ROMA. È stato un incontro che lascia l'amaro in bocca quello in videoconferenza tra i pm di Roma e gli omologhi egiziani sul caso Regeni, il giovane friulano ucciso nel 2016 in Egitto. Nessuna risposta, infatti, è stata data al procuratore di Roma, Michele Prestipino e al pm, Sergio Colaiocco, alle domande tutto sommato semplici, contenute nella rogatoria inviata ad aprile nello scorso anno che permetterebbero però alla procura di Roma di processare i cinque agenti della National security indagati per il sequestro di Giulio. La procura di Roma, si legge in un comunicato dei magistrati, ha “insistito sulla necessità di avere riscontro concreto, in tempi brevi, alla rogatoria avanzata nell’aprile del 2019 ed in particolare in ordine all’elezione di domicilio da parte degli indagati, alla presenza e alle dichiarazioni rese da uno degli indagati in Kenya nell’agosto del 2017”. Una risposta che allo stato ancora non è arrivata dall'Egitto, perché la rogatoria sarebbe in fase di studio.

Chi era Giulio Regeni, il ricercatore ucciso a Il Cairo

“Il procuratore generale egiziano ha assicurato – si legge ancora nella nota inviata al termine dell’incontro avvenuto in video conferenza – che sulla base del principio di reciprocità le richieste avanzate dalla procura di Roma sono allo studio per la formulazione delle relative risposte”. Una comunicazione che ha lasciato di sasso i genitori di Regeni, Paola e Claudio. "A leggere il comunicato della procura di Roma è evidente che l’incontro virtuale di oggi con la procura egiziana è stato fallimentare". Affermano a loro volta in una nota i genitori del ricercatore friulano, difesi dall'avvocato Alessandra Ballerini.

"Gli egiziani non hanno fornito una sola risposta alla rogatoria italiana sebbene siano passati ormai 14 mesi dalle richieste dei nostri magistrati", spiegano e aggiungono: "e addirittura si sono permessi di formulare istanze investigative sull’attività di Giulio in Egitto. Istanze che oggi, dopo quattro anni e mezzo dalla sua uccisione, senza che nessuna indagine sugli assassini e sui loro mandanti sia stata seriamente svolta al Cairo, suona offensiva e provocatoria". Per questo, secondo i genitori della vittima, sarebbe necessario richiamare l'ambasciatore. "oggi questa è l’unica strada percorribile. Non solo per ottenere giustizia per Giulio e tutti gli altri Giuli, ma per salvare la dignità del nostro paese e di chi lo governa", spiegano Paola Deffendi e Claudio Regeni. 

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