J.K. Rowling si difende e rivela gli abusi subiti dal marito

Dopo le accuse di transfobia e gli attacchi di Daniel Radcliffe, Eddie Redmayne e Emma Watson, la scrittrice racconta in una lettera sul suo sito le esperienze più drammatiche della sua vita 
NEW YORK NEW YORK  DECEMBER 11 J.K. Rowling attends the premiere of Finding the Way Home at Hudson Yards on December 11...
NEW YORK, NEW YORK - DECEMBER 11: J.K. Rowling attends the premiere of "Finding the Way Home" at Hudson Yards on December 11, 2019 in New York City. (Photo by Taylor Hill/FilmMagic)Taylor Hill

A cuore aperto, totalmente esposta… ma a testa alta: solo J.K. Rowling poteva usare un saggio su sesso e genere per raccontare le esperienze più drammatiche della sua vita. Lo stupro subito attorno ai vent’anni, ma soprattutto gli abusi del primo marito, il giornalista Jorge Arantes, conosciuto durante il suo soggiorno in Portogallo, da cui si è separata nel 1993 pochi mesi dopo le nozze e la nascita della primogenita, Jessica, che oggi ha 26 anni. Proprio le violenze subite – spiega la mamma di Harry Potter – le hanno affinato empatia e vicinanza verso qualsiasi persona subisca un torto, di qualunque natura. Motivo per cui rigetta ogni accusa di transfobia, che in questi giorni le ha causato anche minacce di morte, oltre alle dichiarazioni di dissenso da parte del cast del suoi film, in primis Daniel Radcliffe (Harry) ed Eddie Redmayne (Newt, protagonista di Animali fantastici) e poi anche Emma Watson.

Le violenze subite

Partiamo dall’inizio: la scrittrice ha redatto questo documento e lo ha pubblicato sul suo sito nella sezione “Opinioni”. E lo ha chiamato “Guerre TERF”. Per chi non avesse familiarità con il gergo, l’acronimo è stato coniato da alcuni attivisti per identificare le cosiddette femministe radicali trans-escludenti (categoria in cui, dopo i tweet “incriminati”, è stata inserita la stessa Rowling).

Dopo la dissertazione in cui, studi alla mano, perora la sua causa e le proprie idee sull’universo dell’identità di genere, depone il cappello da ricercatrice e insegnante per mostrarsi semplicemente come donna. “Ormai sono un personaggio pubblico da più di due decenni e non ho mai rivelato pubblicamente di aver subito violenza domestica e di essere sopravvissuta allo stupro. Non che mi vergogni di cosa mi sia successo, ma perché sono eventi traumatici da rivivere e ricordare. Inoltre voglio proteggere la figlia nata dal mio primo matrimonio. Non ho volevo appropriarmi di una storia che è anche sua. Comunque sia, un po’ di tempo fa, le ho chiesto cosa avrebbe pensato se avessi condiviso onestamente e in pubblico quella parte della mia vita, è stata lei a incoraggiarmi a farlo”.

Qualche riga dopo, la Rowling entra nello specifico: “Sono stata in grado di scappare dal mio primo violento matrimonio con non poche difficoltà, ma ora sono spostata un uomo profondamente buono e di sani valori, mi sento al sicuro e tranquilla in modi che mai neppure in milioni di anni avrei potuto immaginare possibili. Comunque sia, le cicatrici lasciate dalla violenza e dagli abusi sessuali non sono scomparse, a prescindere da quanto tu sia amata, a prescindere da quanti soldi hai fatto. La mia famiglia ormai mi prende costantemente in giro per i miei nervi sempre tesi – persino io ammetto che è divertente – eppure prego che le mie figlie non sperimentino mai quelle motivazioni che mi spingono a sobbalzare per un rumore improvviso, o per non essermi accorta che qualcuno si trovi alle mie spalle senza che l’abbia notato avvicinarsi”.   
Parte di questo continuo atteggiamento di allerta è frutto di un’esperienza precedente alle nozze, che è risalita a galla nella sua memoria proprio per colpa delle recenti accuse social: “Gran parte della giornata di sabato scorso – spiega la scrittrice – l’ho passata in un angolo molto oscuro dentro di me, quando ho continuato a rivivere nella mia mente a ripetizione i ricordi di una violenza sessuale seria che ho subito. È successo quando avevo all’incirca vent’anni e mi sentivo molto fragile, così un uomo ha sfruttato quell’opportunità. Non riesco a mettere a tacere quei ricordi e non sono riuscita a trattenere la mia rabbia e la mia delusione per come credo che il mio governo stia trattando la sicurezza delle donne e delle ragazze”.

J.K. Rowling

Bennett Raglin



La questione di genere

Per quanto riguarda, invece, la questione della transizione, la mamma del maghetto più famoso del mondo resta su posizioni inamovibili: “Rifiuto – parole sue – di piegarmi ad un movimento che credo stia arrecando danni evidenti nell’erodere la “donna” come classe politica e biologica e nell’offrire un alibi senza precedenti ai predatori”.  Il punto, quindi, è il seguente: “Non è sufficiente – puntualizza la Rowling – che le donne siano alleate delle persone trans. Le donne devono accettare e ammettere che non esista nessuna differenza materiale tra loro e le donne trans”.  E aggiunge: “Per me “donna” non è un costume. “Donna” non è un’idea nella mente di un uomo. “Donna” non è una con un cervello rosa, a cui piacciono le Jimmy Choo o qualunque altra idea sessista che qualcuno spaccia per progressista. E soprattutto, il linguaggio “inclusivo” che definisce le appartenenti al genere femminile come “mestruatrici” e “creature con la vulva” colpisce le donne perché le disumanizza e le svilisce. Capisco perché gli attivisti trans considerino questo linguaggio consono e gentile, ma chi di noi ha subito come sputi gli insulti di uomini violenti non lo considera neutro, ma ostile e alienante”.

Per fare un esempio concreto, aggiunge: “Quindi voglio che le donne trans si sentano al sicuro. Ma al tempo stesso, non voglio che le persone nate donne si sentano meno al sicuro. Quando lasci aperte le porte dei bagni e dei camerini a tutti gli uomini che credono o sentono di essere donne – i certificati di conferma d’identità di genere non hanno bisogno di chirurgia o cura ormonale – allora spalanchi la porta a tutti gli uomini che ci vogliono entrare. È la verità pura e semplice”.

La precisazione finale


Perché ha voluto rivelare dettagli tanto intimi del suo passato? Lo dice lei stessa poco dopo: “Non ho redatto questo saggio nella speranza di ottenere qualche sviolinata, neppure una minuscola. Sono molto fortunata; mi considero una sopravvissuta, ma non di certo una vittima. Ho tirato in ballo la mia esperienza pregressa perché, come ogni altro essere umano su questa terra, ho un passato complicato, che ha plasmato le mie paure, i miei interessi e le mie idee”. Detto questo, la Rowling ha solo una richiesta: “Chiedo solo – è tutto ciò che voglio – la stessa empatia, una comprensione simile, per i milioni e milioni di donne il cui unico crimine è stato voler essere ascoltate senza ricevere minacce o abusi”.