14 luglio 2020 - 10:45

Coronavirus, Peta scrive a Conte: «Segua l'esempio olandese, stop agli allevamenti per le pellicce»

Lettera al premier e ai ministri Bellanova, Speranza e Costa: «Ogni anno 200 mila animali trascorrono un’esistenza infernale nelle gabbie. È ora di voltare pagina»

di Alessandro Sala

Coronavirus, Peta scrive a Conte: «Segua l'esempio olandese, stop agli allevamenti per le pellicce»
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Anche l’Italia segua l’esempio dell’Olanda, che ha deciso di anticipare il divieto di allevamento sul proprio territorio degli animali da pelliccia dopo che alcuni focolai di Covid-19 sono stati riscontrati in alcuni allevamenti di visoni, con passaggio del coronavirus anche ad alcune persone che vi lavoravano. È la richiesta che la sezione italiana dell’associazione animalista internazionale Peta (People for Ethical Treatment of Animals) rivolge al premier Giuseppe Conte e ai ministri Teresa Bellanova (Politiche agricole), Roberto Speranza (Salute) e Sergio Costa (Ambiente) a cui sollecita anche un incontro per un confronto sul tema. Nelle settimane scorse una richiesta in tal senso era partita anche da Michela Vittoria Brambilla, deputata di Forza Italia e presidente dell’intergruppo parlamentare per i diritti degli animali, che aveva presentato un’interrogazione al governo chiedendo di avviare le procedure per lo stop agli allevamenti di animali .

I visoni nelle gabbie

«Il Parlamento olandese ha votato a stragrande maggioranza per l’attuazione del divieto — spiega Patrizia Re, rappresentante di Peta in Italia, in una lettera al capo dell'esecutivo —. In questo modo l’Olanda si unirà ad Austria, Svizzera, Regno Unito e molti altri Paesi che hanno vietato l’allevamento di animali destinati alla produzione di pellicce. Esortiamo l’Italia a fare lo stesso come atto imperativo di salute e sicurezza». Per Peta gli allevamenti di visone, ancora presenti in Italia, non sono molto diversi dai mercati di animali vivi dei Paesi orientali, dove secondo il parere quasi unanime degli esperti avrebbe avuto origine l’attuale coronavirus. «Ogni anno — fa notare Peta a Conte —, in queste strutture circa 200.000 visoni vengono ammassati uno accanto all’altro in file di gabbie metalliche. Le loro urine, escrementi, pus e sangue possono facilmente contaminare le gabbie adiacenti. Molti impazziscono e ricorrono all’automutilazione o al cannibalismo verso i loro compagni di gabbia a causa dell’estremo stress causato dalla prigionia. Infezioni, piaghe e ferite aperte invariabilmente non vengono curate».

Il rischio sanitario

E ancora: «I visoni vengono uccisi quando hanno solo circa 6 mesi di vita, stipati a dozzine dentro un contenitore e gassati a morte. Come possono confermare gli esperti di sanità pubblica, i visoni possono trasportare o trasmettere un’ampia varietà di batteri e virus zoonotici, tra cui LA-MRSA, epatite E, influenza e salmonella». Insomma, il sovraffollamento che è tipico di molti allevamenti, anche di animali destinati al consumo umano, è la condizione che può favorire la diffusione degli agenti patogeni zoonotici, ovvero di origine animale, come lo sono state tutte le principali epidemie degli ultimi decenni, con il rischio dello spillover, il salto di specie, che può determinare il passaggio agli esseri umani. E in Italia, rileva ancora Peta, gli allevamenti di visoni sono incidentalmente concentrati nelle regioni del nord più colpite dalla pandemia.

«Agire con urgenza»

Al capo del governo viene chiesto di dare seguito ad alcune sue parole pronunciate pubblicamente nei giorni della crisi: «Lei di recente ha dichiarato: “Adesso bisogna guardare al futuro. Noi non possiamo pensare di ripristinare la vecchia normalità. Dobbiamo assolutamente affermare una nuova normalità ” e che “non è sufficiente riformare il Paese. Dobbiamo reinventare il Paese che vogliamo”. Per motivi di benessere degli animali e di sicurezza umana, è giunto il momento di reinventare l’Italia come nazione libera dalle pellicce, aspetto sostenuto da oltre il 90% della popolazione. La prego di agire con urgenza e di portare avanti le proposte di legge che aboliscono gli allevamenti di animali da pelliccia in Italia».

La posizione degli allevamenti

Il caso dei visoni olandesi aveva destato particolare preoccupazione nelle settimane scorse. Dopo la scoperta di alcuni focolai e l’accertamento del contagio di alcuni lavoratori, erano stati adottati provvedimenti drastici, come l’abbattimento di tutti i capi allevati. E a seguire la decisione di anticipare un provvedimento, quello del bando degli allevamenti finalizzati alla produzione di pellicce, che già era prevista nel Paese a partire dal 2024. Proprio negli stessi giorni l’Associazione italiana pellicceria (Aip) aveva invece diramato una nota sottolineando che gli allevamenti italiani risultano indenni al Covid-19 e che pertanto gli allevamenti regolari «non rappresentano alcun rischio per lo sviluppo di focolai di epidemia e non sono assolutamente paragonabili per condizioni igieniche e pratiche gestionali ai mercati di animali selvatici attualmente al centro delle preoccupazioni globali».

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