14 ottobre 2020 - 11:07

Gianfranco De Laurentiis è morto, il giornalista sportivo aveva 81 anni

La sua carriera, iniziata al «Corriere della Sera», decolla con l’arrivo in Rai dove divenne dal 1993 al 1994 direttore della Testata Giornalistica Sportiva. Confessò di tifare Juve

di Renato Franco

Gianfranco De Laurentiis è morto, il giornalista sportivo aveva 81 anni
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È stato uno dei volti del calcio quando era la Rai a dettare legge sull’esclusiva del gol della Serie A. Era l’epoca in cui gli inviati di 90° minuto godevano di popolarità smisurata e spesso spiccavano per look improbabili o inciampi sintattici. Poi all’ora di cena arrivava lui e il contrasto appariva ancora più marcato: enciclopedico senza pedanteria, ironico ma con garbo, misurato e mai sopra le righe, competente e preparato. A 81 anni si è spento Gianfranco De Laurentiis, storico volto del giornalismo sportivo. La sua carriera, iniziata al Corriere della Sera, decolla con l’arrivo alla Rai nel 1972, in cui rimane per oltre trent’anni. È stato direttore della Tgs (Testata Giornalistica Sportiva) dal 1993 al 1994, ma il suo volto è legato soprattutto al calcio con programmi come Eurogol (la gioia dei nottambuli con i gol delle coppe, insieme al collega Giorgio Martino), Diretta Sport, Dribbling (con un’Antonella Clerici agli esordi), Domenica sprint (ancora con Clerici), Numero 10 con un certo Michel Platini. Quindi approda alla Formula Uno con Pole Position.

La confessione: «Tifo Juve»

Nato a venti metri da via Teulada, Gianfranco De Laurentiis sembrava avere già in culla la Rai nel suo destino, la sede era lì, a un tiro di pallone. Si definiva «tollerante; testardo, ma duttile. Ho le mie idee, ma se c’è qualche divergenza l’accetto. L’importante è non rinunciare mai alla propria dignità». Il bilancio della carriera non poteva che essere positivo: «Mi ritengo fortunato. Nell’arco di una cinquantina d’anni ho fatto un lavoro che mi piace, quello che per i miei amici era un hobby». Non si era mai capito e solo fine carriera confessò la sua fede calcistica: era nato a Roma ma tifava Juve. Infatti uno dei ricordi più belli è legato allo scudetto vinto dai bianconeri nel 1973: «Ero da poco in Rai. Tutti si aspettavano che il Milan vincesse lo scudetto a Verona, così mi proposi: “Mandatemi a Roma-Juve, tanto non conta nulla”. Mi ritrovai a raccontare lo scudetto». Definiva il suo lavoro «salgariano», perché «sono stato molto in studio e meno sui campi. Ho avuto rapporti buoni con tutti, da Mennea a Vialli che all’Europeo ’88 quando finiva l’allenamento mi chiedeva sempre se avevo bisogno di qualcosa. Ho lavorato con Riva e Platini, che fumavano come me. Solo che Riva fumava le sue, Platini le mie...».

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