29 settembre 2020 - 10:42

Omicidio Lecce, la confessione di Antonio De Marco: «Sì, sono stato io»

Lo studente di 21 anni che studia da infermiere ha ammesso di aver accoltellato i fidanzati Eleonora e Daniele: «La vendetta è un piatto da servire freddo». Ancora incerti i motivi

di Carlo Vulpio

Omicidio Lecce, la confessione di Antonio De Marco: «Sì, sono stato io»
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Antonio De Marco, l’assassino di Eleonora Manta e Daniele De Santis, avrebbe confessato alle prime ore dell’alba. «Sì, sono stato io», ha ammesso. Altro non si riesce a sapere, per il momento. Soprattutto non si conosce ancora il movente del duplice omicidio, avvenuto lunedì sera della settimana scorsa. È trapelata una frase: «La vendetta è un piatto da servire freddo, e almeno per un po’ ti dà sollievo», che De Marco, 21 anni, studente di Scienze infermieristiche a Lecce, avrebbe letto sul web in un sito di argomenti psicologici e avrebbe fatto propria. Per poi decidersi ad agire, con una lucidità e una programmazione del massacro davvero impressionanti. Secondo quanto dichiarato dai carabinieri in conferenza stampa, era invidioso dei due fidanzati. Il movente non sarebbe passionale.

Programmazione

Piantine disegnate di suo pugno per evitare le telecamere del servizio di videosorveglianza di via Montello e delle strade vicine, felpa nero con cappuccio, coltello da sub e forse anche una muta, e uno zaino, in cui aveva avuto cura di riporre delle striscette stringitubo che dovevano servirgli a legare le sue vittime prima di finirle – forse pensava di torturarle – e dei solventi per confondere e cancellare ogni traccia. Antonio De Marco era stato coinquilino di Daniele De Santis nel suo appartamento di via Montello nel 2019, tra ottobre e novembre, ma sembra che Eleonora, che in quella casa incontrava Daniele e spesso si fermava lì con lui anche di notte o per qualche giorno, parlava di quell’inquilino sempre con una certa apprensione. Diceva che avergli affittato una stanza non era stata una buona idea, che con lui la convivenza non era facile e insomma sperava che andasse via al più presto. Quest’anno De Marco era ancora locatario di quella stanza, o in forza del vecchio contratto di affitto o perché ne ha firmato un altro, visto che il procuratore di Lecce, de Castris, ha parlato di un contratto di affitto in vigore fino ad agosto scorso.

Ragazzo della porta accanto

Certo, il nome e il volto di Antonio De Marco finora non dicevano niente a nessuno. Un banale ragazzo della porta accanto, uno che passava inosservato, uno studente dall’aspetto e dai modi rassicuranti, uno tra tanti insomma. Anche all’ospedale Fazzi di Lecce, dove frequentava il corso di Scienze infermieristiche, di De Marco sanno, o dicono, poco. Nessuno sembra conoscerlo. Nessuno sembra averlo mai visto prima. A nessuno dice niente quel volto comune, ritratto in una delle poche foto che circolano da ieri sul web. E il fatto che il movente del massacro di via Montello non sia chiaro anche dopo la confessione dell’omicida – una carneficina per un contratto d’affitto disdetto o per contrasti sulle bollette pare davvero troppo poco – non contribuisce a dissipare i dubbi e a illuminare le zone d’ombra che ancora avvolgono questa storia. Che è fino a un certo punto una storia di ordinaria follia, perché dev’essere stato qualche altro forte e corrosivo stravolgimento dell’animo a muovere a una mattanza del genere un ragazzo che non aveva mai fatto parlare di sé.

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