Quattro anni e tre mesi. Tanto è passato da quel 20 marzo 2016 quando sull’autostrada che collega la Catalogna con la Francia, all’altezza di Tarragona, persero la vita 13 ragazze erasmus, di cui 7 italiane, per lo scontro frontale tra il pullman su cui viaggiavano 57 persone e un’auto in direzione opposta. Tra queste, Elena Mestrini, studentessa 21 enne di Gavorrano, in provincia di Grosseto, che stava facendo un erasmus a Barcellona.

Quattro anni dopo suo padre, Gabriele, chiede che sia fatta giustizia sulla morte di sua figlia e di altre 12 ragazze europee poco più che ventenni: “A novembre, dopo due tentativi di archiviazione, l’autista del pullman è stato rinviato a giudizio – racconta a Ilfattoquotidiano.it – ma da allora non abbiamo saputo più nulla. In oltre quattro anni, com’è possibile che non sia stato nemmeno istruito un processo?”.

Dopo l’incidente, l’autista Santiamo Rodriguez Jimenez, che aveva sbandato invadendo la corsia opposta, era risultato negativo al test su alcol e droghe e per questo, per ben due volte, il giudice istruttore aveva chiesto l’archiviazione. Ma il 30 ottobre scorso, accogliendo il ricorso dei familiari delle vittime, la Corte di Appello di Tarragona aveva disposto il processo.

Perché il conducente stava continuando a guidare avendo superato il monte ore settimanali? Perché non era stata programmata una pausa notturna? Era sicuro il tratto autostradale dove è avvenuto l’incidente? L’organizzazione dell’evento dell’associazione Erasmus Student Network era stata inappuntabile? Queste sono le domande a cui dovranno cercare una risposta i giudici spagnoli durante il dibattimento.

Ma da quando è stato disposto il rinvio a giudizio, i familiari delle vittime non hanno saputo più nulla: “Speravamo che fosse programmata a breve un’udienza ma così non è stato – continua Maestrini – Il Covid ha bloccato i processi per due-tre mesi, ma quattro anni di ritardi non si spiegano”. A questo proposito il padre della studentessa di Grosseto chiede al governo italiano di fare pressione sui propri omologhi spagnoli per ottenere giustizia: “Chiedo loro di insistere nei confronti del governo spagnolo per far emergere la verità perché è una tragedia in cui hanno perso la vita sette ragazze italiane e, nel caso, prendere dei correttivi per tutelare i nostri studenti erasmus”, dice Maestrini. “Ho avuto incontri con l’allora premier Matteo Renzi e un anno fa ho parlato con il ministro Alfonso Bonafede – continua – Ma da allora più nulla, non ho più sentito nessuno del governo italiano: ci sentiamo lasciati soli, senza alcun punto di riferimento che tuteli la nostra richiesta di giustizia”.

L’obiettivo di Maestrini e quello dei familiari delle vittime è quello di “cercare la verità” e capire se ci siano altre responsabilità oltre a quelle dell’autista. “Ci sono testimonianze di altri passeggeri secondo cui il conducente sbandava e apriva spesso il finestrino all’alba per prendere aria – continua il padre di Elena – ma probabilmente ci sono altri responsabili di quella tragedia: la gita culturale da Barcellona a Valencia è stata organizzata con superficialità e quell’autostrada aveva dei sistemi di sicurezza carenti”. L’unico indagato al momento, ricorda, è il conducente “ma istruire il processo servirà a capire gli altri elementi: non vogliamo mettere alla gogna nessuno, tanto nostra figlia non ce la ridaranno. Vogliamo riuscire a far emergere la verità per far sì che la sicurezza di queste gite sia migliorata”.

La battaglia di Maestrini è anche un modo per continuare a vivere con uno scopo preciso: “Per me il tempo si è fermato quel 20 marzo del 2016 – aggiunge – Con mia moglie andiamo avanti ma non abbiamo nessun altro obiettivo. Elena era la nostra unica figlia e vogliamo solo che sia fatta giustizia, anche per tutelare i ragazzi che dopo di lei hanno fatto quella bellissima esperienza che è l’erasmus”. Poi la richiesta finale: “Ciò che ci tiene ancora attaccati a questo mondo è la verità e la giustizia – conclude il padre di Elena – vogliamo far emergere le concause e le condizioni che hanno portato a quella tragedia. Gli incidenti possono succedere ma non così”.

Twitter: @salvini_giacomo

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