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MONDO

Stati Uniti

Morte Floyd. La rivolta dei generali contro Trump. Il presidente chiama "terroristi" i manifestanti

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Jim Mattis (AP Photo/Pablo Martinez Monsivais)
L'ex capo del Pentagono James Mattis 'guida' la rivolta dei generali contro il presidente Donald Trump. Per i leader militari, tradizionalmente non schierati e tendenzialmente repubblicani, il tycoon ha superato la linea rossa minacciando di usare le forze armate contro i manifestanti che protestano per la morte dell'afroamericano George Floyd, ucciso dalla polizia a Minneapolis.

Trump non si è limitato ad invocare l'Insurrection Act, una legge firmata nel 1807 da Thomas Jefferson che attribuisce al presidente degli Stati Uniti - in casi eccezionali - il potere di utilizzare l'esercito per compiti di polizia. Mentre il comandante in capo nel giardino delle Rose proclamava l'editto, la polizia sparava lacrimogeni e proiettili di gomma contro chi protestava davanti alla Casa Bianca, per disperdere la folla e consentire al presidente di sfilare indisturbato a piedi verso la vicina chiesa episcopale di St. John e mettersi in posa con la Bibbia in mano.

Se il ministro della Difesa Usa Mark Esper, ex ufficiale dell'esercito, ha immediatamente preso le distanze, quella di Mattis è stata una scomunica. Trump "vuole dividere gli Usa", ha tuonato in un editoriale sull'Atlantic, "siamo testimoni delle conseguenze di questo sforzo deliberato, di tre anni senza una leadership matura. Possiamo essere uniti senza di lui, attingendo alla forza interna della nostra società civile". "Militarizzare la nostra risposta come abbiamo visto a Dc - ha attaccato Mattis - crea un conflitto, un falso conflitto, tra le forze armate e la società civile".

Contro Trump anche l'ex generale John Kelly, suo ex capo di gabinetto ed ex ministro per la Sicurezza nazionale, e John Allen, ex comandante delle forze Usa in Afghanistan. "Non gli è bastato privare i manifestanti pacifici dei loro diritti sanciti dal primo emendamento - ha osservato Allen - con quella foto ha tentato di legittimare quel gesto con un alone religioso". Tra gli altri, pure Mike Mullen, ex capo dello stato maggiore congiunto, si è scagliato contro Trump, avvertendo che mina i valori dell'America.   

Mattis, Kelly e il generale Herbert Raymond McMaster, nominato consigliere alla sicurezza nazionale dopo le dimissioni lampo di un altro generale, Michael Flynn (travolto dal Russiagate) erano considerati "gli uomini forti" del presidente.   

"Alleniamo i nostri uomini per diventare macchine da guerra", dichiarava Trump via Twitter nell'ottobre del 2019. Sarebbe stata questa immagine del militare versione 'Rambo', sostiene Peter Bergen nel suo libro "Trump e i suoi generali: il prezzo del caos", a spingere il capo della Casa Bianca a circondarsi di generali al suo insediamento. Non aveva messo in conto le loro resistenze sul ricorso facile alla forza (tantomeno contro i manifestanti) o sul ritiro delle truppe Usa dalle zone ancora calde, per non parlare del sostegno alla Nato. Alla fine del 2018, McMaster, Kelly e Mattis erano già tutti casa. Quella che traballa ora èla poltrona di Esper.

Anche un altro ex alto ufficiale Usa - il generale Martin Dempsey  - ha attaccato il presidente americano Donald Trump per aver minacciato di usare l'esercito per reprimere le proteste seguite all'uccisione a Minneapolis del cittadino nero George Floyd da parte della polizia. Lo riferisce la BBC. L'ex capo di stato maggiore ha detto alla Radio pubblica nazionale (NPR) che le dichiarazionidi Trump sono "assai preoccupanti" e "pericolose". "L'idea che il presidente possa prendere in carico la situazione usando le forze armate per me è preoccupante", ha detto Dempsey. "L'idea - ha aggiunto - che le forze armate siano chiamate a dominare e sopprimere quelle che, per la gran parte, sono stata proteste pacifiche - bisogna ammettere che però alcune sono state strumentalmente in violente - e che le forze armate in qualche modo arrivino e calmino la situazione è molto pericolosa secondo me".

