3 luglio 2020 - 00:01

Kansas City 1984, il «Macellaio» e la villetta delle torture

Un film visto a 16 anni cambia la sua vita: Robert Berdella decide di diventare un cacciatore di uomini, che tortura per giorni, settimane. Quando li uccide, li fa a pezzi; verrà fermato dopo 6 omicidi

di Massimiliano Jattoni Dall’Asén

Kansas City 1984, il «Macellaio» e la villetta delle torture La casa di Charlotte Street a Kansas City dove Robert Berdella (a destra) attirava le sue vittime: le drogava, le violentava e infine le uccideva (foto Tribune/Getty)
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La stanza è immersa nella penombra, ma dalla luce che filtra attraverso le tende tirate, Jerry Howell è in grado di stabilire che è mattina. Ha da poco aperto gli occhi, ma un dolore lancinante alla testa gli impedisce di pensare lucidamente. Sa di aver bevuto la sera prima, ma non ricorda in tutta la sua giovane vita un post sbornia così devastante. Poi, quando tenta di alzarsi, un’ondata di panico gli fa dimenticare il dolore. Qualcuno lo ha legato al letto. Come flash in rapida successione, gli tornano alla mente alcune immagini spaventose. In tutte la figura di un uomo incombe su di lui, mentre il suo corpo prova dolori indicibili. Ed è in quel momento che una silhouette si staglia davanti alla finestra, le cui tende ora sono spalancate. La luce del sole inonda la stanza e Jerry realizza di non essere a casa sua. La figura gli si avvicina, a ogni passo diventa più grande. Alla fine prende le sembianze di un uomo massiccio, stempiato e coi baffi. Un uomo che Jerry conosce. Il ragazzo inizia a divincolarsi, ma è inutile. Quando l’uomo si china su di lui, sente un ago penetrargli nel braccio e pochi secondi dopo il sole di Jerry si frantuma per sempre. Quella stessa notte, il corpo del ragazzo viene macellato nel seminterrato di una casa al n. 4315 di Charlotte Street, a Kansas City. È il 5 luglio 1984 e inizia così questa storia dell’orrore, la storia del Macellaio di Kansas City.

Un ragazzo timido

Robert Berdella Jr. è un ragazzino intelligente quanto goffo e timido. Al liceo di Cuyahoga Falls, cittadina dell’Ohio dove è nato nel 1949, lo bullizzano perché ha difficoltà nel linguaggio e per gli occhiali dalle lenti spesse. A casa non va meglio. Il padre è un fervente cattolico che alle ossessioni religiose unisce la violenza. Non passa giorno che l’uomo non lo picchi o lo umili, preferendogli il fratello. Ma la morte improvvisa dell’uomo, a soli 39 anni, non è per Robert una liberazione. Quando la madre decide di risposarsi, il trauma porta il ragazzo a immergersi in un mondo solitario fatto di pittura e numismatica. Mosso da questi interessi, nell’estate del 1967 Robert si trasferisce a Kansas City per studiare arte. Ma lì trova solo la droga. Non riesce a diplomarsi, ma è bravo in cucina. Ben presto si fa un nome in città come chef, mentre apre un negozio di bizzarrie esotiche. Appena ha abbastanza soldi, Robert si trasferisce in Charlotte Street. Ed è qui, mentre i vicini di casa lo considerato un cittadino modello, che decide di mettere in scena il suo personale film dell’orrore.

La lezione del «Collezionista»

A 16 anni Berdella è rimasto impressionato da un film, Il collezionista, con Terence Stamp, che racconta di un timido impiegato che passa dalla caccia alle farfalle a quella alle donne, imprigionandole in cantina. Quel film diventa per il ragazzo un’ossessione. La prova generale è stato l’omicidio di Jerry. Ciò che ha provato mentre lo torturava e poneva fine alla sua vita è stata una potente scarica di adrenalina. Ora, la malabestia che vive dentro di lui sa che non potrà più farne a meno. Il 10 aprile 1985, un ex inquilino di Berdella, il 23enne Robert Sheldon, bussa alla porta della villetta di Charlotte Street. Il ragazzo cerca un posto dove dormire. Robert lo invita a restare e gli offre una bibita dove ha sciolto un mix di Valium e acepromazina. Per tre giorni Sheldon viene sottoposto a ogni genere di violenza. Ma l’orripilante passatempo è interrotto da un operaio venuto per aggiustare il tetto. Il prigioniero ora è un pericolo. E Sheldon segue il destino di Jerry Howell. Dopo averlo soffocato con una busta di plastica, Berdella dissangua nella vasca da bagno il corpo, che fa poi a pezzi nel seminterrato. La testa, invece, è sepolta in giardino.

