4 ottobre 2020 - 23:22

Juve-Napoli: ora cosa succede? Il campionato è a rischio

Se la Asl è intervenuta correttamente, come fanno intendere Cts e governo, è logico prevedere una serie di blocchi a catena. Ora il Napoli perderà 3-0 a tavolino e poi farà ricorso

di Alessandro Bocci e Arianna Ravelli

Juve-Napoli: ora cosa succede? Il campionato è a rischio
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Se l’intervento dell’Asl di Napoli sarà considerato corretto — come fanno intendere il ministro dello Sport Spadafora e il Comitato tecnico scientifico — il campionato di calcio finisce qui. Alla terza giornata. E ne comincia uno nuovo: quello delle Asl.

Il rischio è quanto meno altissimo perché, da questo momento in poi, con l’aumento dei contagi che è già nei fatti, è molto probabile che altre autorità sanitarie locali prendano provvedimenti simili, finendo per imporre una serie di blocchi a catena. Con un calendario congestionato, spazio per i recuperi non ce n’è. È un precedente che può mettere in allarme tutto lo sport, che però è normato da protocolli diversi.

Il calcio vive il suo autunno di passione. Si torna a navigare a vista. I giocatori della Juve (compresi gli azzurri Bonucci e Chiellini) e quelli del Napoli non dovrebbero rispondere alle convocazioni delle Nazionali e Gravina dovrà cominciare a ragionare di nuovo, con la Lega, sul piano alternativo, i famosi playoff, che il presidente federale aveva suggerito a più riprese.

Juve-Napoli rischia di diventare un punto di svolta. Di sicuro è diventato un caso clamoroso. Perché non è successo prima, per esempio al Milan che con due positivi è andato regolarmente in trasferta a Crotone o all’Atalanta che con un positivo ha giocato col Cagliari? Perché — secondo l’Asl di Napoli e anche il governo — dopo il focolaio al Genoa c’è stato un salto di qualità nel rischio contagio e la squadra di Gattuso avrebbe potuto prendere la stessa strada.

Ma per capire cosa succederà la domanda che conta è un’altra: le Asl hanno la competenza per intervenire? Motivo di discussione per gli avvocati. Quelli di Figc (e Lega) sono sicuri: assolutamente no. Perché se l’Asl ha l’autorità di vigilare sulla salute in loco, è più incerto che possa andare contro una legge statale, ovvero il protocollo firmato dal ministro della Salute e dal Cts. Ora però lo stesso Cts ha detto che il giudizio dell’Asl viene prima. Un bel caos.

Il protocollo stabilisce per i calciatori professionisti norme ad hoc per trattare le positività: la famosa quarantena soft. Perché — e questo va chiarito — quello in atto non è uno scontro tra ordinamento sportivo e ordinamento statale (con l’ovvia predominanza di quest’ultimo) ma tra due fonti di diritto di pari dignità dato che il protocollo è una norma di carattere speciale ma dell’ordinamento statale. Se il protocollo è superato — dicono in Figc — non lo stabilisce l’Asl, ma va modificato dal Cts e dal ministro Speranza. E a questo punto, visto l’andamento dell’epidemia e le prese di posizione della politica, può darsi che succeda.

Intanto però è in vigore quello vecchio. E quindi il Napoli, che non si è presentato a Torino, domani si sottoporrà alla decisione del giudice sportivo. E rischia. Perché in discussione non c’è solo il risultato della partita, ma anche l’eventuale sanzione sulle condotte che ne hanno impedito lo svolgimento: tradotto oltre allo 0-3 a tavolino, il Napoli potrebbe subire una penalizzazione ulteriore (es: -1 in classifica). Poi la società farà ricorso e qui tutto può succedere: si andrà davanti alla Corte d’Appello federale e successivamente al collegio di garanzia dello sport. E solo dopo al Tar o al Tas.

Il Napoli sostiene che prevale l’Asl e si basa su una frase (che nel protocollo Figc non c’è) contenuta nel regolamento emesso dalla Lega sul caso Genoa-Torino: «Fatti salvi eventuali provvedimenti delle autorità statali e locali».

Ora bisognerà decidere che strada prendere. A sentire governo e Cts non ci sono dubbi. Il quadro sarà più chiaro oggi, dopo l’incontro tra Spadafora e Gravina e Dal Pino. Di sicuro nelle ultime ore gli equilibri sono cambiati. Speranza e Spadafora sono sul piede di guerra e affiorano le vecchie incomprensioni. Il calcio rischia grosso. Una partita da scudetto può stravolgere la stagione. All’estero, filosoficamente, si gioca sempre anche se la curva dei contagi non è certo migliore che da noi. In Francia si va in campo se una squadra ha almeno 20 giocatori negativi al tampone, in Premier ci si ferma solo se un club ha meno di 14 giocatori a disposizione, in Spagna ne bastano 13 con solo 5 giocatori della prima squadra.

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