Il deputato Nicola Carè 

Pan Carè

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"Lascio Renzi e torno nel Pd per dare forza alle idee riformiste. La strada intrapresa non era quella giusta. Penso che non sia più il tempo di percorsi velleitari e di chiudersi dentro recinti sempre più stretti e che occorra, per me, avere la sincerità di riconoscere che la strada intrapresa da Italia Viva non sia quella che io avevo immaginato". Lo ha dichiarato ieri il deputato vivaista Nicola Carè, con tanto di abuso del congiuntivo ad minchiam, provocando un immediato rialzo siderale alla Borsa del Chissenefrega di Vibo Valentia. Attenzione però, il gesto (che definire irrilevante sarebbe, come dire, irrilevante) gronda un albertosordismo che non merita l’immediato oblio. Cosa aveva immaginato il disilluso Carè? Le soglie del 40%? I bastioni di Orione del trionfo riformista? Un walhalla di moderatismo da percorrere confuso e felice? Oppure (è un caso di scuola) qualche cascame personale concreto, come quando lui era sempre Carè, ma Renzi era ancora re? Peggio per il Pd che se lo ripiglia. Intanto, mi sia consentito di esprimere la più sincera solidarietà al leader di IV: nemmeno lui, come credo nessuno, si merita di essere sostenuto dai renziani.