Le valutazioni sulla vendita di armamenti all’Egitto “sono ancora in corso”. Così il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha risposto all’interrogazione parlamentare presentata da Liberi e Uguali nel corso del question time alla Camera, dopo il via libera del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, alla fornitura delle prime due fregate Fremm nell’ambito della maxi-commessa da 9-11 miliardi di euro ribattezzata ‘L’affare del secolo’ di cui ha scritto Il Fatto Quotidiano. Conte che, a domanda dei giornalisti all’uscita da Palazzo Chigi, non ha commentato: “Ho urgenza di riferire, riferirò appena possibile” in commissione.

La novità più importante riportata dal ministro è che comunque la procedura di autorizzazione alla conclusione delle trattative per la fornitura delle fregate “è tutt’ora in corso”. Per le forniture nel settore della Difesa all’Egitto, Di Maio ha detto che “il rilascio delle autorizzazioni è subordinato all’applicazione rigorosa” dei criteri di legge e che il governo esamina “caso per caso” le richieste, “oltre al vaglio di natura tecnico-giuridica il governo ha ovviamente ritenuto di svolgere una valutazione politica“.

Il ministro pentastellato ha voluto sottolineare che “l’Egitto resta uno degli interlocutori fondamentali nel quadrante Mediterraneo, nell’ambito di importanti dossier, come il conflitto in Libia, la lotta al terrorismo e ai traffici illeciti, nonché la gestione dei flussi migratori e la cooperazione in campo energetico”. Proprio nel corso dell’ultima telefonata tra il presidente del Consiglio Conte e il generale Abdel Fattah al-Sisi, i due leader hanno parlato, oltre che dell’autorizzazione, della proposta di pace in Libia formulata dal Cairo, nonostante quest’ultimo sostenga il generale della Cirenaica Khalifa Haftar che, in estate, ha lanciato la sua campagna su Tripoli nel tentativo di far cadere il Governo di Accordo Nazionale riconosciuto dalle Nazioni Unite e alleato proprio dell’Italia.

Nonostante le trattative commerciali in corso con Il Cairo, “resta ferma – puntualizza il ministro – la nostra incessante richiesta di progressi significativi nelle indagini sul caso del barbaro omicidio di Giulio Regeni. Il governo e le istituzioni italiane continuano ad esigere la verità dalle autorità egiziane attraverso una reale, fattiva ed efficace cooperazione”. Ed ha aggiunto che “resta alta la preoccupazione rivolta anche al caso di Patrick Zaki, il ricercatore egiziano dell’Università di Bologna arrestato all’aeroporto del Cairo il 7 febbraio 2020. La nostra ambasciata continua, con costanza, a monitorare l’evolversi delle udienze e, ricordo, ha anche chiesto l’inserimento del caso all’interno del meccanismo di ‘monitoraggio processuale’ coordinato dalla delegazione dell’Unione europea in loco, il che consente ai funzionari delle Ambasciate Ue di monitorare l’evoluzione del processo e presenziare alle udienze”. “L’Italia – ha concluso – continuerà a seguire il caso sia tramite il coordinamento con i partner internazionali che attraverso gli altri canali rilevanti”.

Polemiche nel Pd, Orfini: “Dem favorevoli? Decisione sbagliatissima”. Pagani e Miceli: “Scelta opportuna”
La posizione espressa dal presidente del Consiglio ha creato malumori interni alla maggioranza e il partito in cui lo scontro sembra più serrato è il Pd. Già ieri, parlando a Ilfattoquotidiano.it, la deputata Laura Boldrini aveva chiesto che certe decisioni dovessero prima passare dal Parlamento, come previsto dalla legge, e ha invitato il governo a esplicitare la propria posizione riguardo ai rapporti con l’Egitto: “Lo dobbiamo a Regeni, a Zaki e anche in nome della dignità del nostro Paese”.

Oggi, su Twitter, arriva l’affondo di Matteo Orfini che, anche lui contrario alla vendita di armamenti al Cairo, tira in ballo direttamente il segretario Dem Nicola Zingaretti: “Leggo che il Pd sarebbe favorevole alla cessione delle fregate militari all’Egitto – scrive – Posizione che non abbiamo mai discusso da nessuna parte. E che è sbagliatissima. Spero che Nicola Zingaretti intervenga e corregga”.

Ma tra i colleghi di partito c’è chi, come Alberto Pagani, capogruppo in Commissione Difesa, e Carmelo Miceli, responsabile nazionale per le politiche della sicurezza, ritengono che mantenere i rapporti commerciali con l’Egitto, anche nel settore della Difesa, sia una scelta “ragionevole e politicamente opportuna”. Sarebbe invece “espressione di una visione politica limitata” legare questo tema “solamente alla giusta insoddisfazione per l’inconcludenza delle indagini sul caso Regeni”.

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