Valentina Ferragni: «Ci vuole coraggio per amarsi davvero»

La sorella minore della più celebre influencer italiana non è immune agli attacchi di bodyshaming. Anzi. Ma l'accanimento nei suoi confronti le ha permesso di acquisire un'invidiabile autoconsapevolezza. E, soprattutto, autostima. Perché l'amore per se stessi è la cosa più importante
Valentina Ferragni «Ci vuole coraggio per amarsi davvero»

Agli attacchi degli haters ci è abituata, Valentina Ferragni. Alle critiche tanto feroci quanto pretestuose nei confronti dei suoi supposti «difetti» (così li definiscono i suoi detrattori, quando in realtà trattasi, chiaramente, di «caratteristiche») fisici, anche. Ma l'accanimento prolungato non ha scalfito il suo buonumore, il suo sorriso e, soprattutto, la sua voglia di parlare di un tema che spesso ha già affrontato anche in passato, nei suoi post da centinaia di migliaia di like su Instagram

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Vanessa Incontrada sulla copertina di Vanity Fair

Che cosa ne pensa, intanto, della copertina di Vanity Fair?«È molto forte, l’ho anche ripostata. Ha scatenato un grande dibattito. Nessuno va mai bene per quello che è, questo è il fatto. Prima Vanessa è stata criticata per essere un po’ ingrassata dopo la gravidanza, ora è criticata per non essere abbastanza grassa e per non avere abbastanza difetti per una copertina di questo genere, come se non fosse titolata a dire "Nessuno mi può giudicare" perché troppo perfetta. Ci vuole molto coraggio a farsi vedere nudi in tutto e per tutto, anche coi propri difetti. Perché tutti abbiamo parti del nostro corpo che magari ci piacciono meno, e che tendiamo a nascondere».

Lei poserebbe nuda?«Non mi è stato mai proposto, non ci ho nemmeno mai pensato. Sono una ragazza pudica. Ma valuterei questa possibilità. Non ci vedo niente di male. Ci vuole coraggio: sicuramente mi arriverebbero ancora più critiche di quelle che già mi arrivano per le foto in cui sono vestita».

Ha scritto, tempo fa: "Mi dispiace che la mia normalità sia considerata come anormale. Fino a qualche tempo fa le ragazze vedevano le modelle, tutte molto magre, e cercavano di imitarle. Ma oggi non è più così: bisogna essere se stessi". Sacrosanto. Non crede però che Instagram, i filtri e i fotoritocchi alla portata di tutti abbiano creato un immaginario anch'esso non naturale, né raggiungibile.«Instagram ti fa certamente vedere spesso una realtà che non è vera. Ma in tutto, non solo nei corpi: le vite di molti sembrano perfette e splendide, ma sappiamo che non può essere proprio sempre così. Ma il problema non è solo Instagram. Anche i giornali hanno creato una perfezione che molti ambiscono ad avere. Il problema sono le persone che seguiamo. Io non seguirei qualcuno che non mi dia stimoli positivi che mi facciano migliorare. Bisogna scegliere, anche quali programmi guardare in tv e quali giornali leggere. Instagram è certamente un mondo che, se ti svegli una mattina in una giornata no, stai a casa magari col ciclo e vedi tutti al mare con fisici scultorei che si divertono... ecco, magari non aiuta. Però si può anche decidere di seguire chi si mostra anche con la sua cellulite e i suoi difetti, e ti fa capire che si può stare benissimo anche così».

È stata spesso attaccata.«Tutti i giorni, anche ieri…».

Qual è la critica più feroce che le è stata mai fatta?«Qualsiasi attacco sul fisico può fare male. Le critiche, quelle costruttive, certamente le accetto. Se mi dicono che un certo costume non valorizza il mio fisico, accetto e ne faccio tesoro. Altra cosa sono i messaggi puramente denigratori, tipo "sei gigante, dimagrisci perché sei un pallone"».

Sembra una forte, con consapevolezza di sé. Nessun commento l’ha davvero fatta soffrire?«Forte lo sono diventata col tempo. All’inizio ne soffrivo molto. Fa male quando vieni criticata per una cosa che non puoi cambiare. Perché metti le canottiere, tu che hai le spalle così larghe? E io dicevo: "Sono nata così!". Ma, anche potendoci fare qualcosa… l’eventuale problema sarebbe mio o tuo? Ho notato che anche se avessi provato a cambiare per piacere agli altri e fossi diventata una taglia 40, più tonica di tutte le modelle di Victoria's Secret messe assieme, se mi fossi laureata in ingegneria aerospaziale e avessi cambiato cento colori di capelli, ci sarebbe sempre stato qualcuno pronto ad attaccarmi. Ho imparato ad accettarmi per quello che sono e ad apprezzarmi nei limiti del mio corpo, ma anche nei miei cambiamenti fisici, e persino mentali. Resto comunque dell’idea che sia giusto migliorarsi, sempre, ma questo è un altro discorso».

In questo processo di comprensione di quello che si è, può servire anche trovare un compagno che ti dice "sei bellissima", o non c’entra nulla?«Il parere sincero di una persona che ci ama forse ci può fare capire che poi tanto critici verso noi stessi non abbiamo motivo di esserlo. Ma al di là dei complimenti, quello che è importante è riuscire ad amare se stessi. Solo a quel punto capisci che i complimenti degli altri sono veri. Quando ti piaci brilli di una luce diversa. Noi donne siamo state bombardate per anni da messaggi del tipo “guarda lei come è bella”, tanbto che oggi è veramente difficile riuscire ad amarsi».

Vale solo per le donne?«Vale anche per gli uomini, ma tra le donne c’è più critica. A me gli attacchi arrivano di più dalle donne».

