siderurgico

Ex Ilva, ArcelorMittal chiede altre 9 settimane di cassa integrazione

Stamattina il ministro dello sviluppo economico Patuanelli a “Radio anch'io”: capiamo l'incertezza del mercato ma non la precisione con cui si fanno i tagli

di Domenico Palmiotti

Ancora cassa integrazione per gli operai dell’ex Ilva

3' di lettura

Alla vigilia dell’invio del nuovo piano industriale al Governo (l’impegno del 5 giugno lo ha assunto l’ad Lucia Morselli), ArcelorMittal chiede nuova cassa integrazione per il siderurgico di Taranto. È una richiesta massiccia: «a decorrere dal 6 luglio per un periodo presumibile di 9 settimane» e «potrà interessare - annuncia la società - sino ad un massimo di 8.157 dipendenti, distinti tra quadri, impiegati e operai, che costituiscono l’intero organico aziendale al netto della struttura dirigenziale».

La cassa integrazione chiesta è ordinaria e la sua collocazione temporale si colloca tra l’attuale fase di cassa Covid, prorogata per 5 settimanedal 1° giugno, e l’ulteriore tranche di cassa Covid che l’azienda farà con tutta probabilità scattare da settembre.

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I due ammortizzatori sociali hanno già dei precedenti. La cassa Covid è stata usata da fine marzo a fine aprile. Quella ordinaria, invece, da luglio 2019 a fine marzo a blocchi di 13 settimane alla volta. In quest’ultimo periodo il ricorso alla cig ordinaria è stato chiesto per un massimo di 1.273 unità. Meno, però, i lavoratori andati realmente in cig.
Con la cassa Covid, invece, si è notevolmente saliti di numero (richiesta per più di 8mila, utilizzo reale per oltre 3mila) e tale numero massimo è confermato per il nuovo ciclo di cassa ordinaria.

“In merito ad ArcelorMittal - ha dichiarato il ministro dello Sviluppo Economico Patuanelli - ci aspettiamo un piano che sia in linea con gli accordi che abbiamo preso a marzo. Capiamo l'incertezza del mercato dell'acciaio ma non la precisione con cui si fanno i tagli. Se ArcelorMittal ha deciso di andarsene, se ne andasse. Troveremo un modo per farla andare via in base ai contratti firmati. Sono certo che arriverà un piano non in linea con i discorsi e accordi fatti a marzo”. “Non ci possiamo più permettere di ragionare su crisi aziendali singole, certo Taranto è il tavolo di crisi più ampio, ma se noi guardiamo alle cose singolarmente, facciamo un errore. Dobbiamo guardare l'insieme del mercato dell'acciaio, la filiera, cosa vogliamo da quella filiera, serve un piano strategico”.

ArcelorMittal «si trova nella condizione di dover procedere ad una riduzione della propria attività lavorativa», scrive il direttore delle risorse umane dell'azienda, Arturo Ferrucci, nella lettera ai sindacati. ArcelorMittal così spiega i motivi del nuovo ricorso. In primo luogo, rileva, viene la «emergenza Covid 19 ancora in atto in tutto il territorio nazionale ed internazionale, i cui effetti continuano ad avere riflessi in termini di calo di commesse e ritiro degli ordini prodotti».
C’é poi, dice l’azienda, «il parziale blocco delle attività produttive, manifatturiere, distributive e commerciali che hanno reso difficilissimo, per altro, anche la chiusura degli ordini e delle fatturazioni». Infine, ArcelorMittal evidenzia il «drastico calo registrato in questi mesi dei volumi e di conseguenza delle attività produttive, nonostante gli sforzi profusi per reperire nuove ed alternative occasioni di lavoro, tuttora in corso».

Durissima la reazione dei sindacati e oggi la Fim Cisl ha confermato 24 ore di sciopero agli impianti marittimi est e ovest della fabbrica perché ArcelorMittal non ha ridotto la cassa integrazione. Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm convergono nel giudicare la nuova richiesta di cassa «un pessimo segnale dell’azienda, brava - dicono - nel mettere in perfetta sequenza tutti i vari periodi degli ammortizzatori sociali, ma incapace di fornire risposte sui punti veri, risanamento ambientale, tutela del lavoro e rilancio del sito. Il Governo non può più tardare».

Infine, dall'8 al 10 giugno si terrà nel siderurgico l’ispezione dei commissari di Ilva in amministrazione straordinaria - che rappresentano la proprietà -, invitati a muoversi dal prefetto di Taranto a cui i sindacati hanno denunciato la crisi dello stabilimento. L’ispezione era inizialmente programmata per l’1 giugno, poi saltata per l’indisponibilità di ArcelorMittal.

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