Il ritrovamento del corpo di una delle vittime nel giardino della casa di Robert Berdella, il «cacciatore di uomini», in Charlotte Street a Kansas City Il ritrovamento del corpo di una delle vittime nel giardino della casa di Robert Berdella, il «cacciatore di uomini», in Charlotte Street a Kansas City

Come mosche nella trappola del ragno

Il gioco però è finito troppo presto e il mostro vuole carne fresca. Nel giro di poco, altri due ragazzi scompaiono nel seminterrato. E sono come mosche che cadono da sole nella trappola del ragno. Il primo, Mark Wallace, una sera di giugno del 1985 pensa di ripararsi dalla pioggia nel capanno degli attrezzi di Berdella. L’uomo lo trova e lo invita in casa. Il ragazzo sta vivendo un periodo difficile ed è molto in ansia. Berdella gli propone un’iniezione di clorpromazina per rilassarsi. Mezz’ora dopo il Macellaio ha un nuovo schiavo legato nella stanza da letto. Ma Mark regge alle torture pochi giorni. Così, Berdella annota sul diario degli orrori — che tiene dal primo delitto — la morte del ragazzo alle 7 di sera del 23 giugno. Tre mesi dopo, il 26 settembre, è James Ferris a telefonare a Berdella chiedendo un posto per dormire. Il Macellaio predispone tutto per il suo arrivo. Il ragazzo verrà torturato per 27 ore con iniezioni e scosse elettriche ai genitali, che vengono anche trafitti con lunghi aghi ipodermici. Alla fine, sul diario poche scarne annotazioni: «Non riesce a stare in piedi per più di 1015 secondi», il respiro è diventato «molto affannoso» e, infine, quando il ragazzo muore, un glaciale «esperimento terminato».

Lo stesso agghiacciante copione

Con la morte di Ferris, il demone che agita Berdella sembra acquietarsi. La tregua dura un anno. Il 17 giugno 1986 l’uomo incontra Todd Stoops, un prostituto occasionale che aveva già ospitato insieme alla moglie. E il copione si ripete: il ragazzo viene drogato e immobilizzato. Ma le torture questa volta sono così estreme da devastargli alcuni organi interni. Le ferite si tramutano in setticemia. Robert però non è pronto a lasciare il suo giocattolo. Inietta a Stoops antibiotici per cani e disinfettanti. Nell’ultimo giorno della sua prigionia, Stoops è così debole da non essere più in grado di «respirare in posizione seduta», come registra immancabilmente il Macellaio. La vita abbandona il suo corpo la mattina del 1° luglio 1986. Nessun giornale riporta la scomparsa di questi ragazzi, nessuno cerca degli sbandati. E Berdella ha tutto il tempo per progettare un nuovo abominio.

La fine di Larry dopo sei settimane

Il 23 giugno 1987 la scelta cade su Larry Pearson, ventenne appena uscito di prigione e senza un posto dove stare. Anche lui finisce nella villetta di Charlotte Street, dove viene drogato e torturato. Le sevizie durano sei settimane. Pearson è più resistente degli altri, ma quando il ragazzo tenta di liberarsi mordendo il pene di Berdella, il suo destino è segnato. Il mostro si reca all’ospedale, dove viene ricoverato per alcuni giorni, ma durante la degenza si allontana, rientra a casa, soffoca Pearson con un sacchetto di plastica e torna in ospedale. Si libererà del cadavere il 7 agosto nel solito modo. La testa verrà sepolta in giardino in sostituzione di quella di Robert Sheldon, il cui teschio finisce in un armadio nella camera da letto.

La fuga di Christopher dalla finestra

A questo punto, mandiamo avanti le lancette dell’orologio un’ultima volta, sfogliamo velocemente il calendario e fermiamoci al 29 marzo 1988. È da poco passata la mezzanotte e Christopher Bryson, un bel ragazzo di 22 anni, viene rimorchiato da Robert. L’invito a passare la notte con quel quarantenne in sovrappeso sembra un modo facile per fare un po’ di soldi. E così, Bryson finisce come tutti gli altri. Legato alla spalliera del letto, per lui iniziano 4 giorni di torture. Il ragazzo grida, implora. Berdella gli mostra le foto che ha scattato a quelli prima di lui: «Se non fai il bravo finirai nella spazzatura come gli altri», gli dice. Ma la fortuna è dalla parte di Christopher. Una mattina, Berdella lega le mani del ragazzo davanti, anziché dietro alla schiena. Un errore fatale: Christopher si libera e si getta dalla finestra. Nudo e con una caviglia spezzata, il ragazzo si trascina in strada dove viene soccorso.

Le prove a carico e il gran giurì

Il 29 marzo 1988, dopo 6 vittime accertate, termina la mostruosa carriera del Macellaio di Kansas City. Perquisendo la villetta, la polizia trova il diario e una scatola con oltre 200 foto che ritraggono molte delle sue vittime. Il 22 luglio un gran giurì incrimina Berdella per l’omicidio di Larry Pearson. L’uomo patteggia per evitare la sedia elettrica e viene condannato all’ergastolo. Nei mesi seguenti si aggiungeranno altre 4 sentenze a vita, ma il Macellaio è già nel penitenziario di Jefferson City, dove lamenta di non essere trattato umanamente. Non mostrerà mai alcun pentimento, ma in prigione Berdella rimane solo 4 anni: fin quando un dolore acuto al petto lo fa stramazzare al suolo e il suo cuore di ghiaccio cessa di battere il pomeriggio dell’8 ottobre 1992.

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