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Corte Usa sospende lo stop di WeChat. TikTok, la Cina minaccia il blocco di Apple e Trump ci ripensa: divieto slitta al 27, ok a patto con Oracle

Apple e altre grandi aziende americane incluse dal governo di Pechino in una lista di società straniere ritenute pericolose per la sicurezza nazionale

dal nostro corrispondente Riccardo Barlaam

Trump approva, controllo TikTok a Oracle e Walmart

4' di lettura

NEW YORK - Apple e altre grandi aziende americane come Boeing, Cisco e FedEx rischiano di essere vietate in Cina. Parte della dura risposta del governo di Pechino che ha annunciato, attraverso il ministero del Commercio, maggiori dettagli su una lista di società straniere ritenute pericolose o potenzialmente pericolose per la sicurezza nazionale, lo sviluppo economico e gli interessi cinesi. E Donald Trump ci ripensa e benedice la proposta di accordo di Oracle-Walmart per entrare nel capitale della popolare app cinese finita nel mirino della Casa Bianca.

Intanto, la corte Usa sospende lo stop di WeChat deciso da Donald Trump. Il giudice Laurel Beeler ha infatti emesso un'ingiunzione preliminare per bloccare lo stop che dovrebbe scattare nelle prossime ore, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Bloomberg.

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Divieto a import-export
La nuova policy della Cina entrata in vigore sabato 19 settembre contro le aziende americane prevede il divieto all'import e all'export, il blocco degli investimenti, restrizioni nei permessi di residenza e nei visti per gli executive delle corporation Usa presenti nell'elenco. La prima lista delle società bandite, che sarebbero una quindicina, è pronta. Ma non è stata volutamente diffusa dalle autorità cinesi: indiscrezioni sulle aziende sanzionate sono state riportate da diversi media governativi, tra cui il Global Times che ha definito le ultime mosse dell'amministrazione Trump «un’estorsione in stile mafioso». Come a rimarcare la discrezionalità delle decisioni di Pechino, che verranno modulate seguendo gli esiti delle ultime partite aperte nella guerra fredda tecnologica tra le due superpotenze e le decisioni di Trump.

Il bando Usa a TikTok e WeChat
Il governo cinese ha parlato per la prima volta dell'esistenza della “entity list” contro le big company Usa nel maggio 2019 dopo le sanzioni americane contro Huawei. Ma finora non aveva mai spiegato nei dettagli le conseguenze dell'elenco del ministero del Commercio, nonostante il divieto imposto dalla Casa Bianca lo scorso anno alle forniture delle società americane di chip e software verso Huawei. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il bando di venerdì deciso dal Dipartimento al Commercio contro TikTok e WeChat.

Bando che sarebbe dovuto scattare alla mezzanotte tra domenica e lunedì ma è stato rinviato al 27 settembre - rinviato e non ritirato, segno di una partita ancora aperta - quando sia la popolare app di video brevi che il servizio di messaggistica e di pagamenti elettronici verranno rimossi dagli store digitali di Apple e Google negli Stati Uniti.

TikTok non potrà essere più scaricata a nuovi utenti ma continuerà a funzionare fino al 12 novembre per i cento milioni di utenti attivi americani, in attesa della conferma della decisione annunciata da Trump che ha ipotizzato una sede in Texas per la nuova società di TikTok mentre saliva sull’elicottero presidenziale Marine One per un comizio elettorale in North Carolina. Una newco con la cordata americana Oracle-Walmart che dovrebbe entrare in TikTok con una partecipazione del 20% del capitale, con quote azionarie del 12,5% e 7,5% rispettivamente, secondo la proposta presentata alla Casa Bianca e la prospettiva finale di una quotazione della nuova società a Wall Street entro 12 mesi.

Nuova causa di TikTok
TikTok e la parent company ByteDance hanno presentato un ricorso a un tribunale federale di Washington contro l'amministrazione americana – si tratta della seconda causa dopo quella avviata a Los Angeles dove ha sede la società - chiedendo al giudice di bloccare la decisione dello stop della app negli store digitali in ragione della «violazione dei diritti di espressione» garantiti dal Primo Emendamento della Costituzione e per la «distruzione irreversibile» del business americano.

TikTok che è la terza società al mondo per ricavi pubblicitari digitali tra i social network, è controllata dalla cinese ByteDance che ha già il 40% del capitale sociale in mano a investitori americani e il 15% alla giapponese Softbank, con il restante 45% ripartito tra il fondatore Zhang Yiming e i dipendenti della società.

WeChat, controllata dal gigante tecnologico cinese Tencent, ha 1,2 miliardi di utenti globali. E' stata scaricata 22 milioni di volte negli Stati Uniti dal 2014, dove conta 3,3 milione di utenti attivi secondo i dati di App Annie. Sorta di WhatsApp, molto popolare tra i cinesi della diaspora, è anche un servizio di money transfer e di pagamento elettronico: il suo spegnimento penalizzerà grandi aziende americane attive nell'e-commerce come Walmart, che ha un'importante presenza sul mercato della gdo cinese ed Apple.

Apple, Boeing & co
Il divieto cinese alle aziende made in Usa potrebbe essere davvero pesante. Apple lo scorso anno ha venduto 44 miliardi di dollari di prodotti di elettronica di consumo sul mercato cinese, che vale un quinto del suo giro di affari globale. In Cina inoltre la casa della mela morsicata produce gran parte dei suoi apparati elettronici. Lo stop ad Apple creerebbe conseguenze pesanti a tutta la supply chain danneggiando anche centinaia di migliaia di lavoratori cinesi impegnati negli stabilimenti dei fornitori e dei subfornitori di Apple.

Oltre alla casa degli iPhone nella entity list, secondo i media cinesi, ci sarebbero la società di semiconduttori Qualcomm e la multinazionale di apparati di rete Cisco. Il colosso aerospaziale Boeing con tutti gli ordini di aerei di Pechino sospesi. FedEx finita nel mirino per essersi rifiutata di consegnare nei mesi scorsi i pacchi di Huawei negli Usa. Il colosso bancario britannico Hsbc, che secondo i media cinesi ha favorito con le sue informazioni alle autorità l'arresto della Cfo di Huawei Meng Wanzhou in Canada il primo dicembre 2018.

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