11 giugno 2020 - 19:53

Omotransfobia, Fontana (Lega): «Vogliono imporre il pensiero unico»

L’ex ministro leghista della Famiglia: «La nuova legge vuole imbrigliare la libertà di pensiero. Chi difende la famiglia tradizionale rischia di passare per omofobo»

di Marco Cremonesi

Omotransfobia, Fontana (Lega): «Vogliono imporre il pensiero unico»
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“Se la ricorda la neolingua e magari la psicopolizia? Ecco, siamo un po’ in quel territorio lì...”. Lorenzo Fontana, vice segretario della Lega, capo della Liga veneta nonché ex ministro alla Famiglia, cita la cupa distopia di George Orwell in 1984 nel parlare della legge contro l’omofobia che approderà il mese prossimo alla Camera e contro cui hanno già preso posizione i vescovi italiani.

Fontana, quale è il nesso?
“E’ semplicemente un nuovo tentativo per imbrigliare il pensiero libero. Il dire quello che si pensa potrebbe diventare reato. Se io ritengo che la famiglia sia soltanto quella formata da un uomo e da una donna, chi mi assicura che un domani non si dirà che l’esprimere questa posizione è una forma di istigazione al reato?”.

L’intenzione non sembra quella…
“Io credo che sia l’ennesimo passo avanti in direzione del pensiero unico. Tra l’altro, abbiamo appena visto che nella magistratura qualche problema di indipendenza esiste… Ecco, io temo che una persona possa essere messa sotto indagine anche per un pensiero o per una frase estrapolata dal contesto. E il problema non è soltanto l’indagine”.

Ma cosa, anche?
“Un certo tipo di accusa scatena gli hater, il fatto di essere oggetto di un’inchiesta ti trasforma nel bersaglio degli amici del pensiero unico. Insomma, qualcuno potrebbe farsi intimidire. Qualcuno potrebbe scegliere di stare zitto e di non esprimere i propri valori. E’ un po’ il meccanismo che scatta sull’immigrazione”.

Perché l’immigrazione?
“Perché se ti opponi all’immigrazione incontrollata, vieni immediatamente qualificato come fascista, accusa che a me dà particolarmente fastidio. Se pensi che non è possibile fare entrare tutti, sei fascista. Se difendi la famiglia, che per me è una sola, ti viene dato dell’omofobo. Il fatto è che in tutto il mondo è in corso una battaglia ideologica, il politicamente corretto vorrebbe importi la sua dittatura soft. Lo si vede nella scuola, nei mass media… E la solidarietà nei confronti di chi è vittima di accuse ingiuste è assai meno tangibile di quella per i campioni del politicamente corretto”.

Ma gli atti di omofobia non sono assolutamente odiosi?
“Ma certo. Come lo sono tutti gli atti contro la persona. Io sono convinto che chi li mette in atto debba finire in galera. Ma noi abbiamo già le leggi che sanzionano questi crimini”.

Non sta dipingendo il politicamente corretto come una sorta di Spectre, l’organizzazione che vuole controllare il mondo?
“Guardi, il tema è orientare il pensiero e il sentimento comune. Guardiamo alle proteste ad Hong Kong e a quelle recenti negli Usa. L’enfasi che i media hanno avuto sulla questione statunitense è stata decisamente superiore rispetto a quella di Hong Kong. Per esempio non ho visto nessuno in Parlamento inginocchiarsi per Hong Kong. Il motivo è dovuto anche a un certo uso strumentale della protesta americana contro il presidente degli Stati Uniti, mentre noto nei confronti della Cina una sudditanza psicologica, da parte dei ‘politicamente corretti’, anche del nostro Paese”.

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