«Il coronavirus continua a propagarsi nell'aria»: l'appello di 239 scienziati

Centinaia di studiosi stanno esortando l'Organizzazione Mondiale della Sanità a prendere sul serio la trasmissione aerea, affermando che non solo le goccioline d'acqua - i cosiddetti droplets - ma anche minuscole particelle possono contribuire a diffondere il coronavirus
«Il coronavirus continua a propagarsi nell'aria» l'appello di 239 scienziati

Più di 200 scienziati in oltre 30 paesi affermano che l'Organizzazione Mondiale della Sanità non stia facendo abbastanza per affrontare il problema della dispersione del coronavirus nell'aria.

In una lettera intitolata "È tempo di affrontare la trasmissione aerea del Covid-19" riportata dal New York Times, gli scienziati hanno esposto l'argomento che stanno ribadendo da mesi: il coronavirus non si diffonde solo attraverso grandi goccioline (droplets) e contatti diretti con persone infette, ma anche attraverso particelle microscopiche che indugiano nell'aria e infettano quelle vicine quando sono inalate all'interno dei polmoni.

Significa che ambienti interni affollati o scarsamente ventilati come bar, ristoranti, scuole e uffici sono particolarmente pericolosi e spiegherebbero una serie di incidenti di "super diffusione", specialmente se gi avventori non indossano la mascherina e non rispettano le previste misure di distanziamento sociale.

La lettera, in attesa di essere pubblicata sulla rivista Clinical Infectious Diseases, è stata scritta da Lidia Morawska, esperta in trasmissioni per aerosol della Queensland University of Technology a Brisbane, e Donald Milton, docente di Salute Ambientale all'Università del Maryland, ed è stata approvata da 239 scienziati provenienti da 32 paesi.

Gli studiosi di tutto il mondo stanno tentando da mesi di lanciare l'allarme a proposito dei rischi della trasmissione aerea, ma agenzie di Sanità Pubblica come l'OMS non avrebbero dato il giusto peso alla cosa, costringendo gli scienziati a compiere l'insolito passo di pubblicare questa lettera.

Le linee guida attuali dell'OMS affermano che il COVID-19 è diffuso principalmente da grandi goccioline respiratorie che cadono rapidamente a terra una volta espulse dai pazienti infetti attraverso la tosse e gli starnuti. Il consiglio dell'OMS di fermare la diffusione del coronavirus si è finora concentrato sulle misure di distanziamento sociale e sul lavaggio regolare delle mani, ma non si è ancora detto che le protezioni per il viso, come mascherine e visiere in plexiglass, dovrebbero essere obbligatorie in qualsiasi situazione.

Intervistato dalla CNN, Milton si è detto molto preoccupato, soprattutto per quei luoghi degli Stati Uniti in cui le persone si affollano in ambienti scarsamente ventilati e conversano ad alta voce, aumentando la quantità di particelle diffuse da eventuali soggetti infetti. Primi fra tutti: gli edifici scolastici e i dormitori nei campus universitari, i bar e le chiese, dove le persone cantano e si riuniscono.

Non per nulla, la situzione ricontrata negli Stati Uniti sembrerebbe confermare le affermazioni contenute nella lettera. Nelle ultime settimane, quando gli Stati hanno riaperto uffici, bar e ristoranti, si è verificata un'ondata di casi in quasi tutti gli angoli del paese, con almeno 32 stati che continuano a segnalare un numero crescente di infezioni. Nonostante le silenziose celebrazioni del 4 luglio dello scorso fine settimana, domenica sono stati segnalati quasi 50.000 nuovi casi, con la California che ha registrato un record di 11.700 casi nell'arco di sole 24 ore.

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