ROMA. Sete di giustizia. Bisogno di verità. Necessità di chiarire un capitolo di dolore lungo 40 anni. È dal 27 giugno 1980 che i familiari di chi ha perso la vita sul volo Dc9 della compagnia Itavia, in volo di linea da Bologna a Palermo, chiede di sapere chi è stato. Lo ribadisce anche oggi Daria Bonfietti, presidente dell'associazione dei parenti delle vittime: «Non è possibile che dopo 40 anni nessuno ci dica ancora la verità. Ustica non è un mistero italiano, si sa esattamente quello che è successo e un giudice lo ha messo per iscritto: l'aereo è stato colpito da un missile». Dei 77 passeggeri e i 4 membri dell’equipaggio non si salvò nessuno. Alle 20.59 di 40 anni fa, il DC-9 IH870 scompare dai radar. L'aereo si trova a metà strada tra Ponza e Ustica. Da quel momento solo un lungo, lunghissimo tunnel di mistero, omissioni, silenzi e dolore.

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Nella ricorrenza dei quarant'anni il messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è non solo rivolto ai parenti delle vittime («Sentiamo ancora più forte il legame di solidarietà con i familiari delle ottantuno vittime e ci uniamo nel ricordo di chi allora perse la vita, con una ferita profonda nella nostra comunità nazionale»), ma è un appello ai «Paesi alleati con i quali condividiamo comuni valori»: «Non può e non deve cessare l'impegno a cercare quel che ancora non appare definito nelle vicende di quella sera drammatica. Trovare risposte risolutive, giungere a una loro ricostruzione piena e univoca richiede l'impegno delle istituzioni e l'aperta collaborazione». 

Sull’inchiesta Mattarella sottolinea che «molta strada è stata percorsa dopo che reticenze e opacità erano state frapposte al bisogno di verità, incomprimibile per una democrazia e uno Stato di diritto». «La Repubblica e la tenacia e professionalità di uomini dello Stato – prosegue il capo dello Stato - hanno consentito di diradare nebbie; e ciò è stato possibile grazie anche alla determinazione e alla passione civile delle famiglie delle vittime e di quanti le hanno sostenute nelle istituzioni e nella società». Un impegno che «non deve cessare», fino alla verità completa.

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La presidente dell’associazione dei parenti delle vittime, Daria Bonfietti, incalza: «Oggi quello che ci manca e che vogliamo sapere è chi è stato ad abbattere un aereo nei cieli italiani in tempo di pace Questo è quello che chiediamo al governo: che faccia tutto il possibile per darci l'ultimo pezzo di verità che manca». 


Stamattina alle 10, a Bologna, è prevista la commemorazione del quarantennale della strage alla presenza del presidente della Camera Roberto Fico. L’orario non è stato scelto a caso: alle 10 del mattino del 27 giugno 1980, la sede centrale del Sismi riceve un allarme rosso dal Libano. Un telegramma cifrato che per decenni è stato coperto da segreto di Stato, declassificato in parte nel 2014 e che ancora  è considerato «segretissimo».

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E intanto non si placa la polemica politica tra chi è convinto che si sia trattato di un attentato terroristico e chi è certo della ricostruzione secondo cui l'aereo sarebbe finito in un vero e proprio teatro di guerra nei cieli del Mediterraneo abbattuto nel corso di un combattimento tra alcuni velivoli Nato e un Mig libico a bordo del quale, secondo le dichiarazioni rilasciate a suo tempo dall'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, si sarebbe trovato addirittura lo stesso Gheddafi. Sullo sfondo una tela di intrecci tra depistaggi, spionaggio e controinformazione. «Diteci una volta per tutte la verità» il monito ininterrotto di Daria Bonfietti.

«Il 27 giugno del 1980 è una giorno che resterà sempre nella memoria civile del nostro Paese. Se a 40 anni di distanza è un dovere mantenere vivissimo il ricordo indelebile delle vittime e costante la vicinanza alle loro famiglie, altrettanto doveroso è proseguire nella ricerca di una verità piena e definitiva sull’accaduto». Lo dice il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, in una lettera inviata a Daria Bonfietti: «E’ una data che si inserisce in un tempo, e in particolare in un anno, che ha segnato la storia d’Italia. Azioni terroristiche, stragi e omicidi che hanno tentato da diversi fronti di mettere a repentaglio la stabilità delle istituzioni, le quali tuttavia hanno saputo reagire preservando la nostra democrazia. Un anno tremendo che ha inciso la coscienza di ogni cittadino che ha vissuto quel periodo». Prosegue il ministro: «Un momento della storia all’interno del quale anche i fatti di Ustica continuano a meritare il massimo dell’attenzione e dell’impegno da parte di tutti. Lo si deve in primo luogo alle vittime, a Voi, loro famigliari colpiti da un dolore che non può spegnersi. Ricordare non può essere un esercizio retorico. Significa sapere che ciò che siamo oggi è attraversato anche dal sacrificio di vite innocenti che hanno il diritto di continuare ad essere riconosciute come tali. Ne va della qualità della nostra convivenza civile. Ustica fa parte pienamente della nostra storia comune e per questo ringrazio tutti Voi che negli anni ne avete tenuta viva la memoria».

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