27 giugno 2020 - 13:49

Marco Vannini, isolate le ultime parole durante la telefonata al 118: «Ti prego, basta»

Una perizia realizzata da una squadra di esperti e raccontata dalla trasmissione Quarto Grado potrebbe rivelare nuovi dettagli sull’omicidio del 20enne, avvenuto cinque anni fa a Ladispoli

di Redazione Online

Marco Vannini, isolate le ultime parole durante la telefonata al 118: «Ti prego, basta»
shadow

Una perizia realizzata da una squadra di esperti statunitensi e raccontata in anteprima dalla trasmissione Quarto Grado potrebbe rivelare nuovi dettagli sull’omicidio di Marco Vannini, avvenuto cinque anni fa a Ladispoli. I tecnici di Emme Team hanno avuto modo di elaborare la registrazione della telefonata al 118 partita dall’abitazione della famiglia Ciontoli e, attraverso un sofisticato lavoro di pulizia dell’audio e di studio approfondito delle frequenze, avrebbero identificato, isolato e trascritto la voce di Vannini, rivelando quelle che potrebbero essere state le sue ultime parole. Il prossimo 8 luglio comincerà il processo d’appello bis sulla sua morte, dopo che la Cassazione ha annullato la sentenza di secondo grado con cui Antonio Ciontoli era stato condannato a cinque anni di reclusione per omicidio colposo.

La voce di Marco

Il 17 maggio del 2015, poco dopo le 23, Marco Vannini viene colpito da un colpo di pistola mentre si trovava a casa della sua fidanzata, Martina Ciontoli. Nonostante la gravità delle sue condizioni — il proiettile gli aveva perforato un polmone — la famiglia tentenna: chiama il 118 una prima volta, poi annulla la richiesta di ambulanza, poi richiama. Il ritardo accumulato fu di oltre due ore. Mentre Antonio Ciontoli parlava con l’operatore del 118, in casa c’erano anche sua figlia Marina, fidanzata di Marco; sua moglie Maria Pezzillo; l’altro figlio, Federico, e la ragazza di lui, Viola Giorgini. Oltre, naturalmente, a Vannini stesso, già in agonia. Le parole pronunciate da Marco durante la telefonata al 118, però, non erano state finora decifrate. Tanto che, nella perizia della corte, si leggeva solo: «In lontananza si sente una persona che si lamenta». L’analisi di Emme Team avrebbe permesso di identificare, per la prima volta, alcune delle parole pronunciate dalla vittima: prima un disperato appello — «Ti prego basta»— poi la richiesta di avere il telefono. I tecnici hanno isolato anche la voce di Martina (che sembra dire «Basta, su») e di Maria Pezzillo, che alla richiesta di Marco di avere il telefono avrebbe risposto: «È giù».

La tecnica usata per analizzare l’audio

Nel servizio di Quarto Grado, si spiega qual è stato il modus operandi di Emme Team, che offre la propria consulenza pro bono su diversi casi giudiziari. Gli esperti hanno pulito il segnale togliendo il rumore di fondo (ad esempio rimbombi e fruscii) senza alterare la voce umana. Poi hanno analizzato le frequenze prodotte dalla vibrazione delle corde vocali per identificare ogni voce, anche grazie a degli algoritmi. Al lavoro certosino di analisi ha partecipato anche il tecnico del suono Lee Orloff, premio Oscar nel 1991 per il suo lavoro su Terminator 2, che ha dichiarato: «Sono felice di aver aiutato mamma Marina e papà Valerio nel loro desiderio di ottenere giustizia per Marco».

La vicenda processuale

A marzo, i giudici della Cassazione hanno deciso di annullare la sentenza di secondo grado con cui Antonio Ciontoli — sottoufficiale della Marina con un incarico nei servizi segreti — era stato condannato a cinque anni di reclusione con l’accusa di omicidio colposo. Nel 2018, in primo grado, i giudici avevano condannato Ciontoli a 14 anni di reclusione con l’accusa di omicidio volontario, ma nel gennaio del 2019 la Corte d’appello d’assise, con una sentenza molto discussa (in primis dalla famiglia di Vannini), aveva riformato il giudizio e ridotto la pena. Con il processo bis, sul banco degli imputati torneranno a sedere, oltre a lui, anche la moglie di Ciontoli, Maria Pezzillo, e i due figli Martina e Federico: anche nei loro confronti è stata annullata la sentenza di secondo grado a tre anni per omicidio colposo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT