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Biden agli elettori: sarò il Presidente di tutti gli americani

Il candidato democratico attacca il presidente in carica: «È divisivo». E propone un’immagine di riformatore moderato (con qualche ambiguità)

di Marco Valsania

Usa, duello tv a distanza: Trump e Biden schivano domande chiave

5' di lettura

Joe Biden, nello scontro delle Town Hall a distanza con Donald Trump, ha attaccato la mancanza tuttora di una rigorosa e responsabile risposta della Casa Bianca alla crisi da coronavirus. Ha fatto appello per uno «standard nazionale» nella lotta alla pandemia. E ha indicato che, se eletto, raccomanderà un vaccino, quando questo avrà ricevuto l’approvazione degli scienziati, a tutta la popolazione. Di più: che lo prenderà lui stesso, se disponibile anche prima della fine dell’anno. Nel frattempo ha però ribadito l’importanza di una campagna nazionale per indossare mascherine e prendere precauzioni. Biden ha detto che la Casa Bianca non può rendere maschere e vaccini obbligatori, anche se lui lo vorrebbe, ma che può premere sulla autorità locali perché agiscano.

Un’immagine moderata

In uno scambio di domande e risposte a tutto campo con un gruppo di elettori di entrambi i partiti e indipendenti, Biden si è sforzato di rilanciare la sua immagine di riformatore moderato e rassicurante. Ha invocato la «speranza» che il Paese si dimostri meno diviso, razzialmente, socialmente, ideologicamente, di quanto oggi non appaia. E ha promesso, nel caso in cui venisse eletto, di essere il presidente di tutti gli americani, anche di coloro che hanno votato contro di lui, al contrario di Trump che, ha accusato, divide la nazione.

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Più opportunità per gli afroamericani

Biden ha chiesto apertamente il voto degli afroamericani, in una stagione segnata da proteste per la giustizia razziale e contro la violenza della polizia, impegnandosi a riforme del sistema giudiziario. Ha ammesso che una vecchia legge anti-crimine che aveva sponsorizzato negli anni Novanta e aveva penalizzato nei fatti le minoranze etniche conteneva «errori». Ha aggiunto che intende rafforzare le opportunità economiche della comunità nera al fine di combattere non solo la discriminazione, ma pure storiche diseguaglianze di ricchezza. Ha inoltre ricordato di essersi da sempre battuto per i diritti di gay e transgender, tra cui neri transgender particolarmente esposti a abusi e violenze.

Riforme economiche

Sull’economia ha mostrato l’intenzione di eliminare solo gli sgravi fiscali passati sotto la presidenza Trump per i redditi più alti, oltre i 400mila dollari l’anno, e di portare le aliquote per le imprese al 28% dal 21% attuale rispetto al 35% del passato. Le risorse ottenute serviranno a investire sul futuro, migliorare la qualità della vita e la sicurezza sociale di molti americani. Ha poi delineato un piano industriale per favorire il made in Usa. Ha negato di voler vietare il fracking, la fratturazione idraulica per l’estrazione di greggio, ma ha promosso le energie rinnovabili. E ha citato uno studio di Moody’s che stima come la sua strategia potrebbe creare milioni di posti di lavoro in più e maggior crescita, rispetto alle politiche di Trump.

Dubbi sulla Corte Suprema

Il difficile equilibrio cercato da Biden tra volto moderato e pressioni dell’ala progressista del partito democratico è tuttavia affiorato in alcuni momenti. Sulla polizia ha respinto appelli a tagliare i fondi. Sull’ambiente ha smentito di appoggiare il Green New Deal: è troppo ambizioso, pur presentato sul suo sito elettorale. Soprattutto non ha sciolto il nodo della Corte Suprema. Ha promesso di chiarire entro le elezioni una sua posizione finora ambigua: quella sulla riforma della Corte, oggi in mano a una maggioranza conservatrice rafforzata sotto la presidenza Trump. Alcuni democratici propongono di ampliare la sua composizione, idea in passato respinta da Bidn ma sulla quale ora ha glissato. Biden ha preferito sottolineare come oggi la posta in gioco alla Corte sia elevata: potrebbe diventare decisiva su temi scottanti come il diritto d’aborto e la riforma sanitaria Obamacare. E questo rende ancora più cruciale eleggere presidenti e senatori che nominano e confermano gli altri magistrati, impegnati a proteggere simili leggi e diritti.

Novanta minuti di town hall

La Town Hall di Joe Biden - 90 minuti con tanto di domande di venti elettori dal National Constitution Center in Philadelphia - si opponeva a quella di Trump in collegamento da Miami, con 60 elettori. È stata infatti anche una battaglia di reti televisive, con Abc che ha trasmesso Biden e Nbc Trump. Nbc è finita nella bufera per aver garantito al Presidente lo stesso orario che Abc aveva già annunciato da giorni per Biden.

I vantaggi di Biden nei sondaggi

Biden è arrivato al duello avanti nei sondaggi in media di dieci punti su scala nazionale. Vantaggio confermato, seppure in proporzioni inferiori, anche negli stati tradizionalmente contesi, come Michigan, Wisconsin, Pennsylvania, Arizona e Nevada, dove è avanti di circa 7 punti, e Florida dove vanta 3-4 punti.

Una mappa allargata

Il vantaggio democratico si allarga stavolta anche a stati tradizionalmente repubblicani: Biden guida in North Carolina ed alla pari in Ohio, Georgia e Texas. In South Carolina, profondo sud conservatore con una lunga storia di dura discriminazione razziale, lo sfidante è indietro di 8 punti stando all’ultimo sondaggio del New York Times ma fa meglio dei 14 punti di distacco sofferti dai democratici nel 2016. Biden ha anche un forte vantaggio nella raccolta fondi nello sprint finale della corsa elettorale: a settembre ha rastrellato 382 milioni di dollari che può adesso riversare in spot televisivi e organizzazione del voto.

Cosa temono i Dem

I democratici hanno tuttavia un timore: che i sondaggi non riflettano correttamente la mobilitazione della base bianca, maschile e della destra radicale di Trump. I repubblicani hanno messo a segno forti registrazioni di nuovi elettori, nettamente superiori ai democratici, in stati cruciali quali Pennsylvania, Florida e North Carolina.

Harris in mini-quarantena

Il candidato alla vicepresidenza di Biden, il senatore Kamala Harris, ha inoltre deciso di sospendere i viaggi della sua campagna fino a domenica, dopo che due suoi collaboratori sono risultati positivi al coronavirus. Harris è al momento negativa ma per prudenza ha fermato la sua attività pubblica.

Biden e le teorie cospirative di Trump

Un vantaggio per Biden potrebbero essere le controversie che il Presidente sembra continuare a invocare. Suoi alleati ultra-conservatori e repubblicani hanno rilanciato nelle ultime ore accuse e presunte prove sotto forma di email attribuite al figlio Hunter di rapporti impropri tra Biden e l’Ucraina messe in circolazione da Rudolph Giuliani, indagato per violazione di norme sulle lobby, e Steve Bannon, incriminato per truffa. Biden ha smentito e dubbi sono emersi che le accuse siano basate su falsificazioni. Appaiono inoltre difficilmente comprensibili per una audience che non sia convinta da teorie cospirative sposate da Trump e dai suoi collaboratori. Gli alleati del Presidente hanno incoraggiato un vasto ventaglio di teorie cospirative legate al movimento digitale QAnon che si distingue tra l’altro per accuse ai democratici di gestire una rete dedicata alla pedofilia.

La telefonata di Ben Sasse

Un assist a Biden è arrivato anche da una fonte improbabile. Un senatore repubblicano conservatore, Ben Sasse, durante una town hall telefonica con gli elettori del suo stato del Nebraska ha denunciato il Presidente con toni duri. Ha detto che si genuflette davanti ai dittatori, ha gestito in modo irresponsabile la pandemia, corteggia i suprematisti bianchi, maltratta le donne, ha valori «carenti» ed è prigioniero di ossessioni politiche che potrebbero costare care all’intero partito repubblicano. Ha suggerito che dopo le elezioni la domanda da porsi per i repubblicani potrebbe essere: «Cosa avevamo in mente quando abbiamo venduto al Paese un narcisista e stella di un reality show televisivo?»


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