medio oriente

Israele, Corte suprema annulla legge sugli insediamenti. Netanyahu va avanti. Germania critica

I giudici hanno anche stabilito che la legge non «fornisce sufficiente rilievo» allo status dei «Palestinesi come residenti protetti in un'area sotto occupazione militare»

(AFP)

3' di lettura

La Corte Suprema di Israele ha annullato come “incostituzionale” la legge del 2017 che avrebbe legalizzato insediamenti ebraici in Cisgiordania costruiti su terra privata palestinese. La decisione - che avviene mentre il governo Netanyahu intende annettere parti della Cisgiordania - si basa sul fatto, scrive la Corte, che la legge «viola i diritti di proprietà e di eguaglianza dei palestinesi mentre privilegia gli interessi dei coloni israeliani sui residenti palestinesi». Riguarda circa 4.000 case costruite dai coloni.

Nel frattempo, però, seppur in versione rivista, Netanyahu intende proseguire con le annessioni. Suscitando le prime reazioni contrarie, come quella della Germania.

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La decisione dei giudici

I giudici - la decisione è stata presa con 8 voti a favore e 1 contro - hanno anche stabilito che la legge (approvata con il titolo di “regolarizzazione”) non «fornisce sufficiente rilievo» allo status dei «Palestinesi come residenti protetti in un'area sotto occupazione militare».

La discussa legge era stata congelata nei suoi effetti dai molti ricorsi presentati da ong palestinesi e israeliane alla Corte e anche l’Avvocato generale dello Stato Avichai Mandelblit si era rifiutato di difenderla davanti alla Corte. Il provvedimento di legge era destinato a rendere legali le case costruite in insediamenti ebraici su terra privata palestinese erette “in buona fede” o che avevano il sostegno del governo israeliano o i cui proprietari avevano ricevuto il 125% di compensazione finanziaria per la terra. In questi anni la Corte ha più volte ordinato la demolizione di case costruite in avamposti ebraici su terra privata palestinese.

Gantz: la decisione della Corte sarà rispettata

La decisione della Corte ha scatenato le reazioni della destra mentre è stata accolta con favore dalla sinistra. Il partito centrista Blu Bianco di Benny Gantz - che è al governo con Benyamin Netanyahu - ha detto che «la decisione della Corte sarà rispettata» e che il partito «si assicurerà che sia rispettata». Una fonte vicina a Netanyahu - citata da Haaretz - ha detto, riferendosi ai disegni di annessione di parti della Cisgiordania, che «con l'applicazione della sovranità si risolverà la maggior parte dei problemi di regolarizzazione».

Il piano di Netanyahu: una “mini” annessione

Una mini annessione e senza la Valle del Giordano: sarebbe questa l'idea che il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, intende perseguire, almeno in una prima fase, nell'estensione - sulla scia del piano di pace di Trump - della sovranità di Israele a parti della Cisgiordania prevista per i primi di luglio. In pratica - secondo fonti ufficiali citate in forma anonima da Times of Israel - riguarderebbe i tre grandi “blocchi” degli insediamenti ebraici più grandi, più antichi nel tempo e stabili: Maalè Adumim, Gush Etzion e Ariel. Aree ben definite anche dal punto di vista geografico e di mappatura dei confini, che si trovano le prime due a sud e a est di Gerusalemme, mentre la terza è nel nord est della Cisgiordania ma collegato ai sobborghi di Tel Aviv.

Se così fosse - ha fatto notare fa stessa fonte - l’esclusione della Valle del Giordano, almeno nella fase iniziale, permetterebbe di non approfondire le tensioni con la confinante Giordania, che ha ha già manifestato netta opposizione alle intenzioni israeliane.

Ministro tedesco: annessioni fuori da diritto internazionale

Il ministro degli esteri tedesco Heiko Maas ha espresso la «grave preoccupazione» della Germania per l'intenzione di Israele di un'annessione in Cisgiordania. «In quanto amici di Israele, siamo molto preoccupati per l'annessione, che non si concilia con il diritto internazionale». Lo ha detto il ministro degli esteri tedesco, Heiko Maas, incontrando a Gerusalemme il suo omologo israeliano, Gabi Ashkenazi. «Noi continuano a sostenere la Soluzione dei 2 stati. Occorre una spinta creativa per far rivivere le trattative». Maas vedrà anche il premier Benyamin Netanyahu e il ministro della difesa Benny Gantz. Subito dopo avrà un colloquio su internet con il premier palestinese Mohammed Sthayyeh e quindi proseguirà per Amman.

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