Anche se la quarantena è finita, l'occasione per continuate il nostro viaggio alla scoperta di piccole gemme da gustare tra le mura domestiche continua. Cosa vedere? Ve lo consigliamo noi. La serie tv di oggi: Gangs of London, al debutto su Sky Original il 6 luglio 2020 alle 21.15.

Perché guardare Gangs of London

Una nerissima Londra attraversata da bande micidiali e multietniche, una vera storia di gangster con quel sovrappiù di violenza cruda e parossistica che la distingue dai Padrini del passato, e un po’ persino dalle Gomorre odierne, che al confronto paiono compassate. Ed è su Sky Original la serie che ha strappato critiche entusiaste al debutto inglese e tenuto incollati alla tv milioni di spettatori. Il ritmo è quello inferocito impresso da due registi e creatori Gareth Evans e Matt Flannery, che un nome se lo sono fatti nel genere arti marziali tailandesi. L’inizio fa scattare subito il campanello d’allarme: inquadratura notturna sottosopra, un uomo a testa in giù appeso a un grattacielo e alle decisioni, che scopriremo micidiali, di Sean, il notevole Joe Cole. Chiuderete gli occhi, ma l’adrenalina è già in circolo.

Trama in pillole

Il glaciale Sean è il figlio di Finn Wallace, interpretato dall’irlandese Colm Meany, razza irlandese, uno dei grandi in circolazione. Comanda tutta Londra e la sua family da quaranta anni, imponendo una sorta di pax forzata alle diverse gang che si dividono i traffici illeciti. A ciascuno il suo, ai Wallace tutto. Ma al debutto della prima puntata Finn finisce ammazzato, Sean ne diventa l’erede assetato di vendetta e l’equilibrio malavitoso si spezza: in attesa della verità, la libertà di movimento viene proibita dai Wallace a tutte le gang. In un succedersi di violenze tanto efferate quanto ben filmate, con l’umana paura delle vittime (e talvolta dei carnefici) a fior di pelle, la serie narra una Londra sommersa, dove anche le diverse etnie hanno trovato un posto, benché all’inferno. E dove le donne sono presenze forti, benché dalla parte sbagliata: la boss russa, la vedova di Finn che nei flashback si rivela una impassibile cattiva maestra per i figli e persino l’erede ripudiata chissà perché, forse per dissidenza dal Male, rifugiata lontano dalla pericolosa casa di famiglia

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Personaggi

A rubare la scena è l’imperscrutabile, direste persino saggio, Lucian Msamati, l’amico di colore e braccio destro dello scomparso padrino, uniti da ragazzi da quello slogan che li metteva al bando entrambi, “No Irish, no black”. È lui a cercare di mantenere l’equilibrio stabilito dal boss scomparso e travolto dal cinismo survoltato del giovane erede. La sua è cattiveria senza eroina in vena.

Mood consigliato

La suggestione di un realismo quasi documentario si coniuga al tono esagerato, fuori le righe, stile Tarantino, ma depurato dai suoi vezzi. La serie naturalmente sfiora tutti i luoghi comuni del gangsterismo, ma li scansa abilmente grazie ad una regia che svolta continuamente verso la sorpresa, alzando il tiro e rivelandoci, nel singolare singolare incrocio di etnie, la diversity nel crimine. Protagonisti superlativi.

Cosa ricorderemo

L’iniziazione dell’adolescente Sean al crimine, sotto lo sguardo ansioso di mamma e papà come al primo giorno di scuola: “In questa vita, se non spari tu, sarà lui ad ammazzarti. Spara”. E poi l’eclatante rissa al pub, una vera e propria coreografia con mortali volteggi di vassoio e bicchieri usato in modo improprio. Non sveliamo la sorpresa.