11 ottobre 2020 - 22:18

Vaccino Covid, quando arriveranno le prime dosi?

Quando arriverà il vaccino per il coronavirus? A che punto è la ricerca? In che modo funzionerà? A chi dovrebbe essere somministrato per primo?

di Adriana Bazzi

Vaccino Covid, quando arriveranno le prime dosi?
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Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio dice che «entro la fine dell’anno avremo le prime dosi di vaccino anti-Sars-Cov2». È Così?
«Sì, perché l’Italia ha opzionato l’acquisto di un vaccino contro il nuovo coronavirus, peraltro ancora in fase di sperimentazione. La possibilità reale di somministralo alla popolazione dipenderà, poi, dall’evoluzione delle ricerche scientifiche in corso che dovranno dimostrare la sua efficacia e sicurezza».

A che punto è questa ricerca?
«Attualmente si contano 182 cosiddetti «candidati» vaccini contro il Sars-Cov2, nelle prime fasi di valutazione, e quaranta già in sperimentazione nella cosiddetta fase 3, cioè sull’uomo. Le sperimentazione di fase 3 stanno dimostrando che molti di questi preparati stimolano la produzione di grandi quantità di anticorpi, capaci di neutralizzare il coronavirus. Alcune di queste ricerche hanno il supporto di dati scientifici forti e di solide pubblicazioni nella letteratura scientifica. Per altre, invece, abbiamo a disposizione solo dichiarazioni di efficacia».

La produzione di anticorpi neutralizzanti contro il virus difende, poi, dall’infezione vera e propria?
«Va ancora dimostrato. L’esperienza dei vaccini contro il virus dell’Aids insegna: alcuni preparati si erano rivelati capaci di stimolare la produzione di anticorpi anti-Hiv, ma incapaci di proteggere dall’infezione. Per verificare che il vaccino anti-Covid funzioni davvero bisognerebbe dimostrare che i vaccinati non si infettano quando vengono a contatto con il virus. Ed è quello che si cercherà di valutare nei prossimi mesi».

L’Italia, come altri Paesi europei, nell’emergenza della pandemia, ha opzionato l’acquisto di un vaccino (quello di Oxford), anche se, al momento attuale non si sa se funzionerà davvero. È una scommessa?
«Siamo di fronte a una situazione unica nella storia delle vaccinazioni. La scelta politica era fra il non fare nulla e attendere oppure opzionare un vaccino, sperando che nel frattempo gli studi ne confermino la reale efficacia. In questo secondo caso avremmo presto a disposizione le dosi e guadagnato tempo. Altrimenti, l’investimento si rivelerebbe uno spreco. Il presidente Trump e la Fda, l’agenzia del farmaco americana, per esempio, hanno autorizzato la produzione di un vaccino prima della definitiva dimostrazione della sua efficacia».

Questa complessa situazione non rischia di creare diffidenza nei confronti della vaccinazione contro il nuovo coronavirus?
«Forse, ma non c’è motivo per allarmarsi. Qualsiasi vaccino, prima di essere somministrato alla popolazione, dovrà avere il supporto di dati scientifici riconosciuti da tutti che ne dimostrino l’efficacia e la sicurezza».

A chi dovrebbe, poi, essere somministrato come priorità?
«Questo è un altro argomento in discussione. C’è chi dice a chi è più a rischio: anziani, immunodepressi, operatori sanitari. Al momento, però, il vaccino è sperimentato soprattutto su persone giovani e sane. Ecco perché le ricerche si stanno allargando anche ad altre categorie di soggetti».

(Ha risposto a queste domande Carlo Federico Perno, professore di Microbiologia all’Università di Milano e direttore della Medicina di laboratorio all’Ospedale Milano Niguarda).

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