Perfino Gérald Darmanin, ministro degli Interni, il duro del Governo macronista (e molto vicino personalmente a Nicolas Sarkozy), ha definito stamani «immagini scioccanti» quelle di uno sgombero di manifestanti e giornalisti al seguito avvenuto ieri, lunedì, in tarda serata, nella piazza della République, sorta di «ombelico» simbolico di un Paese intero. E tutto questo avviene mentre il Parlamento deve dare un primo via libera a un progetto di legge, che, fra le altre cose, limita fortemente i margini d’azione dei rappresentanti dei media in contesti del genere. 

Nella piazza erano arrivate diverse centinaia di migranti, per lo più afghani, sostenuti da alcune associazioni umanitarie. Lo scorso 17 novembre un grosso accampamento era stato smantellato a Saint-Denis, nella periferia Nord di Parigi. E molti dei suoi abitanti non avevano poi ottenuto un alloggio dalle istituzioni, come promesso. Fanno parte di queste persone i migranti che ieri, nel tardo pomeriggio, hanno occupato la piazza della République, piantando simbolicamente delle tende, per trascorrervi la notte. Ma già alle 21,30 è scattata l’operazione di polizia, con gas lacrimogeni e granate assordanti. Da subito la tensione è salita alle stelle.

Francia: sgombero choc di migranti e volontari nel cuore di Parigi, bufera sulla polizia che aggredisce anche dei giornalisti

Vari migranti sono stati tirati fuori con violenza dalle tende, poi buttate in un camion della polizia, come ha documentato Aude Blacher, giornalista di France 3, una delle televisioni pubbliche. Ma i poliziotti se la sono presa anche contro i giornalisti. Uno di loro, Rémy Buisine, del canale Brut (producono video informativi molto seguiti dai giovani, anche adolescenti, francesi), ha assicurato su twitter di essere stato «preso alla gola» da un poliziotto, almeno per tre volte consecutive. Alla fine è stato scaraventato per terra e preso a pedate, come documentato da un video di un suo collega, Nicolas Mayart. Stamani Darmanin ha già chiesto un rapporto al prefetto di Parigi, «entro domani a mezzogiorno», mentre un’inchiesta è stata avviata dall’ispettorato della polizia nazionale. 

Tali fatti piombano in mezzo alle polemiche già vivaci su una nuova legge globale sulla sicurezza, ora in discussione al Parlamento. Il progetto è stato presentato dalle République en Marche, il partito macronista, e da Agir, formazione che raccoglie alcuni fuoriusciti dei Repubblicani, il partito di destra (della tradizione neogollista), che hanno deciso di appoggiare Emmanuel Macron. È soprattutto l’articolo 24 del testo a suscitare dubbi, perfino all’interno della maggioranza di Governo. Prevede alcune misure «per proteggere chi ci protegge», come indicato dai promotori della legge. Insomma, le forze di polizia «gettate in pasto ai social». Ecco, l’articolo fatidico prevede un anno di carcere e una multa di 45mila euro per chi diffonde «l’immagine del volto o altri elementi identificativi» dei membri delle forze dell’ordine, quando questo può «pregiudicare la loro integrità fisica e psichica». 

Si vuole evitare la diffusione sui social di video e foto dai quali si riconoscano dei poliziotti all’azione e che in seguito possono essere rintracciati, minacciati e aggrediti. Ma alla misura si oppongono gran parte dei media e rappresentanti della società civile che parlano di una «deriva autoritaria» di Macron. Le nuove regole limitano fortemente la possibilità di documentare eventuali violenze da parte delle forze dell’ordine, come quelle che sarebbero state commesse ieri sera nella piazza della République. Già alcuni deputati macronisti hanno annunciato esplicitamente la loro opposizione al nuovo provvedimento. E così non è sicuro che passi oggi all’Assemblea nazionale. Nel caso in cui fosse approvato, sarebbe poi trasferito al Senato, che deve pronunciarsi, prima di ritornare all’Assemblea nazionale per la sua approvazione definitiva. 

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