Covid, il vicesindaco ricoverato negli Usa: «Un conto da centomila dollari»

Il racconto di Francesco Persico, ricoverato per Covid a inizio marzo a New York e rientrato in Italia dopo circa un mese. «Per fortuna, ero assicurato»
Covid il vicesindaco ricoverato negli Usa «Un conto da centomila dollari»

Quando è arrivato in ospedale, a New York,  Francesco Persico, 33 anni, elettricista e vicesindaco di Azzano San Paolo, in provincia di Bergamo, aveva la febbre a 41° ed era in stato di semi-incoscienza. Erano i primi giorni di marzo e Persico, sposato e padre di tre bambini che lo aspettavano in Italia, era nella Grande Mela per i lavori di costruzione di un grattacielo.

Il covid negli Stati Uniti non era ancora esploso e Francesco è stato sicuramente uno dei primi casi che i medici si sono trovati a curare. «Dopo una settimana ho avuto la febbre, come per la classica influenza. Ho preso la Tachipirina. Dopo 3-4 giorni non passava, avevo capogiri e mal di testa», ha raccontato, ora che sta bene, in un'intervista al Corriere della Sera. «Dall'albergo non mi hanno voluto mandare il medico, così abbiamo chiamato il 911».

Quando è arrivato al Mount Sinai West di New York, il vicesindaco di Azzano stava molto male. È stato subito messo in isolamento e come prima domanda gli è stato chiesto come avrebbe pagato il conto delle cure e del suo ricovero. «Con che cosa paga?».

«Per fortuna, e ringrazio la mia azienda, ero assicurato ma in quel momento il timore era forte anche a casa, con il costo di ottomila dollari al giorno in terapia intensiva. Una clausola diceva che l’assicurazione non avrebbe pagato se l’Oms avesse dichiarato la pandemia globale. La mia fortuna è essere stato ricoverato prima». L'annuncio è arrivato l'11 marzo ma lui eta già stato preso in cura.

Francesco Persico è rimasto in terapia intensiva diciassette giorni, per un totale di centomila dollari di ospedale più 2.500 per gli 800 metri in ambulanza.  Dopo essere stato dimesso, Persico spiega di non essere stato sottoposto al tampone, gli è stato chiesto di restare in quarantena in hotel per una settimana ma in quegli stessi giorni il coronavirus ha iniziato a prendere sempre più piede nel Paese e ha Francesco è stato chiesto di lasciare la stanza d'albergo in cui era in isolamento. Il 4 aprile è rientrato in Italia con un volo Alitalia destinato ai connazionali.

«Sono riuscito a farmi fare il primo tampone il 15 aprile a Seriate, il secondo il 22 ad Albino. Mia moglie si era trasferita dai genitori, ho rivisto la bimba due mesi dopo. Rispetto a tante polemiche, **non abbiamo nulla da imparare sulla serietà e capacità di gestire l'emergenza». **

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