Evitiamo che i giovani
paghino il prezzo del Covid

risponde Aldo Cazzullo

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Caro Aldo,
per avere una metamorfosi in positivo dobbiamo far sì che essa sia costante e longeva. È per questo che si deve dare più spazio ai giovani. Sono loro i cittadini del futuro. A questi giovani vanno dati certamente le basi e gli esempi giusti, poi vanno messi alla prova. L’educazione è la cosa fondamentale per guidare i loro interessi verso cose importanti, senza vivere nella casualità della vita, avendo invece un approccio razionale. È certamente normale che le generazioni nuove debbano avere delle esperienze concrete, empiriche, e non solo una visione «onirica» e distaccata dei processi della vita sociale e politica.
Flavio Maria Coticoni Roma

Caro Flavio Maria,
La sua lettera ci fa tornare in mente le immagini dei bambini e dei ragazzi che tornano in classe. Riaprire le scuole non è privo di pericoli; ma è necessario. I nostri figli e nipoti erano a casa da febbraio. Dopo il sollievo iniziale («domani non si va a scuola!»), hanno sofferto senza i loro compagni e anche senza i loro insegnanti.
La pandemia ha dolorosamente accorciato la vita di molti anziani. Ma in prospettiva rischiano di pagare un prezzo ingiusto anche i giovani: sia quelli in età scolare, sia quelli che si affacciano adesso sul mondo del lavoro. È una prova dura, sia a livello psicologico sia a livello pratico. Lei, gentile lettore, ha ragione: le nuove generazioni vanno messe alla prova. Lamentarsi non serve. Molti imprenditori mi dicono che i ventenni promettono meglio della generazione che li ha preceduti. Ma quali aziende hanno il coraggio di assumere in un momento come questo? Come essere messi alla prova al tempo dell’house working? Come fare uno stage, un’esperienza, quando gli uffici sono mezzi vuoti? Quale quota dei denari del Recovery fund sarà destinata a finanziare la formazione, e anche ad agevolare le assunzioni?
Il lavoro per i giovani — con il calo demografico e la selezione delle classi dirigenti — è la grande questione dell’Italia di oggi. Palesemente, sono questioni collegate tra loro. Abbiamo tutti il dovere morale di impedire che il costo sociale e morale della pandemia sia pagato dai nostri ragazzi.

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Storia

«Quell’amore nato per caso, parlando di Olivetti»

Gli uomini che ho amato li ho incontrati per caso. Uno mi stette vicino per alcuni anni, con la sigaretta sempre in bocca, con il sorriso molle, con la fretta di scappare. E fu sempre così. Stava in una via centrale, e spesso pioveva e io avevo gonne corte e cappotti striminziti e scollature irriverenti in primavera. Avrei voluto alle spalle le guglie del duomo di Milano e la sua Galleria, o piazza Scala nella nebbia degli anni Settanta. Invece c’era la mia piccola città. La pioggia rigava i vetri della stanza, ci abbracciavamo con forza, a volte piangevo piano. E fu tutto. Un altro lo incontrai che era Natale e io parlavo di Adriano Olivetti mentre si giocava a carte, mi annoiavo ma ero allegra, lui pensò che l’Olivetti ci avrebbe uniti. Infatti ci baciammo a Capodanno molte e molte volte, lo andavo a trovare al mare, aveva spesso un fiore che appassiva fra i ricci dei capelli. Partì in un pomeriggio di marzo. Mi scrisse molte lettere. Poi un giorno mi disse che aveva rotto il patto con me e io mi sentii libera e volsi il capo e mi sposai. Non furono solo loro, prima avevo avuto gli amori importanti, le sofferenze che rovinano gli anni migliori, avevo riso più volte, indossato abiti da sera e vestitelli estivi fiorati, ero stata indifesa e a tutto avevo creduto e tutto accettato. Quelle sigarette fumate nelle auto, i loro vetri appannati di sera, i discorsi concitati, i libri letti tutti i pomeriggi. E oggi niente più esiste, se non certe loro giacche rimaste in mente negli anni, una gialla, una a quadri, una con dei puntini nel marrone del fondo, una di lino chiara. Erano loro.
Letizia Dimartino

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Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI - IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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MERCOLEDI - L'OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

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GIOVEDI - L'INGIUSTIZIA

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