Vedere il bicchiere mezzo vuoto è utile ovvero l'importanza dell'avere un'opinione critica

Una cosa che ho capito nel corso del tempo è che la maggior parte delle persone ha un pessimo rapporto con l'esercizio critico. Viene prestata molta più attenzione all’esercizio fisico che all’esercizio critico. E va bene che bisogna mantenersi in forma, ma sarebbe il caso di mantenersi anche in contenuto. ...
Vedere il bicchiere mezzo vuoto è utile ovvero l'importanza dell'avere un'opinione critica

Una cosa che ho capito nel corso del tempo è che la maggior parte delle persone ha un pessimo rapporto con l'esercizio critico. Viene prestata molta più attenzione all’esercizio fisico che all’esercizio critico. E va bene che bisogna mantenersi in forma, ma sarebbe il caso di mantenersi anche in contenuto.

Ogni volta che prendo una posizione controcorrente, o comunque che mira a mettere in discussione come stanno normalmente le cose, quel che diamo per scontato, poi mi sento in dovere di giustificarmi, come se avessi fatto qualcosa di male, sottolineando che il mio punto di vista critico non fa necessariamente di me un catastrofista, un apocalittico o addirittura un complottista, come certe volte mi sono sentito chiamare. È stato molto divertente e allo stesso tempo molto preoccupante quando è successo.

Nel corso del tempo mi sono reso conto che siamo davvero fuori allenamento in quanto a sollevamento dubbi (da non confondere con le polemiche sterili), che li sopportiamo mal volentieri e, soprattutto, che siamo incapaci di riconoscere l'importanza di soffermarsi sulla parte mezza vuota di quel famoso bicchiere.

Dopotutto nella nostra società pensare positivo è un ordine. Non propriamente imposto, ma caldamente suggerito. Fai in modo di sorridere sempre e di vedere il bicchiere sempre mezzo pieno, altrimenti ti rovinerai la vita.

Non è strano che con un'idea drastica del genere piantata in testa, abbiamo sviluppato la pessima abitudine di mettere al bando qualsiasi manifestazione di pessimismo e considerare chi lo esercita, anche in maniera strumentale all'analisi, come una minaccia concreta al nostro benessere esistenziale. Convinti che la ricetta dello star bene al mondo preveda tra i suoi ingredienti fondamentali la capacità personale di prendere tutto alla leggera, tutto come viene, perché tanto «finché la barca va lasciala andare» e quindi non vale la pena preoccuparsi e farsi dei problemi, automaticamente tendiamo a considerare l’opinione di chi si smarca dalla prassi mettendone in evidenza i punti dolenti un’esagerazione inutile.

Oggi che si parla tanto di complottismo, oggi che ci sono veramente tante correnti di pensiero deliranti ed esagerate, facili da deridere ma che probabilmente dovremmo osservare con grandissima attenzione perché la dicono lunga su chi siamo, non bisogna fare l'errore di applicare l'etichetta «complotto» a tutto quello che vuole offrire una versione critica, diversa, alternativa, non-ottimistica delle cose.

Ho l'impressione che stiamo perdendo l'uso delle mezze misure.

Se prendi una posizione critica, anche aspramente critica, con l'intenzione di stimolare la riflessione individuale e far venire a galla quello che altrimenti accetteremmo senza accorgercene, immediatamente diventi uno che vuole vedere il marcio ovunque, un pessimista cronico, una persona negativa e malsana. Presi come siamo dall'idea di dover sorridere tanto e dubitare poco, attenti e intenti a mantenere una visione ottimistica, che poi tanto ottimistica non è se «un giorno senza sorriso è un giorno perso» e basta così poco per buttare il proprio tempo, fatichiamo a riconoscere il valore del pensiero negativo.** Siamo talmente ottimisti da non riuscire a vedere quel che c'è di positivo nel vedere il lato negativo**.

Qua arriva il punto in cui mi sento in dovere giustificarmi, come con le interrogazioni a scuola. Non penso sia sbagliato sorridere e sforzarsi di vedere il bicchiere mezzo pieno, ci mancherebbe. Penso piuttosto che dovremmo sforzarci di comprendere l’estrema utilità delle opinioni critiche, anche quelle più esasperate, che non devono essere necessariamente intese come opinioni «contro» la vita ma come opinioni «a favore» del ragionamento, non come pericoli da cui tenersi a distanza ma come opportunità.

Insomma, va bene guardare il bicchiere mezzo pieno, ma mica dobbiamo berci sempre tutto.