È a Firenze l'ospedale più antico del mondo, ancora in attività, che mantiene dall'inizio la sua funzione originaria (anche il Santo Spirito di Roma fu fondato nel Medioevo ma riedificando la precedente “Schola Saxonum" e poi demolito e ricostruito nel 1400). E’ il Santa Maria Nuova che martedì prossimo 23 giugno compie 732 anni dalla sua fondazione. E in questo momento così delicato per la sanità di tutto il mondo decide di celebrare la ricorrenza ricordando i protagonisti dell'emergenza Covid-19 attraverso una mostra fotografica di Massimo Sestini dedicata agli “Indispensabili infermieri". Perché è tutto il personale sanitario ad essere stato al centro dell'attualità in questi ultimi mesi. Svolgendo un ruolo primario nella battaglia contro il coronavirus. E trasformando reparti, ambulatori e terapie intensive in strutture predisposte per accogliere i malati acuti infettivi nel momento del massimo contagio.

Da Beatrice a Leonardo
La cronaca della pandemia ha messo così in secondo piano la storia di questo luogo tanto speciale di cui in tanti ignorano l'origine. Fu creato il 23 giugno del 1288 quando il padre del banchiere Folco Portinari, padre della Beatrice amata da Dante, decise di ascoltare e seguire il consiglio della nutrice Monna Tessa che suggeriva di aprire una struttura dedicata alla cura dei malati. Il suo intento iniziale era quello di “lavare” i peccati che la credenza medievale attribuiva a chi avesse a che fare con il denaro. Una credenza che lasciò presto il posto alla concreta affermazione di una struttura sanitaria operativa oltre sette secoli. È qui che sono nate le Oblate, il primo esempio di suore ospedaliere. Ed è sempre qui che Leonardo Da Vinci effettuò le sue dissezioni anatomiche.

Un compleanno particolare
«Quello che ci accingiamo a festeggiare è un compleanno molto particolare perché giunge al termine di una fase cruciale per l'intera umanità: la gestione dell'emergenza Coronavirus -spiega Giancarlo Landini, presidente della Fondazione Santa Maria Nuova Onlus -. Il nostro ospedale, forte della sua storia e del suo ruolo nella sanità fiorentina, ha saputo reagire prontamente e con ottimi risultati. Abbiamo dovuto fare appello a tutte le nostre risorse, ma ce l'abbiamo fatta. La città non ci ha mai fatto mancare il suo supporto. Ma posso altrettanto affermare che lavorare in questo ospedale, con 732 anni di magnifica operosità alle spalle, ci ha regalato e ci regala una carica speciale: ci fa sentire parte di una grande storia. Qui si riescono a compiere, in maniera più leggera e consapevole, i sacrifici necessari per raggiungere il successo».

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