giornata mondiale

Lotta allo spreco di cibo e sostenibilità, cresce l’impegno di consumatori e Gdo

Nomisma: due italiani su tre privilegiano gli acquisti in punti vendita che promuovono iniziative green; il 70% pronto a cambiare negozio

di Emiliano Sgambato

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3' di lettura

Consumatori sempre più attenti a una spesa sostenibile e che contenga gli sprechi di cibo, un fenomeno che vale ogni anno un punto percentuale di Pil. E la grande distribuzione si adegua con iniziative a sostegno di un consumo più consapevole e attento all’ambiente. È una tendenza che emerge incrociando alcune ricerche condotte in occasione della Giornata internazionale della consapevolezza sugli sprechi alimentari che ricorre il 29 settembre.

Due su tre gli italiani che privilegiano gli acquisti fatti in punti vendita che presentano iniziative a favore della sostenibilità, con 7 su 10 disposti a cambiare il negozio in cui fanno la spesa alimentare a favore di punti vendita che offrono prodotti con confezioni sostenibili. Il 27% ha aumentato gli acquisti di prodotti sostenibili ed ecofriendly rispetto alla fase pre-Covid. Per il 23% degli italiani è cresciuto l'acquisto di prodotti con pack sicuro e 1 su 5 di essi ha preferito acquistare presso punti vendita che promuovono prodotti sostenibili. Sono dati che emergono dall'Osservatorio Packaging del Largo Consumo, realizzato da Nomisma in collaborazione con SpinLife.

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Riuso degli avanzi e attenzione alla scadenza

Secondo un’indagine Coldiretti/Ixè, il 54% degli italiani ha diminuito o annullato gli sprechi alimentari adottando strategie che vanno dal ritorno in cucina degli avanzi ad una maggiore attenzione alla data di scadenza, fino alla spesa a chilometro zero dal campo alla tavola con prodotti più freschi che durano di più e produzione di conserve fai da te.

«Il risparmio del cibo non è solo un problema etico ma che determina anche – sottolinea la Coldiretti - effetti sul piano economico ed anche ambientale per l'impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti. Lo spreco alimentare nelle case degli italiani ammonta comunque a circa 36 kg all'anno pro capite e cresce durante l'estate con l'aumento delle temperature che rendono più difficile la conservazione dei cibi. Tra gli alimenti più colpiti svettano infatti verdura e frutta fresca, seguite da pane fresco, cipolle e aglio, latte e yogurt, formaggi, salse e sughi».

Più domanda di cibo sfuso e scadenze più chiare

Una tendenza confermata anche da un'indagine di Altroconsumo, secondo cui lo spreco di cibo è diminuito del 41% durante il lockdown. Mentre nella prima parte dell'anno solamente il 42% degli italiani aveva dichiarato di non sprecare cibo in casa, ad aprile il dato è salito fino al 68%. L’88% degli intervistati sostiene inoltre che non sia etico buttare il cibo e l'83% riconosce l'impatto negativo sull'ambiente.Il 73% ritiene però che gli scarti siano attribuibili a scelte dell'industria alimentare, distribuzione e catering, più che all'ambito familiare.

«Ci sono infine fattori – sottolinea la ricerca Altroconsumo - che influiscono sul “food waste”: il 39% sprecherebbe meno cibo se avesse più opportunità di acquistare alimenti sfusi e il 56% ritiene che la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” andrebbe modificata per chiarire meglio che i prodotti possono essere consumati in sicurezza anche oltre la data indicata.

L’impegno della Gdo per il riciclo

Il 78% delle insegne della Gdo – secondo Nomisma – è impegnato nella riduzione del pack in eccesso a favorire il ricorso a confezioni sostenibili e la stessa percentuale si riscontra tra quelle che lavorando per ridurre o eliminare l'utilizzo di plastica vergine. Da sottolineare che il packaging è considerato sostenibile dalle insegne quando è effettivamente riciclabile (punteggio 9,3 su 10).

Un particolare impegno, sottolinea Nomisma, «è rivolto alla riduzione dell'utilizzo della plastica vergine: ne è la prova l'impegno di 7 insegne su 9 a intraprendere azioni volte ad alleggerire il packaging (attraverso la sgrammatura della confezione) o a preferire pack con materiali riciclati (compresa la plastica). Sei insegne hanno invece ridotto (o sono intenzionate a farlo) l'imballaggio in eccesso o hanno preferito pack in carta; e se il 55% dei retailer ha deciso di adoperare nelle proprie confezioni pack con plastica da fonte vegetale, il 44% ha optato per pack con materiali a ridotte emissioni di CO2».

L’innovazione nella catena del freddo

Le tecnologie digitali – intelligenza artificiale, blockchain, Iot, Cybersecurity e robotica –svolgeranno un ruolo decisivo per la nascita di una catena del freddo smart, tracciabile e sostenibile. La digitalizzazione consentirà di integrare tutta la filiera creando una “Digital Supply Network” in grado di rispondere alla crescente esigenza dei clienti di conoscere l'origine e la conservazione dei prodotti riducendo lo spreco di cibo.
È quanto emerso dalla tavola rotonda organizzata da Minsait, attiva nella consulenza negli ambiti della digital transformation e delle information technologies, in collaborazione con Adobe, alla quale hanno preso parte alcuni dei principali player del settore italiano della catena del freddo, come Epta, Nomad Foods, Unes Supermercati e Refrigera Show, fiera internazionale dedicata alla refrigerazione industriale, commerciale e logistica.

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