il divieto della bielorussia

Niente Italia per i bambini di Chernobyl: il Covid blocca i soggiorni terapeutici

Protestano le famiglie che sinora li hanno accolti in Italia. Le associazioni chiedono l’apertura di un tavolo tecnico e la ripresa degli arrivi tra ottobre e dicembre

di Annarita D'Ambrosio

(Agf)

3' di lettura

Una tragedia infinita quella di Chernobyl, da ultimo approdata in tv con una fortunata serie tra le più viste nei giorni di confinamento da coronovirus. Le vittime di quel disastro ne portano i segni ancora oggi ed i bambini rimasti orfani sono i più bisognosi di aiuto, ieri come oggi. E a tutto questo ora si aggiunge il blocco dei soggiorni terapeutici in Italia deciso dalla Bielorussia per via del coronavirus.

I dati dell’accoglienza in Italia
L’Italia è in prima fila nell’accoglienza sin da quel 1986 che chi ha vissuto, anche se da lontano, non può dimenticare. I dati sono fermi al 2015, ma danno l’idea delle dimensioni del disastro: fino a 5 anni fa erano stati accolti 10.800 minori soli, di cui 7.829 bielorussi, soprattutto nelle regioni del Nordest: età prevalente dagli 8 ai 13 anni.

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Il numero dei minori arrivati in Italia ha subito un calo progressivo nel corso degli anni. Intuibili le motivazioni: il forte impatto emotivo della catastrofe nucleare è andato diminuendo col passare del tempo. Hanno poi giocato un ruolo anche la crisi economica e il cambiamento sociale del tessuto familiare.

Il blocco degli arrivi nel 2020
Questo fino al blocco deciso in questi mesi, un blocco contro il quale si sono pronunciate le famiglie disponibili all’accoglienza. A causa della diffusione del Covid-19 nel territorio italiano, lo scorso 26 febbraio le autorità della Repubblica di Belarus (Bielorussia) hanno sospeso momentaneamente i progetti di accoglienza. Sulla base del progressivo miglioramento dei dati nazionali, e facendo seguito alla ripresa di tutte le attività dopo la fase di lockdown, una parte delle Associazioni organizzatrici ha lavorato insieme alle autorità italiane proponendo anche dei protocolli di sicurezza, per riprendere gli arrivi. Le famiglie italiane, dal canto loro, hanno offerto la totale e incondizionata disponibilità a rispettare tutte le necessarie misure a tutela della loro salute e della salute pubblica che sarebbero state proposte.

Aiuto è arrivato anche dalla politica: il 2

5 giugno il Comitato tecnico costituito dai rappresentati dei tre ministeri interessati - Lavoro e Politiche Sociali, Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, Salute - si è espresso favorevolmente alla ripresa dei progetti di accoglienza, con una subordinazione alla pubblicazione della lista dei Paesi extra Schengen, i cui cittadini, dal 1° luglio, avrebbero potuto a qualsiasi titolo fare nuovamente ingresso nell'Unione europea.

Non rientra la Bielorussia, ma il Consiglio europeo ha previsto che, in situazioni di particolare importanza e valore sociale, si possa fare comunque ingresso in un Paese dell'Unione Europea. Nonostante trattasi di viaggi umanitari, il Comitato dei minori ha comunicato con una mail ad alcune Associazioni che si occupano di accoglienza la sospensione dei progetti per tutta l’estate 2020, non permettendo così l'arrivo dei bambini nel mese di agosto.

Le richieste delle famiglie
Per le famiglie che sinora hanno accolto i bambini di Chernobyl è una decisione non coerente con l'ingresso in Italia, senza controlli e senza tutele, di persone provenienti da altri Paesi che sono poi risultate positive al coronavirus. Pertanto chiedono alle autorità italiane che: vengano convocati con urgenza i rappresentanti delle associazioni, che fino ad oggi si sono occupate della ripartenza dei soggiorni; che venga aperto un tavolo tecnico per valutare già a partire dal mese di agosto l'arrivo dei bambini con un protocollo di sicurezza e con il rilascio di un visto Italia che non ci vincoli così come previsto dal Consiglio europeo; che si predispongano ulteriori linee guida di sicurezza sanitaria per le accoglienze future (ottobre e dicembre) così da far ripartire i soggiorni terapeutici e solidaristici nel nostro Paese.


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