) che avrebbero voluto trascorrere la quarantena lontano dagli affetti familiari ma in un posto sicuro e protetto. "Da quando è stato attivato il servizio - spiega l'imprenditore - ho ricevuto personalmente molte chiamate di persone positive che avevano bisogno di auto isolarsi nel mio hotel perché non erano nelle condizioni di farlo nelle proprie abitazioni. Purtroppo non sono io che decido di ospitare".

Carlesi è rammaricato per il flop e non nasconde la sua amarezza: "Sono deluso che il mio sforzo di mettere a disposizione una struttura alberghiera per alleggerire la pressione sugli ospedali e magari poter aprire altri reparti No-Covid al momento chiusi non sia stato utilizzato". In questa storia senza lieto fine c'è anche un altro aspetto non secondario relativo al fronte spese. La convenzione firmata con la Protezione Civile, infatti, prevedeva un ristoro per la struttura di circa 30 euro a camera e quelle chieste e messe a disposizione sono state 25. Per due mesi, il conto totale delle spese ammonta a circa 45mila euro, che ora saranno versati nonostante le camere siano rimaste vuote perché mantenute libere e a disposizione dell'utenza "fantasma". Dagli uffici Asl chiariscono che, come previsto dal bando firmato tra titolare e Protezione civile, il servizio doveva durare due mesi, salvo proroghe.

La Protezione Civile ha deciso di non prorogarlo, perché evidentemente non economicamente sostenibile anche in considerazione della scarsa affluenza registrata nella struttura.