Trump ha condiviso su Twitter una lettera nella quale vengono definiti ''terroristi'' i manifestanti dispersi lunedì sera dalle  forze della sicurezza dopo che si erano riuniti in un parco vicino  alla Casa Bianca per protestare contro l'uccisione di George Floyd. La lettera, firmata dall'ex avvocato di Trump John Dowd, sembra essere indirizzata proprio all'ex segretario alla Difesa James Mattis. "I falsi manifestanti vicino a Lafayette non erano pacifici e non sono reali", si legge nella lettera di Dowd. "Sono terroristi che usano studenti pieni di odio per bruciare e distruggere. Stavano abusando e mancando di rispetto alla polizia", prosegue il testo.

Twitter ha disattivato un video postato dal team della campagna elettorale del presidente  rende omaggio a George Floyd, affermando che la decisione è stata presa per una questione di copyright. Lo riporta il Guardian. Il video, che dura tre minuti e 45 secondi, era stato postato sul social il tre giugno ed era stato ritwittato circa 7.000 volte, anche dallo stesso Trump e da suo figlio Donald Jr. In risposta, i responsabili della campagna del presidente hanno accusato Twitter e il suo co-fondatore Jack Dorsey di censurare un "messaggio confortante e unificante del presidente Trump" ed hanno ha esortato i follower del tycoon a rendere virale un altro video su YouTube. Il video disattivato mostra le immagini delle proteste pacifiche mentre Trump parla di una "grave tragedia", per poi inquadrare il presidente che mette in guardia contro la violenza di "gruppi radicali di sinistra" sullo sfondo di scene di disordini e saccheggi.

Un milione di cauzione
Il giudice di Minneapolis ha fissato in un milione di dollari la cauzione perché tornino in libertà, in attesa del processo, i quattro poliziotti licenziati e arrestati per la morte di George Floyd. La cauzione scende a 750mila dollari se verranno rispettate alcune condizioni, come non lavorare tra le forze di polizia e evitare contatti con la famiglia della vittima. Uno dei quattro, Derek Chauvin, è accusato di omicidio non premeditato, gli altri tre di complicità.

Uno studente universitario nero, Justin Howell, che è stato colpito in testa da proiettili di gomma "meno letali" sparati dalla polizia durante una protesta in Texas, è in condizioni critiche in ospedale, secondo il fratello, Joshua Howell, citato dalla Cbs. "Howell è ricoverato in ospedale con una frattura del cranio e danni cerebrali e suo fratello non può vederlo di persona a causa della pandemia di coronavirus", dice la tv. 

Mentre negli Usa continuano le proteste per la morte di George Floyd, il reverendo newyorchese Al Sharpton, noto leader della lotta per i diritti civili, ha annunciato che il 28 agosto organizzerà una marcia su Washington nel 57/o anniversario della storica dimostrazione per i diritti civili.   "Torneremo il 28 agosto per riaffermare quel sogno (di Martin Luther King)", ha affermato Sharpton, citato dalla Cnn, durante il discorso funebre tenuto per i funerali di Floyd. "Dobbiamo tornare a Washington - ha aggiunto - neri, bianchi, latini,arabi, all'ombra di Lincoln, è il momento di mettere fine a tutto questo". La marcia, ha sottolineato il reverendo, sarà guidata dalle famiglie che "conoscono il dolore" e sanno cosa significa essere"trascurati", comprese le famiglie di Floyd e di Eric Garner, un altro afroamericano morto soffocato nel 2014 per mano di un agente di polizia.

Il Sudafrica vestirà di nero ogni venerdì per l'omicidio di George Floyd. È la campagna 'Black Friday', lanciata via Twitter dal presidente sudafricano Cyril Ramaphosa e dal suo partito Africa national congress (Anc) per manifestare solidarietà con le proteste scoppiate negli Usa dopo l'assassinio. I sudafricani che aderiranno alla campagna si vestiranno di nero ogni venerdì per un periodo indefinito. Questa scelta metterà in evidenza anche la protesta contro il razzismo e le brutalità della polizia in Sudafrica.

Nuovo video virale, intanto, su un caso di violenza da parte della polizia. Due agenti della polizia di Buffalo, nello stato di New York, sono stati sospesi senza stipendio dopo che un video li ha ripresi mentre spingevano a terra un uomo di 75 anni nel corso delle proteste per la morte dell'afroamericano George Floyd. Il filmato, ripreso dalla giornalista della radio locale WBFO e poi rilanciato su Twitter, è diventato virale sui social, scatenando polemiche e critiche. Nelle immagini si vede un uomo con i capelli bianchi, per ora non identificato, che si avvicina ad un gruppo di agenti in tenuta antisommossa: un poliziotto lo spinge con un bastone e un altro con la mano e l'uomo cade all'indietro e sbatte la testa sul marciapiede, ferendosi.