5 giugno 2020 - 20:10

Coronavirus, Bettini, lockdown in Thailandia: «Leggo, nuoto e chiamo Zingaretti»

L’esponente del Pd: bloccato da tre mesi, ho scritto un libro su Bettino Craxi. «Ma a luglio spero di tornare in Italia»

di Maria Teresa Meli

Coronavirus, Bettini, lockdown in Thailandia: «Leggo, nuoto e chiamo Zingaretti»
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«Sono rimasto bloccato in Thailandia per una coincidenza un po’ buffa». Goffredo Bettini, padre nobile del Pd, racconta il suo lockdown a Koh Samui: «Ogni anno con “Alice nella città” organizziamo festival di promozione del cinema italiano a Bangkok, Manila e Hanoi. Pochi giorni prima del blocco ero in missione per l’evento di Manila. Ed ecco all’improvviso l’impossibilità di tornare. Per fortuna da trent’anni ho una casa nell’isola di Koh Samui: mi sono rifugiato lì. Amo l’Asia, le sue atmosfere, i suoi tempi, i suoi silenzi. La notte, che qui è più notte». Anche altri italiani sono rimasti bloccati lì: «Ma la nostra comunità ha la fortuna di avere Lorenzo Galanti, un ambasciatore straordinario».

E il lockdown lì?
«C’è stato un comando molto forte
sulla vita dei cittadini e regole draconiane. Con risultati straordinari. Non più di 3000 contagiati su oltre 60 milioni di persone. Ora siamo a zero contagi. La mia isola è rimasta illesa. Ma ancora oggi ci sono il coprifuoco dopo le 23, l’obbligo delle mascherine, il distanziamento e il blocco di ogni manifestazione collettiva. Persino della thai boxe, lo sport nazionale».

Come passa il tempo?
«Stando lontano e anche un po’ solo
(nonostante nella mia casa ci siano sei famiglie thailandesi che aiuto ormai da circa trent’anni e a cui sono molto legato) ho cercato di dare ordine e disciplina alle mie giornate. Alle sei nuoto in piscina, poi mi immergo nelle letture. Nel pomeriggio scrivo. Poi cena e chiacchiere serali. Con il sottofondo delle preghiere dei monaci buddisti qui vicino». Cosa gli è piaciuto di più? «Potermi immergere con libertà e senza restrizioni di tempi nei libri. La lettura per me, fin da ragazzo, è stata il rifugio da ogni ansia, turbamento e conflitto della vita reale».

Ha anche scritto: ha terminato un saggio su Craxi. E l’Italia?
«Telefonate frequenti ma non più di 2 o 3 al giorno. Le ho distillate, forse come reazione alle mie ossessive e pienissime giornate romane. Dove mi sono sentito sempre come una damigiana dentro la quale ognuno versava il suo quartino di vino. Fino a farmi scoppiare. Infatti, qui in 3 mesi sono dimagrito 20 kg. La damigiana si è ristretta. Regolarmente sento la mia famiglia e gli amici di sempre. Spesso parlo con Zingaretti, con Provenzano e Manfredi, che mi raccontano l’attività di governo, con Smeriglio che mi aggiorna sull’Europa. Sono allergico, invece, agli aggiornamenti su Roma che da anni mi è un po’ morta dentro». Un sospiro prima di chiudere la conversazione: «Nel profondo di questo Paese scorre un’accettazione più serena del mondo. In questi mesi mi sono conciliato con tante mie dimensioni interiori. Ma poi, all’improvviso, mi sale l’urgenza del fare. Vorrei aiutare il Paese e partecipare alla lotta politica. Ma spero di poter tornare in Italia a luglio».

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