2 ottobre 2020 - 19:37

Salvini a processo a Catania: cosa dicono le carte dei giudici e quelle della difesa

Per l’accusa sono stati violati articoli della Costituzione e trattati internazionali sui soccorsi in mare che vincolano l’Italia. Per lì'ex ministro non c’era alcun pericolo a bordo: «Ho agito nell’interesse del popolo italiano»

di Claudio Del Frate

Salvini a processo a Catania: cosa dicono le carte dei giudici e quelle della difesa
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L’udienza preliminare a Catania che vede imputato l’ex ministro dell’interno Matteo Salvini a Catania riguarda il caso della nave militare italiana «Gregoretti»: a quest’ultima, che il 29 luglio 2019 aveva salvato 113 migranti alla deriva su un barcone, era stato negato per 4 giorni l’ingresso in un porto italiano. La nave era rimasta per quel periodo di tempo ferma davanti al porto di Augusta (Siracusa) nonostante non fosse adatta al soccorso in mare e avesse a bordo un numero di persone superiori al consentito in precarie condizioni sanitarie. Salvini è accusato di sequestro di persona a scopo di estorsione (reato che prevede una pena fino a 15 anni): i migranti sarebbero stati trattenuti a bordo per indurre gli altri stati europei ad accettarne una parte sul loro territorio. L’usdienza servirà a stabiulire se lì'ex ministro deve essere rinviato a giudizio, a meno che la difesa decisa di chiedere il processo con il rito abbreviato. In un comizio a Catania Salvini ha preannunciato che non parlerà davanti al gup. Ecco cosa dicono le carte depositate dal tribunale di Catania e quella della difesa dell’ex ministro.

Le leggi in gioco

Salvini basò il suo divieto di sbarco solo sul cosiddetto «decreto sicurezza», ma la relazione approdata in Senato traccia un quadro normativo più complesso. «L’obbligo di salvare vite in mare costituisce un preciso dovere degli Stati - scrivono i magistrati - e prevale su tutte le norme e gli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell’immigrazione. Le convenzioni a cui l’Italia ha aderito costituiscono un limite alla potestà legislativa dello Stato e in base agli articoli 10, 11 e 117 della Costituzione non possono essere oggetto di deroga». Gli articoli citati riguardano l’obbligo per l’Italia di rispettare le norme di diritto internazionale. A questo proposito vengono citati la Convenzione Unclos del 1974 e quella di Amburgo del 1979 che impongono i salvataggi in mare dei naufraghi e il loro immediato trasferimento in un luogo sicuro.

Perché il sequestro di persona

Matteo Salvini è accusato di sequestro di persona che per i giudici si sostanzia in un atto specifico: «ponendo - ecco un altro passaggio - arbitrariamente il proprio veto (da parte del ministro, ndr) all’indicazione di un “place of safety” al competente dipartimento per le libertà civili e per l’immigrazione...determinando la forzosa permanenza dei migranti a bordo dell’unità navale Gregoretti con conseguente illegittima privazione della loro libertà personale». «Le condizioni precarie a bordo - nota ancora la relazione - erano assolutamente note al ministro, costantemente informato dalla catena di comando».

Migranti e naufraghi

Il tribunale di Catania rileva poi un altro elemento: non c’era ragione per non far sbarcare i migranti: «L’assenza di reali motivazioni che...potesse giustificare il veto posto dal Ministro...manifesta il carattere illegittimo della conseguente condizione di coercizione a bordo patita dai migranti». E ancora: «La circostanza che le persone a bordo della Gregoretti fossero non solo naufraghi ma al contempo migranti non giustificava alcuna differenziazione di trattamento nella procedura di sbarco».

Le ragioni politiche e di sicurezza nazionale

Salvini ha sempre rivendicato il no allo sbarco anche con motivazioni politiche: doveva convincere gli altri Stati europei ad accogliere i migranti, elemento che lo «solleverebbe» dal commettere reati. Questione cruciale perché si interroga sull’esistenza di un interesse superiore. Risposta dei giudici: «Va osservato come lo sbarco dei 131 cittadini stranieri non regolari non potesse costituire un problema di ordine pubblico per diverse ragioni: in concomitanza con il caso Gregoretti si era assistito ad altri numerosi sbarchi...nessuno dei soggetti ascoltati dalla procura di Catania e Siracusa ha riferito di informazioni sulla possibile presenza tra i soggetti soccorsi di persone pericolose per la sicurezza nazionale». Dunque «le decisione del ministro è stata adottata per la mera volontà politica di affrontare la gestione dei flussi invocando la ripartizione dei migranti a livello europeo». Conclusione: «non è ravvisabile alcuna scriminante politica, la decisione del ministro ha costituito una esplicita violazione delle convenzioni internazionali» e sulla distribuzione dei migranti non esistevano «obblighi vigenti in capo ad altri Stati».

La difesa di Salvini: argomenti politici e giuridici

L’ex ministro e leader leghista ha depositato una memoria difensiva di 60 pagine nelle quali rigetta tutte le accuse, oscillando tra argomentazioni giuridiche e altre dal tono più politico. «ho agito per difendere i confini nazionali» ha detto più e più volte nell’imminenza del processo e anche durante la sua difesa in Senato. «Non c’è stato sequestro di persona anche perché non si è verificata alcuna illecita privazione della libertà personale in attesa dell’organizzazione del trasferimento dei migranti presso la destinazione finale». «L’attesa per lo sbarco - si giustifica Salvini - si era resa necessaria per concordare la redistribuzione in altri Paesi europei, con il pieno coinvolgimento del governo italiano».

«Mai pericoli a bordo»

La difesa, affidata all’avvocato ed ex ministra Giulia Bongiorno respinge inoltre che a bordo vi fossero pericoli imminenti : «I immigrati erano rimasti a bordo della nave, senza pericoli e con massima assistenza... non risultano episodi di insofferenza e anzi vengono garantiti tre pasti completi al giorno con cucine in ottime condizioni igienico-sanitarie». Salvini afferma inoltre che a bordo si trovavano due scafisti, trovati in possesso di apparecchi gps. E infine una chiosa politica: «Ho giurato di essere fedele alla Repubblica, di osservare lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare la mia funzione nell’interesse esclusivo della Nazione. È con questo spirito che ho sempre agito da ministro dell’Interno nel rispetto dei miei doveri e della volontà del popolo sovrano».

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