STEFANO MANCINI
«Tutto bene in Italia?». Mario Andretti risponde dall’America. Il 28 febbraio ha festeggiato 80 anni, è stato campione in F1 nel 1978 con la Lotus, ha vinto la 500 Miglia di Indianapolis, la 500 Miglia di Daytona nella Nascar e una lunga serie di gare tra il 1959 e il 1994, anno dell’addio alle corse. 
«Sì, tutto bene grazie, cerchiamo di riprenderci». Istriano di nascita, di doppio passaporto italiano e americano, ha mantenuto un legame con le sue origini, a cominciare dalla lingua. «E’ un periodo difficile per tutti - dice - ma forse cominciamo a vedere un po’ di luce in fondo al tunnel. La Formula 1 in Austria, Indycar e Nascar a Indianapolis riprendono negli stessi giorni».
Andrà a vedere le due gare americane?
«Sicuro! Sono mesi e mesi che aspetto questo momento. Qui siamo tutti ansiosi di ricominciare».
E intanto darà un’occhiata alla Formula 1?
«Sì, sono sempre curioso di vedere come va la Ferrari. A Maranello ho trascorso momenti indimenticabili».
Però la situazione adesso è un po’ tesa...
«Sarà interessante vedere come si comporterà Vettel, visto che a fine stagione sarà sostituito da Sainz. Vedremo come si comporteranno questi due galletti, però di sicuro come qualità dei piloti la Ferrari è a posto. Charles e Seb saranno liberi di correre e sono convinto che non vedremo gli errori dell’anno scorso, ricordo in particolare il Brasile».
E’ stata una buona idea divorziare da Vettel?
«Mi dispiace tanto, perché è un pilota di valore, che ha dato un importante contributo alla Ferrari. In certe situazioni ci sono stati degli errori, però lui è capace di vincere in qualunque squadra. Vedremo dove finirà».
Di Leclerc che idea si è fatto?
«Una scelta azzeccatissima. E’ bravissimo, tanto che, con la poca esperieza che ha maturato, è capacissimo di puntare al titolo».
In assenza di un calendario definitivo, che circuito consiglierebbe a Liberty Media?
«Se avremo un secondo Gran premio d’Italia al Mugello, vorrà dire che questa pandemia almeno una conseguenza positiva la avrà avuta: correre per la prima e forse unica volta un Gp sul quel bellissimo circuito. Si parla anche di tornare in Portogallo, gli organizzatori cercano di affrontare la situazione nel modo migliore. Bisogna improvvisare, adattarsi, fare compromessi per salvare questa stagione. Spero che riescano a tirare fuori almeno 14-15 gare».
Tra l’altro, se al Mugello si corresse il 13 settembre, subito dopo Monza, sarebbe la millesima partecipazione della Ferrari a un Gp.
«Davvero? Ma è favoloso! Una grande festa proprio lì».
Secondo lei, la F1 dopo Ecclestone è migliorata con la gestione americana?
«In questa difficile situazione stanno facendo del loro meglio.  Ecclestone ha realizzato grandi cose per la F1 del suo tempo. Adesso tocca a Liberty Media».
La Ferrari sta valutando la partecipazione alla Indycar, in aggiunta alla F1: fa bene?
«Sarebbe bellissimo, li accoglieremmo a braccia aperte. C’era già un progetto nel 1986, ne parlai con il commendatore (Enzo Ferrari, ndr), ma poi non se ne fece nulla».
Ha seguito la vicenda di Zanardi? Lei è uno dei suoi idoli.
«Sì, povero Alex. Ho chiamato subito sua moglie Daniela. Non ho mai visto una persona così sfortunata. Adesso bisogna aspettare, si può soltanto pregare».
E’ amico anche di suo figlio Michael?
«Sì. Uscivamo spesso insieme, mi piaceva allenare con lui il mio italiano. Scherzavamo, gli dicevo che vinceva solo perché aveva le gomme migliori, in realtà era il pilota a fare la differenza. Il pubblico americano si entusiasmò per un suo sorpasso a Laguna Seca nella curva del cavatappi. Una manovra impossibile per tutti, ma non per lui».
Chi è l’Andretti più veloce?
«Io. Ma se parla con mio figlio Michael le dirà che è lui. E lo stesso mio nipote Marco».

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