23 settembre 2020 - 19:48

Attilio Fontana, la Finanza copia i dati del telefono del governatore lombardo per il caso Diasorin

La stessa operazione effettuata sul cellulare di Giulia Martinelli, la responsabile della segreteria del presidente lombardo, e per Giulio Gallera. Nessuno dei due risulta indagato. Il legale di Fontana: «Atto con evidenti criticità di carattere costituzionale»

di Luigi Ferrarella

Attilio Fontana, la Finanza copia i dati del telefono del governatore lombardo per il caso Diasorin
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A spingere ieri la Procura di Pavia a una iniziativa investigativa molto pesante in Regione Lombardia, e cioè a fare la «copia forense» dell’intero contenuto del telefono del presidente Attilio Fontana e dell’assessore alla sanità Giulio Gallera (oltre che di altre 7 persone tutte non indagate), è un tentativo di inquinamento probatorio addebitato dai pm al presidente della Fondazione Policlinico San Matteo, Alessandro Venturi, che «nella prima decade di luglio ha proceduto alla massiva cancellazione dal cellulare di tutte le chat whatsapp»: dunque pochi giorni prima di essere indagato nell’inchiesta pavese che ipotizza i reati di « peculato» e «turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente» nell’accordo di marzo tra l’ospedale e la multinazionale Diasorin per lo sviluppo dei test sierologici di diagnosi Covid, poi scelti in aprile in affidamento diretto dalla Regione per 500.000 kit da sperimentare.

Per il procuratore Mario Venditti e il pm Paolo Mazza, la cancellazione delle chat «rappresenta l’evidente volontà di celare informazioni estremamente rilevanti e con ogni probabilità compromettenti sia per Venturi che per altri». Ecco perché «l’individuazione dei partecipanti ai gruppi di whatsapp, evidenziati dalla polizia giudiziaria in sede di esame forense» del telefono di Venturi, «potrebbe consentire di ricostruire la cronologia dei dialoghi intercorsi in un periodo di estremo interesse attraverso l’esame dei loro telefoni». E qui gli aspetti delicati sono due. Il primo è che il decreto di perquisizione non esplicita in base a quali elementi siano ritenuti interlocutori delle chat le persone alle quali ieri sono stati copiati i telefoni. Il secondo è che la Procura di Pavia ha scelto di prendere l’intero contenuto, e non di fare (come invece in altre occasioni altre autorità giudiziarie) una ricerca per «parole chiave»: dunque le persone — come garanzia che le loro relazioni professionali e private (slegate da Diasorin) non siano conosciute dagli inquirenti e poi da tutti al deposito finale degli atti, fuori dai canoni di pertinenza e proporzionalità — hanno solo la mezza riga del decreto che assicura che i telefoni saranno esaminati «limitatamente all’alveo dei fatti oggetto di contestazione penale».

Prevedibile il ricorso al Tribunale del Riesame, ma anche che nel frattempo il contenuto possa essere già esaminato dalla Gdf e dal perito dei pm. Tanto che in passato, in situazioni analoghe, altre Procure preferirono adottare strumenti procedurali che comportassero un contraddittorio con le parti nell’esame della copia forense. In attesa delle reazioni delle altre persone (il capo della segreteria di Fontana ed ex compagna di Matteo Salvini, Giulia Martinelli, oltre a Francesco Bombelli, Marco Giachetti, Emanuele Monti, Loredano Pollegioni, Matteo Santoro e Luca Simonato), il primo a dolersi è l’avvocato di Fontana, Jacopo Pensa, che peraltro nel telefonino di Fontana avrà sicuramente molti messaggi sulla linea difensiva nell’inchiesta milanese nella quale il presidente è indagato per i camici forniti alla Regione dal cognato: «È grave che la perquisizione sia avvenuta con modalità non pertinenti alle finalità dell’operazione, con un decreto non circostanziato ma applicabile a chiunque, e con evidenti criticità di carattere costituzionale, vista l’ovvia presenza di conversazioni di carattere istituzionale nel cellulare di Fontana. Sarebbe stato sufficiente un invito a fornire i dati telefonici per raggiungere il medesimo risultato investigativo».

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