28 giugno 2020 - 13:10

Egitto, danzatrice del ventre condannata a 3 anni di carcere per «atti osceni» per i video pubblicati su TikTok

Sama el Masry, 42 anni, è accusata dalla Procura del Cairo di «atti osceni in pubblico», «incitamento alla prostituzione» e «violazione dei valori familiari della società egiziana»

di Chiara Severgnini

Egitto, danzatrice del ventre condannata a 3 anni di carcere per «atti osceni» per i video pubblicati su TikTok
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EGITTO — La danzatrice del ventre Sama el Masry, 42 anni, è stata condannata a tre anni di carcere e a una multa di 16.500 dollari per aver pubblicato sui social, e in particolare su TikTok, foto e video che la ritraggono in pose giudicate troppo provocanti — e quindi incompatibili con la legge egiziana — dagli inquirenti . L’artista è stata accusata dalla Procura del Cairo di «atti osceni in pubblico», «incitamento alla prostituzione» e «violazione dei valori familiari della società egiziana». El Masry ha dichiarato che intende ricorrere in appello.

El Masry era stata arrestata il 24 aprile nell’ambito di un’indagine sui contenuti social a sfondo sessuale. In tale occasione, le erano stati sequestrati tre smartphone e un pc portatile. Le autorità riferiscono di aver ricevuto «numerose denunce» a proposito del materiale da lei pubblicato sui social, ma non hanno precisato quali video/foto siano al centro dell’inchiesta né quale sia il loro contenuto. Secondo la Procura, la ballerina avrebbe dichiarato che le immagini sono state pubblicate dopo il furto del suo cellulare avvenuto nel giugno 2019. Il parlamentare John Talaat — tra coloro che hanno chiesto azioni legali contro el Masry — ha dichiarato: «C’è una grande differenza tra libertà e dissolutezza». Talaat avrebbe poi accusato l’artista di attentare ai valori familiari.

Un caso, quello di el Masry, che fa discutere dato l’alto profilo della protagonista, ma che è tutt’altro che isolato. Negli ultimi mesi, come riferisce Al Jazeera, le procure egiziane hanno incriminato con accuse simili anche numerose altre donne attive sui social (influencer tout court o artiste che usano Instagram e TikTok per promuoversi). Un esempio è Haneen Hussam, 20 anni e circa un milione di follower, multata e condannata a 15 giorni di carcere per una Storia Instagram in cui spiegava come usare una piattaforma per le dirette video: le autorità l’hanno accusata di voler incentivare le giovani egiziane a vendere sesso online.

Ma i precedenti vanno ancora più indietro. Nel 2018, ad esempio, accuse analoghe furono mosse all’attrice Rania Youssef, che fu arrestata e incriminata per aver indossato un abito semi-trasparente (attraverso cui era possibile intravederle le gambe) alla cerimonia conclusiva del Cairo International Film Festival. Youssef si scusò pubblicamente e le accuse contro di lei furono lasciate cadere, ma solo dopo mesi (e un arresto). Dal 2018, in Egitto è in vigore una legge che permette al governo di censurare la Rete e di controllare le comunicazioni. Entessar el-Saeed, avvocata specializzata in diritti umani, ritiene che tale norma sia usata in modo sproporzionato sulle donne. «La nostra società è conservatrice e fatica ad accettare i cambiamenti tecnologici che hanno creato un ambiente e una mentalità completamente nuovi», ha dichiarato a Reuters.

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