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Burocrazia, nel Cantiere Italia ci sono tante teste ma nessuno decide L’Economia lunedì gratis

di Alessandra Puato

Burocrazia, nel Cantiere Italia ci sono tante teste ma nessuno decide L'Economia lunedì gratis

Il cantiere Italia non chiude mai. Un bene? No. Per le opere pubbliche, necessarie per la ripartenza del Paese, i tempi morti, con gli adempimenti burocratici, continuano a pesare parecchio: il 54% dei tempi di realizzazione totale di un’opera, più della metà. Il Ponte di Genova costruito in tempi record rischia di restare un caso isolato e fra i motivi c’è il moltiplicarsi dei centri decisionali, in «un’insieme che forma un mostro a più teste». Lo scrive sull’Economia del Corriere della Sera, in edicola domani gratis con il quotidiano, Ferruccio de Bortoli. Che paventa l’idra e sollecita una «governance unitaria». «La sovrapposizione di ruoli e responsabilità determina incomprensioni, ritardi e incertezze», scrive de Bortoli. E cita «le diverse entità». Per dire: Strategia Italia, Investitalia, Dipe, Italia Infrastrutture, Invitalia con Cdp, la Struttura per la progettazione di beni ed edifici pubblici. E «la task force coordinata da Vittorio Colao ha proposto una nuova centrale di coordinamento». Le sovrapposizioni bloccano gli investimenti. E anche quando i soldi ci sono — «39 miliardi stanziati per opere pubbliche in comuni ed enti locali con le ultime quattro leggi di bilancio» — i progetti sono fermi. «Stato di avanzamento, zero. Si cominci da lì».

Intanto, per l’annunciato piano «Italia veloce» sulle opere pubbliche del ministero delle Infrastrutture vanno reperiti ancora 67 miliardi sui 196 ventilati, dice un approfondimento de L’Economia. Fra le infrastrutture ci sono anche i porti e su quello di Trieste soffia la bora: da un lato per il defenestramento del presidente Zeno D’Argenio, deciso dall’Anac e contestato dal sindaco e dal ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli, dall’altro per la frenata dei partner cinesi. Deciderà il Tar, prima udienza il 24 giugno.

Altro tema caldo è quello delle piccole e medie imprese, che devono uscire dalle secche. Secondo Federico Leproux, amministratore delegato di TeamSystem a cui il settimanale dedica la copertina, la digitalizzazione potrebbe farne aumentare la produttività del 15%. E far salire il prodotto interno lordo «del 3-7%». Peccato che il 55% delle Pmi risulti «ancora immaturo» su questo piano.

Più semplice sta diventando però, per le aziende innovative, trovare i capitali privati per muoversi all’estero, comunque espandersi. Angelo Viganò, responsabile di Mediobanca Private Banking, racconta i piani di espansione di Piazzetta Cuccia in questo mercato. Il denaro per investire arriva dalle grandi famiglie industriali, in testa i giovani come gli eredi Marzotto, Lucchini, Dompé. Del resto con strumenti alternativi come questi si comincia a guadagnare, dice uno studio di Bcg.

A proposito di Mediobanca, Giorgio La Malfa sottolinea l’attualità del pensiero del fondatore Enrico Cuccia, a 20 anni dalla morte: «La solidità delle imprese resta un baluardo per la sopravvivenza». Anche quella delle banche è in discussione, esempio: la Bari. Tra i personaggi della settimana: Paolo Bedoni, presidente di Cattolica Assicurazioni; Valentina Volta di Datalogic; Lisa Su di Amd. Nella sezione Risparmio trovate la guida per investire in una casa più grande, città per città.

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