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Referendum, il fronte del No lancia l'offensiva. Il primo obiettivo è far saltare l'election day

(ansa)
Il comitato del No in conferenza stampa spiega che si creeranno squilibri tra le regioni: "In Calabria serviranno 335mila voti per eleggere un senatore. In Trentino-Alto Adige ne basteranno 170mila". Contro il taglio dei parlamentari si schiera Sinistra Italiana. Crimi: "Bene il voto dei cittadini"
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"Un elettore calabrese peserà nelle urne la metà di uno del Trentino alto Adige. Perché? Una volta tagliati i parlamentari, in Trentino basteranno 170 mila abitanti per eleggere un senatore, in Calabria spetterà a 335 mila mandarne uno a Palazzo Madama. Il Trentino Alto Adige potrà eleggere  almeno 6 senatori e altrettanti la Calabria nonostante la maggiore popolazione".

Potenza dei calcoli per mostrare come funzionerà male la riforma che taglia i parlamentari e perché quindi occorre votare No al referendum prossimo. Li fa l'avvocato e costituzionalista Felice Besostri che alla sua lunga agenda di ricorsi alla Corte costituzionale - in passato sulle leggi elettorali Porcellum e Italicum - ora aggiunge quello contro l'election day del 20 e 21 settembre e il referendum costituzionale sulla riforma voluta dai 5Stelle, che riduce i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200.


Il fronte del No al referendum lancia l'offensiva. A fare la prima mossa è il Comitato per il No al taglio del Parlamento (una costola di quel comitato nato contro la riforma di Renzi) che ha presentato una valanga di ricorsi presso i Tribunali civili dei capoluoghi di distretto di Corte d'Appello di 11 Regioni comprese le sei (a cui va aggiunta la Valle d'Aosta) che andranno al voto appunto il 20 e 21 settembre. Ne fanno parte tra gli altri Massimo Villone, Anna Falcone, Alfonso Gianni, Domenico Gallo.

Tra round formali - i ricorsi - e contestazioni politiche, il comitato spera ancora di fare saltare il banco dell'election day.

Contro il taglio dei parlamentari si schiera anche Sinistra italiana con un documento della direzione del partito: "E' un errore il taglio dei parlamentari, che in assenza di ulteriori correttivi rischia di compromettere gli equilibri costituzionali, oltre ad allontanare milioni di cittadini dal contatto con le istituzioni". Sinistra italiana si prepara alla campagna per il No. 

Mentre i comitati per il No che fanno capo alla Fondazione Luigi Einaudi danno battaglia cominciando da un confronto su Facebook con l'avversario Vito Crimi, il capo del Movimento che alla riforma costituzionale anti casta ha legato gran parte della propria identità politica.

Dal comitato No al taglio del Parlamento vengono una serie di osservazioni giuridiche. Spiega Besostri: "Nei referendum costituzionali il popolo è legislatore costituzionale, la più alta funzione normativa del corpo elettorale, che non va confusa con l'elezione di assemblee rappresentative regionali e/o comunali.  Il primo è esercizio della democrazia diretta... le seconde sono esercizio della democrazia rappresentativa".

Quindi l'obiettivo principale è quello di fare saltare in ogni modo l'election day. Anche se i tempi sono ristretti, non si sa quando ci sarà la pronuncia sui ricorsi (a parte quello al Tar del Lazio, che dovrebbe essere il 20 luglio), e perciò sembra una mission impossible.

"Si ottiene un risultato di pancia in cui si fa credere di avere ridotto i costi del Parlamento che così funziona meglio. No, funziona peggio e si mette a rischio l'intero funzionamento della democrazia", rincara Falcone. "Il popolo deve sapere che in questo modo si cambia il cuore della Costituzione", sempre Besostri. Per Gianni e Gallo sta accadendo una cosa strana: "Eccetto i 5Stelle, nessuno si vanta più di questa riforma e il fronte per il Sì sembra sfilacciarsi". Gianni scommette su sorprese da quell'altra parte della barricata. Ma certo il Si è in forte vantaggio, avendo dalla sua sia la maggioranza giallo-rossa che il centrodestra.

Il reggente M5S Vito Crimi, invitato a un evento della Fondazione Einaudi - schierata per il no al taglio - dice a Repubblica: "Abbiamo accolto con serenità la richiesta di referendum confermativo sul taglio dei parlamentari, perché ogni qualvolta i cittadini sono chiamati a pronunciarsi su riforme così importanti la partecipazione fa solo bene. La riduzione dei parlamentari poteva essere fatta anche con un dimezzamento dei parlamentari che era anche un nostro obiettivo principale. Poi si è arrivati alla riduzione del 40% tra Camera e Senato. È un tema che ricorre da tempo e che riguarda ragioni di carattere economico con un risparmio dei costi,  ma anche l'ottimizzazione dell'attività parlamentare".
 

 
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