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Corte Suprema, la procura di Manhattan può ottenere le dichiarazioni dei redditi di Trump e indagare

Schiaffo al Presidente, anche se boccia una simile richiesta del Congresso. Il magnate: sono un perseguitato politico

di Marco Valsania

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3' di lettura

New York – La Corte Suprema ha inflitto una severa sconfitta a Donald Trump, bocciando la sua richiesta di ricevere una totale immunità che lo protegga da inchieste giudiziarie. E autorizzando la procura distrettuale di Manhattan, guidata dal democratico Cyrus Vance Jr., a ottenere otto anni di dichiarazioni delle tasse del Presidente nelle sue indagini su pagamenti e operazioni illecite, a cominciare da bustarelle per compare il silenzio dell'attrice pornografica Stormy Daniels su una presunta relazione extraconiugale alla vigilia delle elezioni del 2016.

No al Congresso

La Corte ha tuttavia per il momento bloccato la parallela domanda del Congresso, da parte di commissioni della Camera a maggioranza democratica, di farsi consegnare numerosi documenti fiscali e finanziari relativi alle attività di Trump. Una richiesta presentata per investigare violazioni delle leggi sul finanziamento delle campagne elettorali, conflitti di interesse, indebita influenza di paesi stranieri e elusioni o truffe ai danni dell'erario. I due voti “salomonici” sono stati entrambi di sette contro due.

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Trump furioso

Trump ha subito reagito furioso alla sconfitta, per quanto non completa, perché comunque brucia immediatamente sotto il profilo politico oltre a esporlo a possibili future incriminazioni. «Questa è tutta una persecuzione politica», ha subito twittato. Le Corti in passato sono state più rispettose, ha aggiunto, “MA NON CON ME!”.

Documenti ancora segretati

I documenti, come risultato della doppia decisione, potrebbero non diventare di pubblico dominio – rimanere cioè coperti dal segreto nell'ambito delle procedure del Grand Jury a Manhattan - almeno fino alla elezioni. Ma la decisione rappresenta comunque uno schiaffo per Trump, ancor più data la composizione conservatrice della Corte Suprema, dove lui stesso ha nominato due alti magistrati.

Decisioni cruciali

Le decisioni sono considerate cruciali nello stabilire i confini dei poteri e doveri del Presidente e mettono Trump in compagnia di predecessori famosi per la lunghe e drammatiche battaglia legali. Simile peso in passato ebbero il caso contro il leader repubblicano Richard Nixon sulla consegna di registrazioni di conversazioni che portarono alle sue dimissioni sotto la scure dell'impeachment. E quello contro il democratico Bill Clinton, obbligato a testimoniare in una causa per molestie sessuali la quale portò poi al suo impeachment anche se venne assolto nel processo al Senato.

Nessuno è sopra le legge

La portata della decisione è stata tutta nelle parole della Corte. «Nessun cittadino, neppure il Presidente, è categoricamente al di sopra del dovere comune di produrre prove quando chiamato a farlo in un procedimento penale», ha scritto nella motivazione sul caso relativo alla Procura di Manhattan il presidente della Corte Suprema, John Roberts. Anche i due magistrati nominati da Trump alla Corte hanno votato qui con la maggioranza. Nel bocciare la richiesta congressuale, sempre Roberts ha invece indicato che i parlamentari non avrebbero considerato adeguatamente il problema della separazione dei poteri sollevata dalla vicenda. Vale a dire la separazione tra braccio esecutivo e legislativo.

Le richieste di documenti a Mazars e Deutsche Bank

I casi riguardavano non richieste rivolte direttamente a Trump ma a società terze che hanno rapporti con lui e i suoi affari. La richiesta della Procura di Manhattan era rivolta in particolare ai contabili di Trump, la società Mazars. L'altro caso riguardava la consegna di documenti da parte, oltre che dei contabili, di due banche attraverso le quali Trump, la sua organizzazione, la sua famiglia e suoi associati hanno condotto business, Deutsche Bank e Capital One. In questo secondo caso, i legali di Trump avevano argomentato che il Congresso non ha bisogno di questi documenti per ragioni legislative, quindi che si trattava di un abuso e di violazione della separazione di poteri. La Camera aveva replicato che lavora a leggi che riguardano simili temi e che ha doveri e poteri di supervisione sull'esecutivo.


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