OLTRE IL BIO

Cresce l’agricoltura simbiotica: obiettivo del consorzio e-commerce e corner dedicati

Sergio Capaldo fondatore dell’associazione di agricoltori che rifiutano fertilizzanti, fitofarmaci che sostituiscono con micorrize e batteri vuole far crescere la platea di produttori e puntare su nuovi canali di distribuzione

di Luisanna Benfatto

2' di lettura

Il fondatore del Consorzio eco-simbiotico è Sergio Capaldo, veterinario 67ennedi Fossano, che ha ricoperto diversi ruoli nella vita: è fondatore de La Granda (azienda del cuneese che ha valorizzato la qualità della razza bovina piemontese Fassona), responsabile zootecnico per Slow Food e responsabile qualità carni del gruppo Eataly.

Dal 2016 persegue però un altro obiettivo dedicare tutte le sue energie e conoscenze per questa produzione agroalimentare, ancora di nicchia, che va oltre al biologico ma nasce da studi e collaborazioni con istituzioni nazionali e locali (tra gli altri Cnr Pisa, Università di Milano, Politecnico di Torino, Istituto tecnico agrario di Lombriasco, Istituto scientifico romagnolo per lo studio dei tumori) che mira al miglioramento della biodiversità microbica del suolo grazie all’apporto di micorrize (funghi) batteri e lieviti. Nessun fertilizzante ammesso, nè fitofarmaci chimici o Ogm.

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Per Capaldo e chi crede nella sua filosofia: solo da una terra “nutrita naturalmente” nascono prodotti più buoni, gustosi e con una shell life più lunga che migliorano anche il biota microbico dell'intestino umano. Il veterinario fa l’esempio della carne prodotta dal Consorzio La Granda (12 milioni il fatturato nel 2019) che coinvolge 73 aziende e 15mila capi di bestiame che vengono allevati secondo un attento disciplinare che rispetta l'equilibrio del benessere animale e ambientale a cominciare proprio dalla loro alimentazione: il foraggio proviene infatti da terreni concimati al naturale con il letame e arricchiti solo da “batteri amici”.

Dalla carne si è poi passati al latte (l’azienda coinvolta è Erbalatte), ai formaggi, alle uova (di Tedaldi) e agli ortaggi (coinvolti anche alcuni produttori di radicchio trevigiano) fino alle chiocciole del metodo Cherasco il cui allevamento segue i principi della simbiotica. Il prezzo di questi prodotti,con certificazione volontaria emessa da enti privati che si riconoscono dal bollino con le radici di una pianta, racconta Capaldo, è più alto del 10% circa rispetto a quelli della grande distribuzione ma hanno un altro gusto.

Il prossimo passo sarà quello di coinvolgere sempre più aziende nel consorzio per aprire già nel prossimo anno un corner simbiotico nella catena Eataly e un canale e-commerce: «Un altro tassello importante di questo progetto sarà anche il coinvolgimento della tecnologia (utilizziamo anche i Google Glass per l’analisi del terreno) che spero utilizzerà sempre di più strumentazioni Made in Italy. Con i big data possiamo produrre una grande varietà di alimenti naturali senza integratori chimici. Le forze in campo ci sono».

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