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Museo come cura e reperti digitalizzati, a Taranto il MarTa si rilancia dopo il lockdown

Progetto-pilota con l’Asl per concepire la visita come integrazione del trattamento per le malattie croniche e i disagi psichici - Al via una piattaforma di innovazione

di Domenico Palmiotti

4' di lettura

Archiviati quasi tre mesi di chiusura causa Covid, dall'8 marzo all’1 giugno, il Museo di Taranto, in sigla MarTa, uno dei più importanti al mondo per avere uno sguardo sulla civiltà e sull’arte della Magna Grecia, periodo storico di cui la città pugliese fu capitale nell’antichità, punta su direzioni nuove. Anzitutto la tecnologia per rendere meglio fruibile il suo patrimonio di reperti, ben 40mila tra esposti al pubblico e nei depositi, e fare in modo che la conoscenza non sia solo quella che si realizza con la visita diretta, ma anche la sperimentazione di percorsi integrativi di cura insieme all'Asl Taranto. Il tutto mentre con la maison di moda Dior, il Museo di Taranto - diretto da Eva Degl’Innocenti - è entrato a far parte del progetto dedicato alla promozione e valorizzazione dei più importanti beni culturali pugliesi. Inoltre, le collezioni del MarTa, gli Ori soprattutto, hanno ispirato alcuni abiti della collezione che la maison ha fatto sfilare a Lecce, in piazza Duomo, lo scorso 22 luglio.
Museo come cura, progetto pilota
Primo in Italia, Asl Taranto e MarTa hanno varato un progetto di inclusione culturale riservato ai disabili. Per gli utenti in visita, c’è un percorso dedicato. Ritenendo “la cultura e la bellezza, strumenti per migliorare la qualità della vita delle persone disabili”, con questo progetto viene coadiuvato il percorso di cura e integrazione delle persone interessate. Il progetto è ideato dalla struttura Comunicazione, dall’area Socio Sanitaria e dalla direzione generale Asl Taranto. All’inizio dell’anno era già stato avviato un protocollo di intesa per la realizzazione di azioni comuni per l’accessibilità e l’inclusione culturale, nonché progetti sul rapporto tra arte e salute e per lo sviluppo di progetti di ricerca congiunti. Il tutto, però, aveva subito uno stop a causa del Covid. Il lockdown e la necessità di definire percorsi che garantissero la massima sicurezza agli utenti, hanno fatto sì - spiega Asl - che solo dopo l’estate si potessero avviare le prime iniziative. Adesso il progetto è entrato nel vivo e i primi utenti, pazienti psichiatrici adulti del centro diurno Epasss di Grottaglie, hanno varcato la soglia del MarTa, riorganizzato nel rispetto delle linee guida per evitare il contagio, e partecipato ad una esperienza interamente dedicata a loro. Spiega Vito Giovannetti, direttore area Socio Sanitaria: «Il progetto consiste nell’organizzazione di due appuntamenti per ogni gruppo. Nel primo appuntamento, gli utenti vengono accolti dai funzionari della struttura museale che, attraverso video e immagini, presentano loro il MarTa e le sue attività e poi li guidano in uno speciale percorso di visita».

Dopo una o due settimane, prosegue Giovannetti, «lo stesso gruppo ritorna al Museo e, grazie a una speciale “caccia al tesoro” pensata apposta dal MarTa, i visitatori possono scoprire reperti e usanze dei tarantini delle epoche passate. Per misurare l’influenza di questa esperienza per il benessere psicologico delle persone, agli utenti viene fatto compilare un questionario, realizzato dal Dipartimento di Salute Mentale Asl, all’inizio del primo appuntamento e poi di nuovo al termine del secondo incontro».

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Questo di Taranto, per Asl, «è un progetto pilota ed è stato ispirato da progetti di successo già attivi negli Usa e in Canada. In una società caratterizzata da una popolazione sempre più anziana - si afferma -, con più persone affette da malattie croniche ma anche da forme di disagio psichico, dipendenze patologiche o forme di autismo, Asl ritiene necessario fornire delle risposte nuove che affianchino le cure e le terapie e che possano migliorare la vita». E quindi, si spiega, «il Museo e l’arte possono diventare catalizzatori di un processo migliorativo, accompagnando positivamente i percorsi di cura».

Digitalizzazione, 40mila reperti fruibili

Al MarTa è in corso un'operazione di catalogazione e digitalizzazione di 40.000 reperti, esposti e in deposito, che saranno presto fruibili in open data e open source. Per Anna Maria Marras, responsabile del progetto, portato avanti da Archeogeo e Arkteam, si sta creando anche un archivio digitale. «I membri del gruppo di lavoro, vista la complessità del progetto, hanno diversa formazione e diverse professionalità. Abbiamo fotografi e specialisti della Magna Grecia, di ceramica, di coroplastica, informatici che si occupano dell’archivio digitale». Adesso, prosegue, «ci stiamo occupando della catalogazione delle monete, realizzando le foto delle monete fronte retro. Prendiamo le misure, pesiamo le monete e inseriamo nell'archivio digitale tutte le informazioni necessarie alla catalogazione e alla conoscenza».

Il progetto, dice Marras «si inserisce nelle attività MarTa 3.0 ed è finalizzato alla digitalizzazione del patrimonio e questo fa sì che sia accessibile e conoscibile a tutti.C’è una piattaforma di innovazione che tiene insieme digitalizzazione con archivi digitali, reperti in open data e open source, nuovi allestimenti, fablab, riproduzione in 3D. Questa internazionalizzazione - sostiene la direttrice Degl'Innocenti - si presenta in 8 lingue e significa apertura verso il mondo, verso una connotazione internazionale del Museo, che dà valore universale alla Magna Grecia».


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