12 luglio 2020 - 07:00

Brozovic passa col rosso, positivo all’alcoltest: patente ritirata. Una spina in più per l’Inter di Conte

Il centrocampista croato a bordo della sua Rolls Royce Cullinan viene fermato dai Carabinieri vicino ai Navigli: non era del tutto ubriaco, ma aveva superato i limiti. Un problema in un momento di tensione tra la società e l’allenatore

di Guido De Carolis Gianni Santucci

Brozovic passa col rosso, positivo all'alcoltest: patente ritirata. Una spina in più per l'Inter di Conte
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A fine febbraio 2019 l’Inter era in frantumi. Luciano Spalletti aveva litigato con Mauro Icardi e la ciclonica moglie Wanda debordava con attacchi velenosi. Il neo ad nerazzurro Beppe Marotta, paziente e navigato porporato del calcio, predicava calma e guardava al futuro. Aveva già scelto Antonio Conte. Il via libera l’aveva ricevuto a novembre, durante il primo viaggio in Cina, dal patron di Suning, Jindong Zhang: «Serve qualcuno con il lanciafiamme», la sintesi del gran capo cinese. Non sbagliata, visto quanto accaduto qualche sera fa a Marcelo Brozovic.

Una Rolls Royce Cullinan (motore da 600 cavalli, prezzo sopra i 350 mila euro) viene di solito notata nel traffico di Milano. Ma nessuna pattuglia avrebbe probabilmente fermato l’auto se nel cuore della notte tra venerdì e sabato non fosse passata con il semaforo rosso in piazzale Cantore, non lontano dalla movida dei Navigli: e così un equipaggio dei Carabinieri l’ha seguita e intercettata per un controllo poche centinaia di metri dopo, in viale Papiniano. Alla guida, il centrocampista croato dell’Inter, Brozovic. I militari, come da prassi nei controlli notturni, hanno chiesto al giocatore di soffiare nella macchina per l’alcol test. Risultato: il calciatore non era del tutto ubriaco, ma comunque (seppur non di molto) sopra i limiti consentiti. In più, era passato col rosso. A questo si è aggiunta un’altra violazione per l’uso di auto straniere (la Rolls guidata da Brozovic ha la targa tedesca). Morale: i Carabinieri hanno ritirato la patente al nerazzurro.

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Brozovic l’ultimo di una lunga lista

Un dispiacere in più per Conte, arrivato all’Inter per sedare certi comportamenti. La prima immagine dell’ex c.t. della Nazionale in nerazzurro è uno scatto rubato mentre dialoga con l’area media dell’Inter. Per Conte la comunicazione è importante. Poche parole, spesso taglienti. Non ha filtri, Marotta sapeva chi sceglieva, non se n’è mai pentito. L’allenatore guarda tutto, decide le virgole. Basta con la «Pazza Inter», via pure l’inno allora. Cambiamento totale, perché «se non vinci da 9 anni...». La società aveva promesso di assecondarlo sul mercato, lui asseconda la società: Icardi, Nainggolan e Perisic salutano. Nella tournée estiva in Cina il primo allarme: «Mi aspettavo fossimo più avanti sul mercato». Marotta e Zhang incassano. Il mercato arriva, Lukaku è il diamante che copre altre mancanze. Partenza sprint, sei vittorie e il k.o. con la Juve. Il primo vero choc in Champions, a Dortmund, dopo il k.o. con il Borussia. Conte ne dice di ogni, soprattutto alla società. Marotta fa il pompiere. L’incantesimo inizia a incrinarsi al mercato di gennaio. Il tecnico vuole Vidal, il club gli dà Eriksen. La sconfitta con la Juve lo segna: «Sono più forti», ammette.

La ripresa è un disastro. Conte ha sempre vinto al primo anno: sfuma la finale di Coppa Italia, inciampa subito in campionato, escluso dalla lotta scudetto. Frusta squadra e società dopo l’1-2 con il Bologna. Marotta riattiva l’idrante. Strali sulla società dopo Verona. Zhang dalla Cina chiede lumi a Marotta. L’ad lo protegge. Conte domanda giocatori pronti per vincere. La società è convinta sia lui il «Top Player» per fare il salto. L’incomprensione è tutta lì e sta diventando un incendio difficile da spegnere.

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