Domiciliari per Enza Colavito, accusata di aver fatto da tramite tra Roberto Rosso e l’‘ndrangheta

L’imprenditrice vercellese ha scelto di essere giudicata con rito ordinario: saranno i giudici di Asti a pronunciarsi sul caso

Roberto Rosso

Roberto Rosso

TORINO. Enza Colavito lascia il carcere. Il Tribunale di Asti ha disposto gli arresti domiciliari per l’imprenditrice vercellese accusata di aver fatto da tramite tra l’ex assessore regionale Roberto Rosso e alcuni personaggi vicini alla locale di ‘ndrangheta di Carmagnola. La donna era stata arrestata dalla Guardia di finanza lo scorso 20 dicembre nell’ambito dell’inchiesta «Fenice» sulle infiltrazioni della criminalità organizzata in Piemonte. Un’indagine che ha coinvolto anche l’ex esponente di Fratelli d’Italia Roberto Rosso, accusato di voto di scambio politico-mafiosi per le elezioni regionali 2019. Anche a Rosso, difeso dall'avvocato Giorgio Piazzese, nei giorni scorsi, il giudice ha concesso i domiciliari. Richiesta che era stata respinta già due volte, nonostante il parere favorevole della Procura. 

Secondo la ricostruzione degli investigatori, l’imprenditrice, insieme al suo «tuttofare» Carlo De Bellis, avrebbe messo in contatto il politico con Onofrio Garcea e Francesco Viterbo: il primo considerato dagli inquirenti un emissario a Torino del clan Bonavota (di Vibo Valentia), arrivato dalla Liguria per riorganizzare i gruppi dopo le retate dell’operazione «Carminius» lo scorso marzo; il secondo ritenuto il suo fedele braccio destro. «La mia assistita era inconsapevole della caratura criminale dei due – ha ribadito più volte il suo difensore, l’avvocato Alessandro Paolini – Glieli ha presentati De Bellis, il suo tuttofare. Lui era in difficoltà economiche e lei l’aveva assunto per dargli una mano». Colavito «non si è mai fidata – aggiunge il legale – Aveva percepito che i due erano dei «poco di buono» e, ad un certo punto, ha anche detto a De Bellis di voler ‘mandare a monte tutto’. Il giorno della ‘promessa elettorale’, quando Garcea e Viterbo vanno nell’ufficio di Rosso, Colavito non era presente e l’appuntamento era stato preso da De Bellis». Ora, aggiunge Paolini, «possiamo prepararci al dibattimento con più serenità». 

Colavito ha scelto di essere giudicata con rito ordinario. Saranno i giudici di Asti a pronunciarsi sul caso, come stabilito dal gup di Torino: i fatti contestati dalla Guardia di finanza, infatti, fanno riferimento alla locale di ‘ndrangheta di Carmagnola, territorio torinese che ricade però sotto la competenza del tribunale astigiano.

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