È invidia?«Non credo si tratti solo di quello. A volte penso quasi sia frutto della noia. Attaccare il fisico è il modo più facile per attaccare una persona che non conosci».

Ha detto: "Magari non rappresento l’idea della perfezione, ma preferisco essere imperfetta e accettarlo". Chi era il suo ideale di perfezione quando ancora non aveva questa consapevolezza?«Da piccola amavo Jessica Biel, ma per il viso. Non sono mai stata ossessionata dal corpo di nessuna star. Non ho mai avuto, per fortuna, canoni estetici cui aspirare. Certo, oggi mi capita di vedere Tizia o Caia con addominali perfetti, e allora mi dico: "Se mi impegno, forse anche io posso migliorarmi". E poi capisco che se anche non divento come lei va benissimo così».

Le donne dicono che tutte le fisicità sono belle e giuste. Ma poi comprano creme anticellulite, si ammazzano di palestra, fanno diete mostruose… Predicano bene e razzolano male?«Non mi sembra un atteggiamento contraddittorio. Credo sia legittimo volersi migliorare, che non significa necessariamente voler dimagrire. Il miglioramento non va cercato allo sfinimento, bisogna saper arrivare al punto nel quale si riconosce il proprio miglioramento, quale che sia, e lo si riesce ad apprezzare. Non tutte dobbiamo essere 50 chili per un metro e ottanta. Ho notato che qualche anno fa gli slogan della pubblicità erano: "dimagrisci 5 chili in 5 giorni!". Oggi si sponsorizza il "5 sport per vivere bene", o "la dieta che ti fa sentire più bella". Il cambiamento deve essere mentale, deve portarti a stare bene, prima di tutto».

L’essere sorella di Chiara ha fatto sì che le critiche e gli attacchi nei suoi confronti fossero ancora più feroci e frequenti?«Il paragone con Chiara c’è stato da sempre e ci sarà sempre. Siamo sorelle, siamo cresciute sotto lo stesso tetto, e inevitabilmente abbiamo gli stessi tipi di valori e di ambizioni. Anche ieri mi hanno scritto: "Potrai essere carina quanto vuoi, ma non potrai mai essere bella come tua sorella, lei ha un fisico bellissimo e tu è meglio che ti copra". Ma poi il bello oggi è così soggettivo, non c’è un fisico perfetto che piaccia a tutti».

Ma non le fa girare le scatole l’eterno paragone con sua sorella? Sarebbe umano, mi creda.«Probabilmente mi sono anche girate, ma non siamo gemelle, siamo diverse… che cosa dobbiamo farci? Comunque io vedo le mie sorelle e dico: "Sono bellissime, entrambe, molto più belle di me… ". Non posso nemmeno prendermela, perché sono davvero belle! I miei genitori ci hanno saputo rendere uniche, ci hanno fatto sempre capire che siamo tutte belle ognuna a modo suo. Sono stati molto bravi a non coltivare le gelosie. Siamo davvero le prime sostenitrici l’una delle altre».

L'hanno mai offesa in pubblico, e non dietro l’anonimato della tastiera?«Mai. Cioé, se l'hanno fatto, non l’ho sentito! È successo che mi chiedessero di fare una foto magari mentre ero in giro struccata e spettinata, di farla volentieri, per poi ritrovarla postata con commenti offensivi della serie "guardate quanto è brutta". Mi dispiace molto questa cosa, come se ci fosse un mondo di persone reali, e uno parallelo, online, in contraddizione l’uno con l’altro».

Ripeto: non è altro che invidia.«Non sono sicura, bisognerebbe parlarne con uno psicologo».

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Sulle passerelle si vedono sempre più spesso modelle cosiddette curvy, e anche sui giornali i servizi includono sempre più fisicità diverse. Crede sia davvero specchio di un’apertura dei canoni estetici, o piuttosto un’operazione di marketing nei confronti di donne che la moda, fino a oggi, aveva un po’ emarginato?«Che bella domanda. Spero non sia semplicemente marketing, ma che ci sia anche un po’ di autentica ideologia. Sicuramente è bello vedere ragazze di tipologia diverse capaci di dimostrare come lo stesso vestito possa stare comunque bene, anche se in modo diverso, su persone diverse. L’altro giorno ho indossato un abito di Dior. Chiaro che addosso alla modella stava in un modo diverso, ma questo non vuol dire che addosso a me stesse male, o nel modo sbagliato. Non esiste solo un tipo di fisico addosso al quale gli abiti possano stare bene. La moda, in fondo, ha il compito di farti sentire bella grazie a un abito, no?».

L'abito indossato da Valentina Ferragni, della collezione FW 2020 di Dior. Foto Gorunway.

Tutti gli abiti vanno bene per tutte le donne, o no? Cioè: se vuoi indossare un abito che magari non è adatto al tuo fisico, ma ti ci senti bene… va bene così?«Certo. Io non ho un punto vita molto accentuato, ma se ho voglia di mettere un abito aderente lo metto, senza dubbio. Dipende tutto da come ci si senta, in un abito. Se non ti vedi bene in un vestito, non è il vestito a essere sbagliato. Sei tu che non hai abbastanza autostima. Ci vuole un certo coraggio a imparare ad amarsi. Le faccio un esempio. Da un po’ di tempo ho iniziato a fare pole dance: sei solo col tuo corpo in posizioni che possono anche evidenziare la cellulite, o la pancia. Ora mi guardo e non dico "accidenti alla cellulite". Bensì: "cavolo, guarda cosa so fare grazie alla mia forza". Quando sarò mamma, è questo che vorrò insegnare più di tutto ai miei figli».

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