Spettacoli

Arte: New York riparte con la mostra di Pariani, l'artista italiano che ha conquistato Tribeca

Dal 4 al 10 luglio le opere dell’artista lombardo tornano alla alla The Journal Gallery Tribeca: “Abbiamo ideato una esposizione virtuale con vendite online"

2 minuti di lettura
Da ragazzo ha rischiato di finire in brutti giri, ha perso tanti amici che hanno sbagliato strada, poi ha temuto di restare per sempre paralizzato a causa di un brutto incidente. Ma si è rialzato in piedi, ha ripreso in mano la sua vita e ha seguito l’istinto. E adesso è uno dei più apprezzati artisti dell’area di New York e una sua mostra riaprirà la stagione dell’arte nella Grande Mela dopo mesi di chiusura forzata a causa del coronavirus.
 
La storia di Marco Pariani, 34enne di Busto Arsizio, cresciuto nelle campagne di Varese e destinato a seguire le orme del padre falegname, somiglia alla favola che tanti “emigranti” di nuova generazione sono riusciti a vivere dall’altra parte della luna. Allergico alle regole sin da piccolo, cresciuto dal nonno partigiano, nome in codice Gringo, poi morto nell’incendio della sua casa – “E’ stata una cosa che mi ha segnato parecchio”, racconta – scopre già alle elementari che l’unica materia che gli interessa veramente è il disegno.
 
“Non ci volevo nemmeno andare alle superiori, non volevo studiare, ma i professori mi suggerirono il liceo artistico a Busto Arsizio. Feci architettura e design, mi diplomai senza fare una tesi ma solo un enorme disegno che srotolai sul pavimento il giorno dell’esame orale. Feci camminare sopra i professori, avevo rappresentato le fasi cruciali di quello su cui volevo discutere agli orali. Fu un successo e durante la consegna dei diplomi appesero la mia “tesi” sullo sfondo del palco complimentandosi con me. Fu strano, dopo anni in cui ricevetti solo critiche”.
 

Alla fine del liceo Pariani concilia la voglia di arte con il bisogno di mantenersi da solo. E dunque, lunghi notti al lavoro da cameriere e gli studi all’Accademia di belle arti di Brera: “I soldi erano sempre meno, un professore mi diede anche una borsa di studio ma facevo fatica a mantenermi quindi lasciai il mio posto da cameriere e iniziai come magazziniere. Furono i peggiori anni della mia vita, non riuscivo ad andare in accademia, alla fine mollai tutto e non mi sono mai laureato”.
 
In quegli anni, però, Pariani venne notato da alcuni appassionati e collezionisti di Milano, tra cui Ugo Macola (ora presidente dell’associazione Overart di Milano): “In base ai miei turni dipingevo il mattino oppure il pomeriggio, lavoravo quindi 12-13 ore al giorno, uscivo con gli amici e non dormivo mai, anni pazzi. Però vendevo bene e ho capito che l’arte sarebbe stata decisamente la mia strada”.
 
Nel 2014 l’incidente in bici, una macchina che lo travolge, la rottura delle vertebre e il rischio di  rimanere paralizzato dal busto in giù. Due anni dopo, la scelta drastica: partire per New York, trasferirsi nella Grande Mela, tentare di emergere nel posto più difficile e selettivo del mondo:
“Vivevo a Bushwick, vendetti un paio di lavori e quindi recuperai i soldi del viaggio, mi scrisse Pali Kashi, il capo di Safe Gallery di Brooklyn dopo aver visto alcune mie cose su Instagram, mi propose una mostra nella sua galleria. Da lì in poi è stato un crescendo”.
 

Le mostre a Los Angeles, le personali a Düsseldorf e Ginevra, le mie opere a NADA Miami, un’importantissima fiera internazionale che si tiene ogni dicembre: “Vivo a Brooklyn con mia moglie, ha acquistato un mio lavoro anche John Cheim, il capo della galleria Cheim & Read nell’Upper East side, uno che ha scritto e pubblicato monografie per artisti del calibro di Basquiat e Warhol, oltre ad essere un importante collezionista. John decise di piazzare una mia opera nel suo appartamento e di conseguenza suoi amici collezionisti hanno cominciato a chiedermi lavori e a far girare il mio nome in città e nel resto degli Stati Uniti”.
 
A febbraio Pariani espone alla The Journal Gallery di Tribeca, sembra il coronamento di un sogno,. Ma il Covid spazza tutto. Adesso, però, si ricomincia: dal 4 al 10 Luglio le opere dell’artista lombardo tornano proprio a Tribeca. Non sarà una vera e propria mostra visto che la galleria è ancora ufficialmente chiusa fino a settembre: “Abbiamo ideato una esposizione virtuale con vendite online – spiega Pariani – Sarà una cosa nuova, diversa, mancherà il contatto con il pubblico, ma dopo tutto questo tempo di stop resta una grande emozione”. Dalla vendita della mostra il 20 per cento del ricavato sarà devoluto a The Young Center, un'associazione che aiuta i bambini degli immigrati ad avere una vita migliore.