Barcone prese fuoco, i “finanzieri-eroi” sotto inchiesta per omicidio colposo

Intervennero per salvare un gruppo di migranti al largo di Capo Rizzuto, quattro morirono

Barcone prese fuoco, i “finanzieri-eroi” sotto inchiesta per omicidio colposo

CROTONE. Da eroi a indagati. E' la sorte toccata ai quattro finanzieri della Sezione operativa navale di Crotone che il 30 agosto scorso, al largo della costa calabrese davanti a Isola Capo Rizzuto, intervennero per soccorrere un gruppo di migranti a bordo di una barca a vela, finendo coinvolti nell'esplosione improvvisa che provocò la morte di quattro migranti ed il ferimento di due militari. I due, Maurizio Giunta e Giovanni Antonio Frisella, nonostante fossero rimasti feriti - il primo con una frattura ad una gamba ed il secondo ad un piede - si buttarono in acqua riuscendo a salvare alcuni naufraghi. Ai militari giunsero i complimenti del ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, del leader della Lega Matteo Salvini - che oggi dice che è «assurdo» - e dell'arcivescovo di Crotone Santa Severina, mons. Angelo Panzetta, che evidenziò «il prendersi cura del prossimo senza distinzione senza distinzione di razza,sesso, lingua e religione» da parte loro.

L'iscrizione nel registro degli indagati da parte della Procura di Crotone è avvenuta dopo che alcuni dei migranti che erano a bordo hanno riferito - durante le indagini per accertare le cause dell'esplosione - di avere visto i finanzieri fare carburante poco prima dell'esplosione. Circostanza che ha spinto i magistrati a fissare un incidente probatorio per cristallizzare le loro dichiarazioni prima che magari si trasferiscano in altre regioni o all'estero. Da qui la scelta - praticamente un obbligo - di iscrivere i finanzieri nel registro degli indagati con le ipotesi di reato di omicidio colposo plurimo e naufragio colposo. Stamani, davanti al gip, si sono presentati sette migranti (due somali, un egiziano e quattro pakistani), di cui sei minori, che con l'aiuto degli interpreti hanno raccontato quei momenti. Le versioni fornite hanno concordato principalmente su due punti: che c'è stato un rabbocco di carburante prima dell'esplosione e che quest'ultima è avvenuta a centro barca. Tutti hanno sottolineato come i finanzieri si siano prodigati per salvare i migranti caduti in mare dopo l'esplosione.

Dal racconto fatto rispondendo alle domande del pm Pasquale Festa, è emerso che dopo l'arrivo sulle coste calabresi, a Sellia Marina, la barca a vela - dalla quale erano sbarcati una ventina di migranti oltre agli scafisti - è stata scortata dai mezzi della Guardia di finanza e della Capitaneria di porto verso Crotone navigando a motore. Quando il motore si è spento all'altezza di Isola Capo Rizzuto i due finanzieri che erano a bordo - hanno raccontato i migranti - hanno provato a riaccenderlo ed hanno proceduto ad un rabbocco di carburante. Dopo un primo tentativo andato a vuoto, è stato fatto ripartire il motore, ma qualche minuto dopo c'è stata l'esplosione, avvenuta nella parte centrale della barca non quindi nella zona di poppa dove si trova il motore.

Dopo l'esplosione c'è stato l'incendio e una successiva esplosione. Un dato non secondario visto che le difese, rappresentate dagli avvocati Pasquale Carolei, Filly Pollinzi ed Emanuele D'Alessandro hanno evidenziato che il gasolio non è un carburante che esplode. Alcuni migranti hanno riferito di avere sentito, sottocoperta, odore di benzina ed altri hanno indicato la presenza di una bombola di gas e di un fornello da cucina. Il prossimo passo dell'indagine, quello forse decisivo per accertare le cause del disastro, sarà il recupero del relitto dal cui esame si potrebbero avere dei dati tecnici rilevanti. 

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